PAROLE CHE PARLANO/22

Libro, linfa vitale

Se analizzassimo un tronco di un albero, scopriremmo che gli anelli che lo caratterizzano, e che ci aiutano a determinarne l'età, sono costituiti per la maggior parte dal cosiddetto durame o duramen (dal lat. durum, duro), cioè la sua zona più interna fatta di cellule morte e lignificate, che dà sostegno a tutta la pianta. Incidere la corteccia di un albero, oltre che irrispettoso e incivile, determina una vera e propria ferita nelle sue parti vitali più esterne. È proprio sotto la corteccia infatti che trovano posto le cellule vive dell'albero, quelle che trasportano la linfa dalle radici e alle foglie e viceversa, e che determinano l'ingrossamento del tronco (un tronco cresce radialmente, quindi non aspettatevi di trovare dopo anni i vostri cuori trafitti più in alto rispetto a dove li avevate, ahimè, incisi). Scortecciare un albero, salvo eccezioni come per la quercia da sughero, può produrre danni mortali.
Ma che cosa c'entra il libro? Beh, tralasciando il fatto che la carta, quindi la cellulosa, è un derivato proprio delle piante, i latini chiamavano libro (liber) la fascia interna della corteccia che in certe piante assume l'aspetto di una lamina. Ancora oggi in botanica si usa il termine libro (o floema) per indicare quella zona più vicina alla corteccia dove scorre la linfa zuccherina elaborata dalle foglie.
Prima di scoprire che il papiro è molto più semplice da trasformare in fogli, il libro delle piante veniva disseccato, disteso e utilizzato dagli antichi per scrivere (dal lat. scribere, incidere con lo stilo, da cui stilografica). Interessante scoprire che anche il termine inglese book proviene dall'antico bōc, imparentato con beech, faggio. Con il vocabolo liber i Latini intendevano anche ciò che era scritto su questo materiale vegetale, e tale significato si è conservato anche dopo la diffusione del papiro. Un libro quindi è l'oggetto, ma anche il suo contenuto. In fondo, se ci pensiamo, il libro svolge ancora l'importante funzione che ha nelle piante: trasportare ovunque la linfa vitale delle parole.
Va considerato che i libri vengono conservati nelle biblioteche, termine che sembra non essere collegato ai libri; in realtà, esso nasce da biblìon, libro, nome che i Greci rubarono alla città fenicia Biblo, famoso centro commerciale del papiro. Il più importante discendente di biblìon è la Bibbia, il libro per eccellenza. Il papiro ha piantato profonde radici nelle lingue europee, non dimentichiamo infatti i termini paper, in Inghilterra, papier, in Francia e in Germania, papel, in Spagna. Perché noi usiamo invece il termine carta? Perché abbiamo preferito il latino charta, che discende dal greco khàrtes, col significato di foglio di papiro. Nulla di diverso, quindi.  
Una curiosità che riprende una mia voce già affrontata in passato: bufala. Qualcuno deve aver trovato particolarmente affascinante l'idea che il termine libro derivi da liber, ma col significato di libero. Le parole quindi rendono liberi! Questa interpretazione è stata purtroppo diffusa in internet e molti hanno semplicemente fatto copia e incolla, moltiplicando all'infinito il concetto: molto bello, concordo, peccato che nulla abbia a che fare con la corretta etimologia. 


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Rubrica a cura di Dino Ticli
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