Lecco perduta/270: il 'giallo' dei Torrioni di Rialba

Torrioni di Rialba e, sotto, il titolo di
un articolo del quotidiano La Provincia
dell'11 dicembre 1996
Il tracciato recuperato del Sentiero del Viandante passa sotto i Torrioni di Rialba, nel territorio comunale di Abbadia Lariana, in una posizione panoramica sul tratto terminale del ramo lecchese del Lario, verso la città.
I torrioni spuntano per la prima volta nelle vicende locali nel 1859, anno della seconda guerra di nazionale indipendenza dall’Austria. Il 15 giugno 1859 arrivava a Lecco una compagnia minatori del 1° reggimento del Genio francese, destinata a minare gallerie lungo la strada lariana verso lo Stelvio. Era decisione dei comandi dell’Alleanza piemontese-francese per bloccare eventuali sfondamenti del fronte da parte degli austriaci provenienti dalla Valtellina.
La ricognizione degli ufficiali francesi sul territorio portò all’individuazione dei torrioni che, fatti precipitare sull’importante arteria, ne avrebbero bloccato l’agibilità, evitando così la distruzione le gallerie per le quali vi erano motivate riserve temendo gravissimi danni. Ciò non fu però necessario, in quanto nel 1859 le sorti della guerra furono favorevoli sin dall’inizio all’armata franco-piemontese, da Magenta alla battaglia decisiva di Solferino e San Martino.
La vicenda dei torrioni si ripropose poi nella Grande Guerra 1915/1918, quando si era aperto il fronte al valico dello Stelvio ed era ritenuta possibile un’offensiva austriaca sulla direttrice valle dell’Adda verso la Lombardia. A Lecco arrivò un plotone del Genio minatori dell’Esercito italiano. I fornelli di mina, tuttora esistenti sulle pareti dei torrioni, debbono a loro esser attribuiti. Il Genio italiano ebbe anche l’incarico di perforare per mine il ponte Azzone Visconti. Le vicende della Grande Guerra non richiesero, però, interventi esplosivi nel territorio lecchese.
Panoramica dai torrioni
verso il lago di Lecco
Il terzo episodio che coinvolge i Torrioni di Rialba è della primavera 1945 quando si profila la ritirata delle truppe di Salò verso il “Ridotto Alpino Valtellina”, ultima trincea di Mussolini. La missione USA paracadutata ai Resinelli, con la denominazione in codice “Dick Ciliegio”, in collegamento con i rocciatori di Riccardo Cassin, ordinò, però, l’intervento con scoppi di mine sul ponte Visconti. Si ritenne, infatti, che i Torrioni di Rialba fossero in posizione da non completamente impedire la ritirata verso la Valtellina, esistendo una carrozzabile da Lecco verso la Valsassina, per poi scendere a Bellano. Sulla base di tale considerazione avvenne l’ultimo bombardamento aereo su Lecco, la sera del 25 aprile 1945, alle 22.35. Il bombardamento si verificò nel quartiere di San Giovanni, lungo la strada per la Valsassina, dove si segnalavano colonne autotrasportate della RSI. Il raid con mitragliamento a bassa quota provocò due morti nella zona dell’attuale sede del Corpo musicale Giuseppe Verdi, in via Invernizzi e del Circolo Luigi Bonfanti. Segni del mitragliamento sono ancora visibili sul muro perimetrale della Casa della Terza Età, sede Auser ed Anteas, che è stato il vecchio municipio del Comune di San Giovanni alla Castagna. Si decise dunque così di minare il Ponte Vecchio e le arcate ferroviarie del viadotto in località Pradello.
Riccardo Cassin si oppose all’operazione “Grande Ponte” per non devastare un’eccezionale costruzione storica. L’esplosivo venne impiegato solo a Pradello per far saltare arcate che sostenevano i binari della linea Lecco-Sondrio, dove confluivano, provenienti da Milano, reparti militari diretti in Valtellina.
La tragica frana del febbraio 1969 riportò il massimo allarme lungo il San Martino e le esplorazioni sui Torrioni di Rialba confermarono crepe e l’esistenza di fornelli di mina e di altre “nicchie” che, per alcuni, potrebbero risalire addirittura ai francesi del 1859.
Torrioni di Rialba, sentinelle di storia? Il “giallo” continua? I camminatori del Sentiero del Viandante avranno modo di ricordare tante vicende.
A.B.
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