SCAFFALE LECCHESE/47: storia del sentiero del viandante attraverso le guide

Metà di giugno del 1974. Villa Monastero di Varenna ospitava una di quelle discussioni accademiche sovente destinate a non lasciare tracce se non la pubblicazione di "atti" condannati ad accumular polvere in qualche biblioteca. Si parlava del "sistema fortificato dei laghi lombardi in funzione delle loro vie di comunicazione": tre giornate di lavoro sulla "castellologia" (si dirà ancora così?), una ventina di relazioni per una platea di studiosi che ci piace immaginare un po' distratti dall'incanto di un'estate lariana.

Pietro Pensa, Renato Ornaghi, Sara Zanni

Angelo Borghi, Albano Marcarini, Alberto Conte

Tra i relatori, anche Pietro Pensa: era il sindaco di Esino e il presidente - il primo presidente - della Comunità montana valsassinese. Di lui abbiamo parlato in altra occasione: ingegnere, studioso di storia e indiscusso protagonista della vita culturale e politica della Valsassina di quegli anni, deceduto novantenne nel 1996.
Al convegno varennese, Pensa parlò delle antiche vie di comunicazione del territorio orientale del Lario «ancora oggi - chiosava - ragione di sofferenze per le popolazioni interessate a causa dell'orografia e della costituzione geologica»: riferimento alla lunga e dolente attesa di una nuova statale tra Lecco e la Valtellina, considerato che il traffico moderno era ancora costretto nelle misure di una strada scavata nella roccia più di un secolo prima per il transito di carri e carrozze.
Quando, nel corso della sua relazione, Pensa tirò in ballo la "strada della riviera", però, non si riferiva alla carrozzabile ormai obsoleta bensì ad altro collegamento lungo la stessa direttrice, antico anche se ormai pressoché illeggibile sul terreno.
«Partendo da Lecco - riassumeva il relatore - la strada seguiva la riva ai piedi del San Martino, sino alla Torraccia di Abbadia; superata questa a monte, proseguiva alla chiesuola di San Martino, ora diruta, da dove cominciava ad alzarsi (...) raggiungeva Castello di Abbadia e continuava sino a Molina (...) toccato Sornico di Lierna, il percorso più remoto conduceva all'Alpe di Mezzedo e al Passo di San Pietro di Ortanella (...) scendeva a Vezio e da Vezio, per Regolo e Gittana, a Bellano». E poi Dervio, Corenno, Mondonico, Dorio, il Legnone...
«Un manufatto antico - avrebbe scritto anni dopo lo storico lecchese Angelo Borghi - che si snodava in buona parte alto sul lago, cento, duecento, quattrocento metri, a volte anche di più, inerpicandosi fra i greppi per superare più agevolmente precipiti rupi e addentrandosi in paesaggio montano, per discendere a volte a lambire, con diramazioni, i borghi della sponda».

Guida Marcarini anno 1996 e 2005

L'abbiamo riconosciuta: è la strada che oggi chiamiamo Sentiero del viandante, riprendendo una denominazione forse ottocentesca e nel 1974 non ancora rinverdita. Pensa ne parlava appunto come strada della riviera, frequentata per secoli - addirittura un paio di millenni se si prendesse per buona un'origine romana oggi data per improbabile - e appellata anche "Strada Ducale" (ne resta traccia nella toponomastica a Lierna), Via Regia e in qualche tratto "Napoleona" (a Gittana, per esempio). Anche se non pare trattavasi di una sola strada: più probabilmente un concatenamento di tracciati utili in origine più a spostamenti locali che diretti a mete lontane. Per quanto fosse «probabilmente usata sul lungo percorso da piccole some e da militari - ha scritto ancora Borghi -: nel 1704 da Lecco per via di terra marciarono 300 fanti e 400 cavalli dei Francesi fino al Laghetto di Colico in soccorso del Forte di Fuentes. Ma anche le soldataglie provenienti dal settentrione calavano su Lecco da Colico, entrando poi a Bellano nella valle del Pioverna e percorrendo la Valsassina: strada più agevole in certe stagioni come lo fu per i Lanzichenecchi nel 1629 e per i francesi del Duca di Rohan nel 1636. (...) Nel 1451 fu risalita da un malcapitato messer Vanogo che portava lane e sete alla famosa fiera di Ginevra: a Mandello fu derubato dagli stessi dazieri; nel 1400, vigendo la peste fu indicata dal duca come alternativa da seguire per i romei del giubileo provenienti da Bellinzona». E «le vie frequentate dai pellegrini - parole della storica dell'arte Giovanna Virgilio - erano percorse anche dai mercanti nello svolgimento dei loro traffici, nonché dagli artisti itineranti» che un tempo «si spostavano a piedi stabilendo fitte relazioni e scambi» trovando in tal modo «spiegazione gli influssi stilistici e le similitudini iconografiche (...) soprattutto nei dipinti murali ad affresco, una tecnica artistica favorita dall'accessibilità dei costi» e che era utilizzata «nelle decorazioni parietali eseguite con intenti edificanti per chiese e oratori campestri tra Quattro e Cinquecento».

