PAROLE CHE PARLANO/31

Estate

Non c'è dubbio che la maggior parte di noi attenda l'estate come il più bel periodo dell'anno. Forse perché le giornate più lunghe e la tanta luce ci mettono di buonumore, forse perché arriva dopo più di otto mesi di freddo, umidità e pioggia, ma anche perché corrisponde al periodo in cui la maggior parte di noi prende una rilassante pausa dal lavoro. Ma dato che siamo esseri umani, e come tali imperfetti anche nei desideri e nelle aspettative, pronti a contraddirci in ogni occasione, ci ritroviamo a brontolare per le temperature insopportabili e ci chiudiamo dentro locali dove, con i condizionatori, riproduciamo le condizioni delle stagioni appena trascorse.
«Non ci sono più le stagioni di una volta» recita una lamentela talmente diffusa che dobbiamo viaggiare molto indietro nel tempo per scovare chi l'abbia pronunciata per primo (forse un nostro antenato preistorico durante l'avvento di una delle glaciazioni pleistoceniche?); tuttavia, oggi, con il riscaldamento globale, qualche ragione in più per ripeterla ce l'abbiamo.
Ma veniamo al termine estate. Deriva da una radice sanscrita col significato di ardere, infiammare, accendere, poi acquisita da diverse lingue, assumendo anche sfumature diverse. È entrata nel greco (aìthos, ardere), ma soprattutto nel latino dove è diventato aestas, calore bruciante. Può sembrare strano, ma anche la parola etere ha origine dalla stessa radice, forse con riferimento alla sua caratteristica di essere estremamente infiammabile.
Niente pericoloso etere, quindi, ma tanta buona estate a tutti.


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Rubrica a cura di Dino Ticli
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