Lecco perduta/275: c’erano i muretti lungo il poggio di Santo Stefano

C’erano i muretti lungo il poggio di Santo Stefano, balcone naturale sul panorama del tratto terminale del Lario lecchese, verso la città. La cancellazione di una parte dell’antichissimo tracciato - quella inferiore verso Pradello - nuove costruzioni ed una forestazione a segmenti improvvisi e selvaggi ne hanno ridimensionato notevolmente la presenza.
I muretti ebbero un’ondata di popolarità a sorpresa, nella tranquilla città di provincia che era la Lecco degli anni ’60 del Novecento, quando venne reso noto il progetto di realizzare una pellicola in otto millimetri proiettata tra i giovani, ma anche allungata tra i sogni del futuro di conquistare lo spazio immenso del cielo, dalla Luna a Marte.
Lecco sarebbe diventata una città astrale, contesa da misteriosi eserciti, un ciak di assoluta fantascienza, di non facile realizzazione per quanto riguardava gli esterni, e l’ancora “selvaggio” tracciato lungo la via Stelvio o di Santo Stefano venne ritenuto l’ambiente più adatto per un filmato con marziani e lunari proiettato nell’anno Duemila.


Il "muretto della gloria"

L’iniziativa del film era partita dal circolo lecchese degli amatori cinematografici a passo ridotto otto millimetri, animato dall’impegno del regista Antonio Pone, affiancato da Giovanni Lanfranchi, Gianni Panzeri, da pittori Franco Albarello e Carlo Sozzi. La colonna sonora sarebbe stata affidata al già popolare Peppino Mazzoleni, conosciuto per i suoi complessi orchestrali, da Azalea a Blue Moon. Le prime immagini del film vennero riprese con riferimento ad una nota pellicola uscita qualche anno prima, “I Delfini”, e proiettata al Cinema Nuovo.

Il "muretto della storia"

Il muretto di via Stelvio o di Santo Stefano è stato al centro di una foto che radunava il gruppo di aspiranti attori; le ragazze erano Anna, Ivana, Mariele, Piera, mentre i giovani Cesare, Peppo, Carlino e Graziano. Il muretto relativo al filmato venne indicato come “futura gloria”, ma tale non è stato. C’è, invece, una foto recentissima per il “muretto della storia”, quello ripreso nelle vicinanze del tratto iniziale del Sentiero del Viandante, dopo la via dell’Abbadia. C’è la ferrovia che accompagna appena sotto il poggio di Santo Stefano. scandisce il passare del tempo con il transito sulla linea ferrata delle rotaie.


I muretti attuali


La linea ferroviaria dopo il "casello" di via dell'Abbadia

Il giornalista lecchese Giampiero Gerosa, nella sua pubblicazione del 1947, “Quel borgo che si incammina …” scrive di un casello sulla linea ferrovia Lecco-Pradello-Torraccia-Abbadia. E’ quello divenuto ormai da trent’anni un grazioso villino per abitazione privata, ma segna sempre un confine fra una ferrovia cittadina e quella proiettata su paesaggi aperti e diversi. Il contemporaneo Andrea Vitali, di Bellano, scrittore sempre emergente nelle acque lariane ha raccontato in uno dei suoi numerosi bestseller: “Vista dal treno la riva orientale del lago di Como è un vero spettacolo: tra una galleria ed altra appaiono scorci di paesaggio da mozzare il fiato”.
La sera cala rapidamente sul lago, ma anche l’alba si alza veloce al mattino. Proprio ultimamente si è scritto “La penna di Vitali non invecchia mai: sarà ‘aria del lago”. Una riflessione che vale anche per il Poggio di Santo Stefano?
A.B.
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