In viaggio a tempo indeterminato/182: cose che non cambiano

Sono sempre stata una persona un po' nostalgica.
Paolo Fox dice sia colpa del mio segno zodiacale, il Cancro.
Che sia colpa degli Astri o solo del mio carattere, fatto sta che mi fa stare bene quando dopo mesi o anni torno in un luogo e mi accorgo che poco è cambiato.
Mi era successo quando ancora eravamo in Italia, quattro anni fa.
Io e Paolo eravamo andati a fare un weekend a Lavagna, in Liguria.
Quella cittadina rappresenta le estati della mia infanzia. Le camminate per le vie del centro, la pasticceria che vendeva i famosi "sassi di Lavagna" che altro non erano che confetti.
Il giornalaio dove compravo le figurine, il panettiere con la focaccia al formaggio più buona mai mangiata, la statua di Cristoforo Colombo sul lungomare.
Nella mia testa Lavagna era disegnata proprio così.
E mi ricordo perfettamente la sensazione che avevo provato quando ci ero tornata quasi vent'anni dopo con Paolo.
Era tutto lì, al suo posto, come l'avevo lasciato molte estati prima quando ci andavo in vacanza con i nonni.
A San Cristobal de Las Casas ho riprovato un po' la stessa sensazione di "dolce nostalgia".



Sì, lo so, stavolta non ne erano passati 20 ma 1 di anni tra una visita e l'altra.
L'anno che c'è stato in mezzo, però, è stato talmente folle, tosto e intenso che ritornare proprio lì, nell'ultimo paesino che avevamo visitato prima che imparassimo il significato di "pandemia mondiale", è stata una sensazione strana.
La parte migliore è stata scoprire che San Cristobal aveva scombussolato un po' le carte ma tutto sommato era rimasta la stessa.
Al posto della panetteria con i croissant francesi ora c'era un negozio di elettrodomestici.
Al posto del nostro ostello, un centro culturale.
Dove c'era la migliore "queseria" (negozio di formaggi) ora c'erano vestiti e scarpe.
Tutto sommato però, a parte questi piccoli cambiamenti che un po' destabilizzano se ti piace molto mangiare, San Cristobal de Las Casas era ancora viva, colorata, caotica esattamente come la ricordavo.
Negli ultimi mesi ci è capitato in alcune occasioni di rivisitare città già viste l'anno prima.
E mi accorgevo che ogni volta mettevamo in standby i ricordi per non rimanere delusi nel caso il 2020 avesse stravolto tutto.
Con San Cris è stato diverso.
L'eccitazione di tornare in un luogo che tanto avevamo amato, non siamo proprio riusciti a contenerla.
E così, appena scesi dalla macchina, ci siamo messi a saltellare per le vie del centro fino a raggiungere il mercato, il luogo che più ci fa sentire coccolati in questa cittadina.

VIDEO


Ed era tutto ancora lì.
I banchetti di frutta e verdura dove con 10 pesos (0,40€) ti porti a casa un kg di banane.
Le signore che vendono la lana per le gonne tradizionali.
La nostra "spacciatrice" ufficiale di camomilla, che beviamo praticamente solo qui perché comprare quel mazzo di fiori a 5 pesos le dà tutto un altro sapore.
I polli vivi e i tacchini venduti come se fosse "normale".
Le urla in spagnolo "Limoooooon dies pesos" e i discorsi in lingue incomprensibili ma tanto affascinanti.
Niente, nemmeno il folle 2020, aveva fermato quel mercato.
E come poteva essere diversamente dato che quello era il cuore pulsante di quella cittadina a 2200 mt.



Dopo aver avuto la certezza che San Cristobal de Las Casas fosse rimasta la stessa, ci siamo sposati a San Juan Chamula.
Quella chiesetta con gli aghi di pino sparsi sul pavimento e riti strani come bere Coca Cola per espellere il male o sacrificare un pollo davanti a centinaia di candele, erano talmente impressi nella mia mente che bastava che qualcuno nominasse la cittadina per riportarmici lì all'istante.
Devo dire la verità, su Chamula avevo già avuto uno spoiler.
Sapevo che nulla era cambiato.
Sui giornali messicani, infatti, la notizia che in quel paesino si fosse svolto l'unico carnevale del 2021 del Paese ( e probabilmente del mondo) non era passata inosservata.
Tra quei monti, dove l'esercito non può entrare perché vige una legge particolare e dove si rischia la fustigazione in piazza se si commette un reato, il covid non sembra aver cambiato nulla.
Come se tutto il mondo ne fosse stato influenzato tranne Chamula.
D'altronde questi riti sono sopravvissuti a decine e decine di anni di persecuzione da parte dei conquistadores spagnoli...
È bello, per me che sono una persona nostalgica, sapere che esiste un piccolissimo paesino del Messico dove potrò tornare tra molti anni per rivivere le stesse intense emozioni di oggi.
Angela e Paolo
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