PAROLE CHE PARLANO/15

Compagno

Si tratta davvero di una bella parola, come i suoi derivati compagnia e accompagnare. Bella perché è strettamente connessa a un gesto nobile e ospitale, con legami anche religiosi: quello dello spezzare comunitario del pane. Chi, infatti, senza peccare di ipocrisia, si siederebbe volontariamente intorno a una tavola per mangiare lo stesso pane con persone che detesta e per cui nutre poca stima?
Solo chi possiede uno spirito di ospitalità e di generosità così forti da trasformare un indesiderato in un compagno.
Questo termine deriva infatti dal latino medievale companio (la prima comparsa registrata è in un testo giuridico del IX secolo), a sua volta discendente dal latino classico cum panis, con riferimento a chi partecipa dello stesso pane, a chi mangia il pane con un altro, a chi condivide lo stesso cibo. Spezzato pacificamente il pane, il resto viene di conseguenza e i compagni possono trasformarsi in amici.
Per estensione, i compagni sono coloro con i quali si condividono percorsi, come quello scolastico; passioni, come quelle sportive; attività, come quelle lavorative, artistiche, ludiche. Il termine raggiunge uno dei suoi apici quando definiamo compagno o compagna la persona che abbiamo scelto per trascorrere insieme la nostra vita.
Vengono chiamati compagni anche i militari che vivono insieme nelle caserme, e compagnie le unità in cui vengono raccolti. Con una rozza traduzione dal russo tovarisch (socio in affari), compagno è perfino colui che condivide con altri non il pane ma uno stesso credo politico. Ed ecco anche le compagnie finanziarie, assicurative, commerciali ecc. Tuttavia, in questi casi, ci si è allontanati molto dal significato originario del termine che abbiamo definito bello.
Il pane nutre il corpo e l'anima quando lo spezziamo consapevolmente e gratuitamente con gli altri. Un'antica massima orientale recita così:

Se hai due pezzi di pane,
danne uno ai poveri.
Vendi l'altro
e compra dei giacinti
per nutrire la tua anima.


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Rubrica a cura di Dino Ticli
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