Lecco perduta/262: la ferrovia per la Valsassina fermava “in Svizzera”

Nei primi mesi del 1996 un organo di informazione locale scriveva “La “Bellavista”, i residenti di Laorca come coloro che transitano sulla strada per la Valsassina lungo corso Monte Ortigara, dovranno andare a cercarla altrove. Il bar “Bellavista”, l’antico “Due e venti” dal prezzo di un calice di vino, ha chiuso i battenti. Dai saloncini del Bellavista lo sguardo poteva scendere nel primo tratto della valle del Gerenzone, verso la località “in Svizzera”, guardare il bosco di Selva Grande come le sparse cascine sotto Montalbano”.


La località "in Svizzera", con il verde di Selva Grande

Nella seduta di un Consiglio Comunale di Lecco dei primi anni 1960 il consigliere Gianni Discacciati, che era presidente dell’Azienda Turismo, prendendo la parola in un dibattito sulla valorizzazione della vallata del Gerenzone e delle sue antiche memorie così presenti nella storia di Lecco, lanciò l’idea di realizzare un monumento al “tirabagia”, il dimenticato protagonista di tanto faticoso e nobile lavoro, e di collocare lo stesso presso la località in Svizzera, nel previsto parco pubblico di Selva Grande. Vi era stato, a tale proposito, anche un intervento, su un settimanale locale, dello storico Aristide Gilardi, lecchese da sempre ma, per ragioni di lavoro, in quel periodo, residente a Como.
Il monumento al “tirabagia” avrebbe potuto avere un elemento di suggerimento e di riferimento osservando la statua al vignaiolo realizzata nel Comune di Bertinoro, in provincia di Forlì, in omaggio al coltivatore del famoso vino Albana. Il progetto per il “tirabagia” è caduto nel dimenticatoio. Sarebbe forse il caso di rivederlo, visto che del Gerenzone si è tornati ultimamente a parlare e scrivere intensamente, come corso d’acqua “verde” nella nuova colorazione proiettata a metà Duemila dei tre “torrenti” che scendono dai monti verso il Lario e l’Adda.



Il monumento al vignaiolo a Bertinoro (Forlì)

La “Svizzera” ebbe momenti di popolarità tra fine Ottocento e Novecento, quando non aveva ancora tale denominazione popolare, che sarebbe stata attribuita dopo che un residente di Laorca, andato per lavoro in Svizzera, tornò con la moglie elvetica. Allora, nel linguaggio popolare scattò il richiamo della “Svizzera”.
Ma “in Svizzera” doveva esserci la stazione ferroviaria di Laorca, sulla linea della strada ferrata da Lecco a Taceno, progetto più volte presentato e rivisto tra fine Ottocento ed inizio Novecento. Il problema maggiore fu che, proprio dopo la stazione “Svizzera” la ferrovia doveva entrare in una lunga galleria di cinque chilometri, sino a Balisio, per superare il pendio ripido verso il primo Comune valsassinese.



Il Gerenzone (a sinistra) a Ponte Gallina, proveniente dalla località Guggiarolo,
riceve la confluenza del torrente Calolden

E’ stata proprio questa asperità montana a far tramontare il progetto perché la strada ferrata, come scrisse un quotidiano del tempo, avrebbe saltato, con la galleria, Ballabio dove “vi sono importantissime casere come Galbani e Locatelli”. L’ultimo progetto della ferrovia Lecco-Taceno risale al 1910, sulla distanza di 26 chilometri che sarebbe stata percorsa in 90 minuti alla velocità oraria di circa 17 chilometri. Si è scritto, ormai mezzo secolo fa, “I nostri nonni continuarono a percorrere la vallata del Gerenzone ed i centri della verde Valsassina, immaginando lo sfrecciare dei convogli, indicando ed osservando le località dove avrebbero dovuto sorgere le stazioni, le rimesse, il deposito merci, le gallerie, i viadotti”. Vediamo di non fare altrettanto con il monumento al “tirabagia”
A.B.
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