Guida borghi 1992 e guida Ornaghi

Guida Marcarini 2018 e 2021, Guida Conte Zanni 2021

Gli immancabili atti del convegno varennese del 1974 videro la luce tre anni dopo, stampati dalla Casa editrice Cairoli di Como. Un estratto, proprio la relazione di Pensa, divenne libriccino a parte destinato alla Comunità montana valsassinese. Sono, queste pagine, all'origine di un sentiero dall'impensabile fortuna.
Prendiamo, per esempio, le annotazioni di quell'Albano Marcarini che a questo cammino ha dedicato quattro guide in 25 anni: se nel 1996 ancora scriveva che «il Sentiero del Viandante è, suo malgrado, ancora poco conosciuto dagli escursionisti che spesso vi antepongono i tradizionali itinerari delle Grigne», nel 2005 registrava già che «il Sentiero del Viandante è ormai molto conosciuto» per affermare in questo 2021 che « si è affermato come uno dei più bei trekking di media distanza in Italia». Quando ormai, come aggiungono Alberto Conte e Sara Zanni che sono due altri grandi camminatori, «il Sentiero del Viandante è uno degli itinerari escursionistici più longevi d'Italia e ha permesso a generazioni di camminatori di scoprire i meravigliosi paesaggi che si godono dalla sponda orientale del lago di Como».
La prima autentica pubblicazione interamente dedicata al Sentiero del viandante è quella dalla quale abbiamo tratto le parole di Angelo Borghi: una novantina di pagine in formato tascabile pubblicate nel 1992 su iniziativa dell'Azienda di promozione turistica lecchese e della Comunità del Lario orientale, stampa della Casa editrice Stefanoni.
Tra gli anni Settanta e i Novanta del Novecento, sull'onda della relazione di Pensa, si erano infatti intensificate le ricerche. E la collaborazione tra le istituzioni e le diverse associazioni di volontari esistenti sul territorio aveva permesso di ripristinare il percorso nella sua interezza, ripulito e attrezzato, segnalato e messo in sicurezza: dalla chiesetta di San Martino di Abbadia al Santuario della Madonna di Val Pozzo a Piantedo già in Valtellina (tratto mancante, il collegamento tra Lecco e Abbadia, ormai cancellato dalla nuova viabilità e non più recuperabile).
Scritto appunto da Borghi e corredato dalle cartine disegnate da Raffaella Mastalli, quel primo volumetto usciva proprio a coronamento del lavoro di recupero del tracciato, raccontava di getto l'intero percorso unendo le indicazioni prettamente escursionistiche alle ricostruzioni storiche e alla descrizione dei paesaggi. Forse poco agile per un camminatore, ma indubbiamente opera preziosa diventata quasi un cimelio da conservare con religiosa cura.
Quattro anni dopo, nel 1996, avrebbe fatto la sua comparsa la prima delle guide del citato Marcarini (urbanista milanese viaggiatore e cartografo, come da indicazione biografica): fu pubblicata in una collana della Clup, la libreria universitaria milanese che proprio sul fronte turistico si distingueva in quegli anni per guide di viaggio innovative, tese a superare le concezioni ormai un po' datate imposte per un secolo dalla grande tradizione del Touring club italiano. Il quale, per inciso, proprio l'anno scorso ha "certificato" il Viandante come il primo sentiero italiano di qualità. Stampata in caratteri un po' troppo minuscoli, la guida Clup, ingentilita da acquerelli e mappe disegnate a mano nonché da una civettuola veste grafica, appariva più uno squisito libretto-souvenir da sfogliare con piacere in poltrona che non un manuale da portarsi appresso nella scarpinata.

