Lecco perduta/267: il 1° maggio delle bandiere rosse e dei balli popolari

Siamo nella settimana che conduce al 1° maggio, festa del lavoro e dei lavoratori. “Per tanto tempo – ricorda un anziano sindacalista in pensione – in particolare negli anni 1950/1960, la manifestazione del 1° maggio a Lecco era una delle più importanti a livello regionale di Lombardia, con la partecipazione dei metalmeccanici nella città delle grandi cattedrali del ferro. Erano gli anni in cui si accentuava il flusso migratorio dalle regioni del sud, in quanto il lavoro locale offriva molti posti ed erano ormai insufficienti le disponibilità territoriali”.
La giornata, oltre il tradizionale grande corteo, si completava con i balli popolari nei circoli dei vari quartieri, punti di aggregazione che, in alcuni casi, hanno chiuso tristemente i battenti.



Lavoratori della SAE in corso Promessi Sposi

Il 1° maggio vedeva la vallata del Gerenzone riempirsi di bandiere rosse; era numeroso il corteo di Rancio e Laorca, che muoveva dal Libero Pensiero ed anche dal circolo al ponte di Malavedo per raggiungere il centro cittadino. Era il corteo dei tirabagia, delle fucine lungo il Gerenzone e la Fiumicella. Altri cortei attraversavano Lecco, muovendo da Pescarenico (Circolo Risorgimento), dal Caleotto, dal Ponte Vecchio, da Castello (Circolo Farfallino), dalla sede della Camera del Lavoro, allora in via Sirtori. Suonavano le bande, suonavano i Firlinfeu di San Giovanni; vi sono stati cortei con carri allegorici, sventolando bandiere della pace, con scenografie di richiamo alla politica internazionale, che andava oltre il 1° maggio. Il compianto presidente dei Firlinfeu lecchesi, Antonio Crimella, impegnato anche nel Circolo Luigi Bonfanti, di San Giovanni, poteva ricordare e dichiarare “Era molto richiesta la nostra presenza con suonatori di canne e contadinelle Lucie alle manifestazioni del 1° maggio, che erano un momento di celebrazione sindacale ma anche di genuine tradizioni popolari”.



Lavoratori lecchesi della SAE in Australia (anno 1960)

La città di Lecco ed il territorio vicino sono notevolmente cambiati, è stato avviato e rapidamente proseguito un processo di deindustrializzazione già iniziato sul finire anni ’60, che ha portato progressivamente alla cancellazione di cattedrali del ferro e del lavoro. Siderurgia e meccanica erano stati i motori di un miracolo economico senza precedenti. Merita di essere ricordato alla vigilia del 1° maggio il gruppo di lavoratori della SAE che nel lontano autunno 1957 raggiunsero l’Australia per operare in nuovi cantieri della nota industria per tralicci e pali.



manifesti celebrativi del 1° maggio delle organizzazioni sindacali

Erano in sette. Raggiunsero Roma in treno e da Ciampino ebbe inizio un interminabile volo aereo durato tre giorni, toccando Beirut, Bombay, Madras, Bali, Darwin e Sidney . Per tutti era il battesimo dell’aria; alcuni non avevano mai visto il mare. Dall’Australia era impossibile collegarsi telefonicamente con l’Italia, al massimo si poteva raggiungere l’Inghilterra. La corrispondenza postale impiegava, come minimo, un mese per giungere a destinazione. Alla vigilia del 1° maggio 1999, un lecchese giunto per affari a Sidney, scrisse ad un giornale locale “Lecco dovrebbe essere orgogliosa dei concittadini e compagni di lavoro, che con il loro comportamento impeccabile e dedicazione al lavoro, hanno sempre dimostrato di essere cittadini e lavoratori esemplari in una nazione nuova e piena di pregiudizi verso la comunità italiana nel dopoguerra 1945/1950”.
E’ memoria che merita di essere rammentata alla vigilia del 1° maggio.
A.B.
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