In viaggio a tempo indeterminato/185: nella terra di mezzo

Quando siamo arrivati alla frontiera tra Messico e Guatemala ho sentito forte quella sensazione.
Erano mesi, anzi anni, che non la provavo.
Ed è arrivata, puntuale e intensa.
Come se fosse lì ad aspettarmi, dietro il vetro di quell' ufficio doganale.
Ero spaesata!
Non potrebbe esistere parola migliore per descrivere il mio stato d'animo.
Spaesata, ad analizzarla bene vuol dire "senza Paese". E io è così che mi sentivo, in quella terra di mezzo che si trova tra l'ufficiale che ti timbra l'uscita del Messico e quello che speri ti timbrerà l'entrata in Guatemala.
Si parla spesso dei confini e di quanto delle linee immaginarie assurdamente dividano due Paesi.
Ma raramente ho sentito parlare della zona a metà.
A me quel pezzo di terra affascina particolarmente, forse perché non è di nessuno, forse perché non capisco perché esista, forse perché è lì che provo le emozioni più forti.
Da un lato c'è un po' di dispiacere per il Paese che sto lasciando, che è stato un po' casa e che ho Imparato a conoscere.
Dall'altro c'è la voglia di scoprire cosa c'è dietro quel confine, di iniziare una nuova avventura, di rimettersi in gioco.
Tutto questo ovviamente è condito con una buona dose di "ansia da prestazione" legata al fatto che al confine successivo potrebbe succedere qualunque cosa dal "non vi facciamo entrare" al "bienvenidos!".
Mentre guidavamo nella terra di mezzo  Messico-Guatemala, che tra l'altro offre una vista a dir poco spettacolare,  quel mix di emozioni era ancora più amplificato del solito.
Viaggiare in questo periodo, infatti, racchiude più insidie.
Bisogna districarsi tra test, regolamenti, form da compilare, tempistiche. Ma la cosa peggiore è che tutto può cambiare dalla sera alla mattina o magari proprio mentre attraversi quella terra di mezzo!
Un caos insomma.
Ma per facilitare il tutto, la sorte ha voluto che ci prendessimo il famoso virus proprio poco tempo prima di lasciare il Messico...quando si dice tempismo perfetto!


E così ci siamo ritrovati ad attraversare il confine l'ultimo giorno del nostro visto Messicano.
In tre anni anni e mezzo e 15 confini non ci era mai successo di usare tutti i giorni disponibili. Ci lasciavamo sempre un margine di tempo per eventuali problemi.
Stavolta, invece, era o la va o la spacca.
E visto l'ultimo periodo poco fortunato in Messico, diciamo che qualche dubbio sulla riuscita di quella traversata mi era venuto.
Alla fine però è andato tutto liscio, anzi, l'esperienza si è rivelata piuttosto bizzarra.
Arrivati a La Mesilla non è stato semplice capire dove andare e come muoversi.
La frontiera guatemalteca altro non era che un insieme di bancarelle che vendevano vestiti, scarpe, pellicole per lo schermo del telefono, casse per la musica...
Eravamo dentro un vero e proprio mercato con tanto di musica e venditori che urlavano.
Una situazione assurda che però ha raggiunto l'apice quando in mezzo a tutto quel frastuono e a tutte quelle persone, un ufficiale della frontiera con tuta blu, visiera, mascherina, occhiali si è messo a fare la "fumigación" della macchina.
Per circa 3 secondi ha spruzzato un liquido sotto la macchina la cui funzione sarebbe quella di uccidere eventuali batteri rifugiatisi lì per entrare clandestinamente in Guatemala. Lo so cosa starai pensando, ma i batteri che passano indisturbati senza un mezzo di trasporto sono probabilmente meno aggressivi di quelli che si attaccano alle ruote delle macchine!
Dopo questa complessa procedura, è stato il momento di controllare i nostri test antigen che finalmente erano negativi, di provarci la febbre e di darci un foglietto scritto a mano da consegnare all'ufficio successivo.
Arrivati dietro il vetro successivo era ormai  l'ora di pranzo per gli ufficiali e questo ha significato per noi zero domande e due timbri sul passaporto nello stesso tempo che ci è voluto per fare la fumigación: 3 secondi.



Ultimo passaggio di quella che sembrava una caccia al tesoro con gli indizi più che un attraversamento di frontiera, è stata l'importazione temporanea della macchina.
Avevamo fatto i compiti a casa e quindi tutti i documenti erano in ordine.


Attraversare il confine ci aveva spaesato ma quello era solo l'inizio.
Entrare dopo così tanto tempo in un nuovo Paese voleva dire ingegnarsi per risolvere tante piccole cose: trovare l'ATM per prelevare, comprare una scheda SIM, trovare un posto per dormire, capire i prezzi, le unità di misura, il fuso orario con l'Italia.
Insomma qualche incombenza che può sembrare fastidiosa ma che in realtà simboleggia l'inizio di un nuovo emozionante capitolo del nostro viaggio.
E ora, andiamo a scoprire il Guatemala!!
Angela e Paolo
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