Lecco perduta/265: il porto Garibaldi sulla riva del lago

Perché un porto intitolato a Giuseppe Garibaldi sulla riva del lago di Lecco? In ricordo del 6 giugno 1859, quando lui in persona arrivò in città, stabilendosi all’albergo Croce di Malta. Erano già giunti il 29 maggio, presso la stessa struttura, il commissario regio e gli ufficiali garibaldini della compagnia Ferrari, arrivati in battello in città, da Como. Gli austriaci avevano sgomberato precipitosamente Lecco, dopo la sconfitta subita a San Fermo il 27 maggio, nella battaglia che aveva aperto alle brigate garibaldine le porte di Como. Il 29 maggio il Consiglio Comunale di Lecco, nel corso di una seduta straordinaria, proclamò la sua adesione al Regno d’Italia, con Vittorio Emanuele II.



Il porto Garibaldi a Lecco

La sosta di Garibaldi a Lecco fu, comunque, molto breve: la sera stessa del 6 giugno ripartì infatti alla volta di Bergamo, dopo aver rivolto un entusiasmante discorso ai volontari ed alla popolazione dal balcone dell’albergo Croce di Malta, storica struttura residenziale che le nuove generazioni non possono conoscere perché ha chiuso i battenti ormai da oltre vent’anni, sul finire dello scorso secolo Novecento.
Il porto Garibaldi rimase tale sino al 16 novembre 1884, quando avvenne la cerimonia inaugurale del nuovo monumento al comandante dei Mille, collocato nella piazza della città, che divenne proprio piazza Giuseppe Garibaldi. L’inaugurazione del monumento avvenne con grande concorso di popolo, in modo particolare di reduci garibaldini provenienti da tutta la Lombardia. Diversi colpi di cannone salutarono lo scoprimento della statua, fra ondeggiare di camice rosse e di drappi tricolori. Lecco poteva vantare un numero considerevole di reduci garibaldini: i nomi sono stati scolpiti nelle pareti laterali del “tronco” che sostiene la statua di Giuseppe Garibaldi.



Barche nel porto

Il volume “Lecco ed i lecchesi nel 1859” di Edmondo ed Adele Martini, stampato da fratelli Grassi per iniziativa del Comune di Lecco, con il sindaco Angelo Bonaiti, pubblica un’eccezionale foto del 1903, che vede oltre 50 garibaldini lecchesi reduci dalle battaglie risorgimentali.
Sono stati garibaldini i cinque fratelli Torri Tarelli, ricordati nel gruppo bronzeo posizionato in alto alla lapide presso la casa di famiglia, nella vecchia contrada lecchese Maddalena. L’opera si deve allo scultore Angelo Mantegani. L’epigrafe della lapide è di Giovanni Bertacchi, il poeta delle Alpi, originario di Chiavenna. Nel gruppo dei cinque fratelli può spiccare il ricordo di Giuseppe, tra i Mille di Garibaldi nel 1860, tenente morto a soli 21 anni il 28 settembre dello stesso anno a Catanzaro, per una infezione incurabile contratta durante la spedizione.



Il bassorilievo con i cinque fratelli Torri Tarelli

Venne decorato con medaglia d’argento alla memoria. Era rimasto infatti ferito da un proiettile ad un braccio nella battaglia intorno a Palermo. La lesione venne medicata in modo sommario e, durante la marcia in Calabria, divenne mortale per complicazioni infettive. E’ deceduto all’ospedale di Catanzaro, nella città dove era entrato con le prime avanguardie garibaldine del quasi leggendario Nino Bixio.
Nell’estate 1991, Giuseppe Pupa, dirigente della Camera di Commercio di Lecco, nativo di Catanzaro, trascorrendo le vacanze nella città nativa, volle ricercare negli archivi comunali il certificato di morte di Giuseppe Torri Tarelli. Venne rintracciato con il determinante contributo dell’ufficiale di Stato Civile, avvocato Giovanni Siciliano, e del personale della Ripartizione Servizi Demografici.
A.B.
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