Vaccini in azienda: le prime 'reazioni' di imprenditori e sindacati al protocollo
Dopo l'adozione da parte di Regione Lombardia del primo protocollo in Italia per far approdare la campagna di vaccinazione anti-Covid nelle aziende, con l'obiettivo di concorrere a completare la somministrazione delle dosi entro giugno, quella di oggi è stata la giornata delle "reazioni" anche sul territorio lecchese, con diverse voci ad esprimersi sul tema. Abbiamo interpellato a tal proposito alcuni industriali, dei quali nessuno si è detto contrario a priori all'iniziativa, seppur ancora in attesa di indicazioni organizzative precise, importanti per esempio per la strutturazione logistica della somministrazione.

Vittore Beretta, titolare di Fratelli Beretta con sede a Barzanò
''Aderiremo senz'altro'' ha spiegato Vittore Beretta, titolare del salumificio Fratelli Beretta, con una sede a Barzanò. ''Abbiamo già riferito a Confindustria la disponibilità di tutte le nostre fabbriche. Ma ciò che in un certo senso mi preoccupa, in questo momento, è la questione burocratica. Ormai sappiamo che la somministrazione del vaccino richiede molto meno tempo rispetto alla raccolta dei dati. La questione privacy, secondo richiamo o i problemi che possono seguire sono al momento incertezze aperte. Poi dobbiamo tenere conto che più dipendenti si sottopongono in un tempo ravvicinato meno forza lavorativa potremmo avere per qualche giorno. Perciò ribadisco che l'idea è molto bella, ma bisogna chiarire ancora molte cose il più presto possibile, altrimenti è inutile annunciare queste iniziative se poi nel concreto non si riescono a mettere in pratica''.

Piero Novati, titolare della Krino di Monticello
''Abbiamo ricevuto il questionario di Confindustria e ci siamo già detti disponibili, anche a livello di spazi, anche se non possiamo ancora prevedere nei fatti quale sarà il risultato'' ha commentato invece Piero Novati, titolare della Krino di Monticello. ''Da un punto di vista logistico per noi è fattibile, ed eviterebbe peraltro di far muovere tante persone verso i centri vaccinali se la somministrazione avviene direttamente nelle fabbriche. C'è però ancora da chiarire il tema dei sanitari che se ne occuperanno, ad esempio. Noi abbiamo chiaramente il medico aziendale che però come nella nostra opera anche in altre realtà, quindi non sappiamo al momento fino a dove potrà arrivare. E' di sicuro un'ottima iniziativa ma non siamo ancora a conoscenza del sistema con cui verrà pianificata''.

Valentina Fontana, vicepresidente di Fontana Group di Calolziocorte
Per Valentina Fontana, vicepresidente di Fontana Group di Calolziocorte, il protocollo annunciato potrà addirittura contribuire a mettere la parola fine sulla difficile situazione che stiamo vivendo. ''E' evidente a tutti che la campagna vaccinale in Italia non sta andando come dovrebbe'' ha commentato. ''Ho conoscenze negli Stati Uniti e negli Emirati Arabi dove persone di 35 e 40 anni hanno già ricevuto le loro dosi. Da noi, probabilmente per delle negoziazioni non andate a buon fine, ci siamo persi qualche pezzo, il tutto aggravato da una situazione che non fa altro che peggiorare. Ritengo perciò che questa mossa sia molto intelligente e possa diventare utile per tutta la società. Le aziende per natura sono abituate a rispettare i termini ferrei delle consegne, così come gestire le urgenze e organizzarsi con l'obiettivo di mantenere ciò che hanno promesso. Tutti processi ai quali la pubblica amministrazione non è molto abituata. Anche se presumo non sarà semplice e richiederà molto impegno, credo che il ritorno lo avremo a livello economico generale quando avremo sconfitto il virus. Nello specifico ancora cosa implichi questo protocollo non lo abbiamo capito. Ma così come avevamo organizzato lo scorso aprile la campagna di test sierologici per tutti i nostri dipendenti, al rientro dopo il lockdown, così affronteremo anche questo impegno della vaccinazione''.