Convegno Varenna: estratto Pietro Pensa e atti

Erano ancora, quelli, gli anni della "scoperta" di un tracciato avvolto da una sorta d'alone misterioso, improvvisamente liberato dal velo che lo aveva a lungo celato. Così che i novelli "esploratori" potevano immaginare di raccogliere, pestando su quei selciati, echi provenienti dalla notte dei tempi.
Nella successiva edizione della guida- nel 2005 per la Lyasis di Sondrio - Marcarini adeguava la veste tipografica ai tempi che cambiavano: pur mantenendo lo stesso taglio di nove anni prima, guardava ora più all'utile che al dilettevole sottostando alle regole di un'impaginazione più tecnica e meno artistica. Quasi a sanzionare il cambio di passo: non più un'avventura per iniziati, ma un sentiero alla portata di tanti, di tutti. La situazione, infatti, era completamente mutata nel corso di una decina d'anni: i frequentatori erano diventati sempre di più e tra loro molti stranieri che addirittura venivano appositamente sul Lario, il decollo di internet aiutava. Tutto d'attorno, intanto, fiorivano cammini cavati dall'oblio ed altri venivano inventati e cresceva il cosiddetto movimento del turismo lento. Già negli anni Zero di questo nuovo Millennio c'era chi parlava del Sentiero del Viandante come di una grande, grandissima opportunità turistica.
Nel 2012, con un importante volume edito per iniziativa della Cooperativa artigiana di garanzia, avveniva la definitiva consacrazione: "Il Sentiero del Viandante. Arte, storia e cultura tra lago e montagna" con i testi di Giovanna Virgilio e le splendide fotografie del lecchese Giuseppe Giudici. Privilegio non comune per un semplice sentiero: un libro di pregio e dalla confezione grafica importante a raccontare tutto il mondo che si è sviluppato attorno a quel cammino, i segni che la Storia grande e le storie piccole hanno lasciato: le torri, i castelli, le chiese, le cascine, i villaggi una volta popolosi e ora abbandonati o riconvertiti al turismo, gli ospizi e il lavoro duro del contadino o del cavatore prima che anche su questa sponda arrivasse l'industria. Nella cornice di una natura grandiosa tra il lago e la montagna che racchiude tesori, tanti tesori. Su alcuni dei quali Virgilio e Giudici si soffermano più approfonditamente: il castello di Fuentes, il monastero di Piona, due Pietà varennesi, il Giudizio Universale di San Giorgio a Mandello, la Dormizione della Vergine a Tonzanico, il Compianto bellanese...
Si giunge infine ai giorni con l'apertura di prospettive certamente inimmaginate in quell'estate di mezzo secolo fa, quando a Villa Monastero Pietro Pensa favoleggiava di un'antica via della riviera che nessuno sembrava in grado di andare a ripercorrere.
Il Sentiero si allunga, a Nord come a Sud. Nuovi progetti ricevono un'accelerazione incredibile. Facendo prosperare due scuole di pensiero, ognuna con i propri cantori e il sostegno di enti pubblici, senza che siano poi - va comunque detto - in opposizione. Rispondendo, ciascuna, a richiami differenti.
Ad allungare il sentiero, aveva cominciato nel 2018 il solito Marcarini: nella terza edizione della sua guida, spingeva il cammino oltre la chiesa della Madonna di Val Pozzo a Piantedo per raggiungere Morbegno, ormai piena Valtellina, dopo aver toccato Delebio, Andalo, Rogolo, l'affascinante chiesa di Vallate e poi Sacco con la casa dell'Uomo Selvatico. Con nuovi tratti già opportunamente segnalati (invero con qualche incertezza in alcuni punti). Tre anni fa, proprio a Lecco, presentando la guida, Marcarini lanciava l'ipotesi di raggiungere la Val di Mello.
Intanto, però, veniva messo in cantiere il progetto transfrontaliero delle "Vie del Viandante" innestando il sentiero lecchese nella più vasta rete di percorsi già esistenti arrivando a creare così un grande cammino ininterrotto tra Milano e San Bernardino.
In quest'ultimo anno - ed è già cronaca fresca - si è inoltre proceduto a raccordare Lecco con. Andato perduto l'antico tracciato, cancellato dalla nuova Statale, è stato individuato un percorso più a monte, recuperando vecchie tracce poi sistemate e collegate tra loro fino all'installazione di una scala metallica per poter superare le gallerie della ferrovia e della superstrada all'ingresso di Abbadia. Il nuovo tratto, ormai percorribile, sarà inaugurato proprio martedì (18 maggio).
Giocoforza, le guide andavano aggiornate: due quelle apparse in questa primavera. Una - non poteva essere diversamente, vien da dire - è la quarta edizione di quella firmata Marcarini (questa volta edizione Ediciclo). Recepisce il nuovo tratto tra Lecco e Abbadia, naturalmente, ma continua lungo il prefigurato itinerario valtellinese, arrivando infine a piantare l'annunciata bandierina in Val di Mello. Per la precisione a San Martino, dopo avere attraversato la Valtellina a Morbegno, scavalcato l'Adda ed essere risalito sul versante retico: Selvapiana, Roncaglia, Cevo, Cataeggio. Proponendo anche un ideale gemellaggio tra la Città dei Ragni e la Valle del Bouldering, vale a dire Lecco e appunto la Val di Mello. Non dimenticando inoltre di sottolineare il possibile raccordo del Sentiero del Viandante con la Strada Priula del Passo San Marco, ma anche con il Sentiero Valtellina.

