Lecco perduta/271: l’antichissima strada di Santo Stefano

C’era l’antica strada di Santo Stefano (via Stelvio per la toponomastica lecchese), importantissimo tracciato di circonvallazione della città di Lecco, che scavalcava a monte l’abitato, lungo le prime pendici del San Martino, scendendo poi verso la sponda del lago in località Pradello non ancora Orsa Maggiore.
Era un lembo che faceva parte della grande arteria da Milano alla Valtellina, voluta dagli Austriaci, denominata dagli stessi “la strada del cielo” perché saliva sino al mitico Passo dello Stelvio. Un’arteria leggendaria, ultimamente rievocata da Giampaolo Brembilla e Marco Denti nel volume “La strada stretta tra monti e lago – vicende e suggestioni della militare da Lecco a Colico (ex statale 36)”. La pubblicazione si deve all’Associazione culturale “Luigi Scanagatta” di Varenna.


Una panoramica della vecchia Santo Stefano ancora sterrata

La Santo Stefano è stata, comunque, percorribile sino alla tragica frana del febbraio 1969, con sette vittime presso le case dette “del Sole” lungo via Stelvio, nel tratto che guarda al quartiere di viale Turati. Le rocce che precipitarono quella notte hanno sepolto e cancellato un tratto mediano di vitale importanza, che arrivava dall’attuale via Pasubio, all’uscita della città di Lecco, nella zona della scomparsa Trattoria della Pesa.
Il tracciato rimasto della Santo Stefano muove praticamente dal transito “in roccia” al valico presso l’ingresso di villa Dubini e scende sino al bivio con via dell’Abbadia, dove c’è il muro di sbarramento con la “scaletta” che introduce gli escursionisti al Sentiero del Viandante. Il tratto cancellato che portava sul lungolago è stato trasformato in vallo paramassi per il sottostante nastro stradale.



La Santo Stefano nel tratto verso il lago cancellato dal vallo paramassi


A sinistra il valico tra le rocce presso l'ingresso di villa Dubini e, a destra un paracarro conservato nel verde di palazzo Belgioioso

All’inizio degli anni ’30 del Novecento si era posto ripetutamente in evidenza come fosse indispensabile congiungere sul lungolago lecchese la strada costiera, che non andava oltre la località Brick-Caviate, alla nazionale dello Stelvio, che a Pradello scendeva da Santo Stefano. Si ritenne molto pericoloso far passare una strada di grande collegamento sotto il San Martino sempre più capriccioso. Così venne realizzato il prolungamento del lungolago, sbrecciando il “sasso” delle Caviate, dove oggi sorge l’albergo pizzeria. Risale allo stesso periodo, 1932, la costruzione del distributore di benzina al Brick, dovuto al progetto dell’architetto Mario Cereghini e posizionato all’inizio dell’attuale raddoppio della Statale 36.



Lo sbarramento presso via dell'Abbadia

I viandanti che percorrono oggi il tratto superstite dell’antica Santo Stefano possono notare il rudere di una vecchia osteria, una vera “carrettiera”, sosta di conducenti alla ricerca di una cucina popolare, sana e robusta, con salsicce, polenta, frittata, patate e fagioli. Un rudere che rammenta “il respiro del silenzio”, gli edifici abbandonati e cadenti, “bucati” dal tempo e dalle intemperie. Può sembrare ancora oggi di sentire, nelle giornate di vento, le voci degli avventori mentre sostano nella locanda. Sembra di percepire il rombo lontano di vecchi motori che rompevano la quiete del Santo Stefano con le pochissime autovetture che allora affrontavano il polveroso, ma tanto panoramico tracciato.


I ruderi dell'antica locanda

Una nota curiosa, ma importante: i viandanti di oggi non cerchino i paracarri della vecchia Santo Stefano prima del 1969/1970; sono stati rimossi dopo la frana delle sette vittime e quando la strada subiva le prime mutilazioni. Si possono, comunque, osservare nel verde di palazzo Belgioioso, sede dei civici musei in quartiere Castello. L’operazione di rimozione e di trasloco venne coordinata dall’architetto Giancarlo Spada, dell’Ufficio Tecnico del Comune di Lecco, con la collaborazione del prof. Antonio Balbiani, conservatore museale della città, che in quel periodo era anche assessore al Comune di Mandello.
A.B.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.