I parrucchieri 'in guerra' contro chiusure e abusivi: Betty e Ilaria, lecchesi, in protesta

Parrucchieri ed estetisti sul piede di guerra per le chiusure imposte dal Governo: prima costretti ad adeguarsi per tenere aperti tra gel, mascherine e guanti, poi bloccati di nuovo. La loro rabbia è legata soprattutto alla presenza dei numerosi abusivi - potenzialmente 7.000 in Lombardia - che in questo nuovo mese di "zona rossa" hanno sopperito al problema "a modo loro", lavorando in nero a domicilio. Nella nostra Regione, secondo le stime di Confartigianato, nel comparto sono andati in fumo 450 milioni di ricavi durante lo scorso anno, numeri in grado di mettere in difficoltà pressochè tutte le 25mila imprese.



Betty e Ilaria del negozio Non solo donna di San Giovanni


A condividere lo sdegno per la situazione - tra il nuovo stop imposto alla categoria e l'abusivismo - anche diversi professionisti del nostro territorio tra cui Betty Manzoni e Ilaria De Rocchi, parrucchiere con attività nel rione lecchese di San Giovanni: nella giornata di martedì avrebbero voluto riaprire il loro negozio in segno di protesta, ma non lo hanno fatto perchè, come ci hanno spiegato, avrebbero rischiato ben più di una semplice multa. Di contro, hanno voluto comunque lanciare un messaggio di provocazione, allestendo una mini bancarella di intimo come per dire che, non potendo vendere i loro prodotti di benessere, avrebbero ripiegato anche sulla biancheria pur di poter restare aperte.


"Abbiamo perso circa 10.000 euro in questo periodo di stop e il 30% del fatturato dall'inizio della pandemia" hanno commentato Betty e Ilaria. "Oltre al danno economico dovuto alla chiusura c'è il problema legato al lavoro in nero, che è in costante crescita: tante persone si stanno "improvvisando" parrucchieri nelle case, certamente una comodità per molti che anche in futuro continueranno ad approfittare di questo servizio facendoci perdere una fetta di clientela. Siamo stanche e vogliamo aprire, questa sembra tutto fuorchè una "zona rossa": sono tutti in giro, non capisco perchè penalizzare noi".



Il banchetto di biancheria allestito in negozio quale simbolo di protesta

"In negozio facciamo entrare solo due o tre persone per volta, in parecchi mesi non abbiamo mai chiuso un giorno per contagio" hanno proseguito le due artigiane, evidentemente amareggiate. "Non capiamo perchè tante attività possano restare aperte creando code e assembramenti, senza nemmeno particolari controlli. Il salone del parrucchiere, poi, non è solamente un negozio, è anche luogo di svago e di compagnia per molte persone sole, dove fare quattro chiacchiere, tirare su il morale a tante persone anziane...".
"Anche noi potremmo fare soldi da casa con il lavoro in nero: ovviamente non lo facciamo, ma ci mangiamo le mani" hanno concluso Betty e Ilaria. "Lo Stato continua a dire di venirci incontro ma fino ad ora abbiamo visto ben poco. Noi siamo chiuse, ma stiamo sempre pagando l'affitto e le tasse. Ci sentiamo davvero prese in giro".
A.G.
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