Alberto Magatti, titolare della CMM di Mandello del Lario
''Di ufficiale non abbiamo ancora ricevuto nulla, ma la mia opinione è che si tratta sicuramente di un'opportunità da sfruttare'' sono state invece le parole di Alberto Magatti, titolare della CMM di Mandello. ''Sono assolutamente favorevole e a disposizione per capire come potremo organizzarci quando saremo chiamati a vaccinare i nostri dipendenti. Gli spazi se non ci sono li troveremo, come avviene quando facciamo le visite mediche aziendali''.
''In merito alla comunicazione di Confindustria relativa all’intesa tra la Regione Lombardia, Confindustria Lombardia, l'Associazione Nazionale dei Medici del Lavoro e Confapi sulla possibilità di vaccinare i propri dipendenti in azienda, Fomas SpA si è resa disponibile e rimane in attesa di ricevere il protocollo operativo nel rispetto delle modalità di realizzazione e dei requisiti necessari alla somministrazione'' hanno invece spiegato dall'azienda Fomas di Osnago.
Più "perplessi", di contro, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali territoriali, che quest'oggi hanno sollevato diverse questioni.
Diego Riva
"Sarebbe stato più corretto se il percorso deliberato dalla Giunta della Regione Lombardia avesse atteso il risultato delle discussioni che stanno avvenendo sul tavolo del governo centrale, che sta affrontando e delineando un piano nazionale per la somministrazione dei vaccini" dichiara Diego Riva, Segretario Generale della Cgil Lecco. "A livello lombardo non c'è stato e non c’è alcun confronto con le organizzazioni sindacali. Sebbene la nostra disponibilità non sia mai mancata fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria, ancora una volta si pensa che tutto si possa fare senza coinvolgere i rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori. Invece sarebbe stato utile affrontare insieme i percorsi e concertare le modalità che garantiscono la maggior sicurezza possibile nel momento in cui i lavoratori decidessero di vaccinarsi".
"Chiediamo di garantire la sicurezza complessiva, sia a livello sanitario sia per quanto riguarda la privacy, che a noi nella delibera regionale sembra insufficiente" prosegue Riva. "Ai medici competenti aziendali viene data un'alta responsabilità: dovranno garantire e certificare che tutto quello che è necessario per gestire sui posti di lavoro la somministrazione dei vaccini sia in grado di rispettare e garantire la salute di tutti. E questo non è di poco conto. Ancora una volta emerge la difficoltà del sistema sanitario pubblico, che si trova ad affrontare i tagli fatti dai diversi governanti del passato. È necessario riprendere seriamente una discussione vera e una difesa della sanità pubblica. La dimostrazione che i modelli utilizzati per tutelare la salute con il meccanismo dell’autonomia regionale non funzionano. Fare fughe in avanti non fa bene al Paese. Il tema deve trovare convergenze con tutti per evitare di lasciare indietro le fasce più deboli, nonché le attività più esposte e quelle che svolgono servizi essenziali. Il governo sta organizzando una gestione centralizzata per vaccinare in modo massivo tutti i cittadini, e tutti noi dobbiamo fare la nostra parte per sostenerla".
Enrico Azzaro
Non diversa la posizione di Enrico Azzaro, segretario della Uilm Lario. “E' sicuramente importante, nel pieno dell'emergenza che stiamo vivendo, avere ulteriori spazi e personale che le aziende hanno deciso di mettere a disposizione. Quello che è mancato, per l'ennesima volta, è il coinvolgimento di una parte degli attori principali al contrasto al Coronavirus, le nostre organizzazioni" commenta quest'ultimo. “È bene ricordare che nella prima fase della pandemia le fabbriche sono stati luoghi sicuri perché il sindacato è intervenuto per chiedere sicurezza e garanzie per i lavoratori. L’accordo Governo-Sindacati e mondo delle imprese è nato dalle nostre proposte. Oggi la Regione Lombardia ha commesso un altro errore di metodo. Non deve pensare di essere in campagna elettorale perenne. Noi rappresentiamo le persone che nelle fabbriche hanno continuato a lavorare anche nei momenti più bui”.“Il coinvolgimento che chiediamo non è a prescindere, ma su una tematica così importante crediamo sia indispensabile la partecipazione di tutti gli attori in gioco" prosegue il segretario della Uilm. "Sul nostro territorio, il tessuto industriale è composto soprattutto da piccole e micro imprese, molte delle quali sono sfornite di infermeria e dovranno attrezzare dei locali idonei. In un momento così complicato, i sindacati possono avere un ruolo importante per definire assieme con le imprese e Rls, Rspp e medico competente le linee principali per dare un servizio necessario a tutti i lavoratori e alla comunità”.
“Mi auguro – conclude - che dalla politica arrivino segnali di inclusione, da queste crisi si esce solo con l’apporto di tutti”.