A questa guida si aggiunge quella realizzata da Alberto Conte e Sara Zanni ed edita da "Terre di mezzo", specializzata proprio nelle guide di vari cammini.
Se Marcarini è interprete della "linea valtellinese", Conte e Zanni sono direttamente coinvolti nelle iniziative di promozione delle "Vie del viandante" verso la Valchiavenna e il Passo dello Spluga: la loro guida quindi. oltre a descrivere il percorso tra Lecco e Colico, include anche le indicazioni relative al Sentiero Leonardo tra Milano e Lecco toccando il Canale della Martesana, Cassano d'Adda, Imbersago e Calolziocorte, nonché quelle a proposito delle vie Francisca e Spluga tra Colico e la svizzera Splügen con tappe e passaggi a San Pietro di Samolaco, Chiavenna, la Madonna di Gallivaggio, Isola, le Gole del Cardinello.
A proposito di Sentiero di Leonardo, è giusto ricordare anche la guida realizzata nel 2019 (Opificio Monzese delle Pietre Dure, ma stampa Bellavite, Missaglia) da Renato Ornaghi, brianzolo di Monticello e già conosciuto per l'impegno con il Cammino di Sant'Agostino (Bellavite, 2009). Nella guida si descrive l'itinerario fatto poi proprio dal progetto delle "Vie del viandante" con il percorso e i punti di interesse raccontati da Milano a San Bernardino. Ci soffermiamo sul passaggio lecchese. Non ancora all'orizzonte il collegamento tra Lecco e Abbadia, Ornaghi proponeva un'alternativa, oseremmo dire arditissima, per superare l'ostacolo senza interrompere il cammino: salire da Lecco ai Piani Resinelli lungo la storica Val Calolden e scendere poi a Mandello percorrendo il sentiero dei Campelli. Ci permettiamo, a questo punto, di prender licenza suggerendo la discesa ad Abbadia lungo la Val Monastero, Nel cui nome c'è già tutta un'altra storia antica da raccontare.

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Dario Cercek
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