In viaggio a tempo indeterminato/168: l'attimo che cambia tutto
"Meglio lasciarsi che non essersi incontrati mai" sussurra Gino mentre ci abbracciamo forte tutti e 4.
Ci stringiamo come si fa con gli amici con cui hai condiviso tanto, quelli che sai hanno lasciato il segno.
Come si fa quando saluti qualcuno che non sai dove o quando incontrerai di nuovo.
Come si fa con le persone che il destino ti ha fatto incrociare per caso.
Loro salgono sulla loro macchina, la Topolina, ci sorridono e se ne vanno.
Sì, lo so, cominciare dall'arrivederci finale non è un buon modo per iniziare una storia.
Ma dato che si tratta di un racconto in cui una tragica fine si trasforma in un nuovo magnifico inizio, mi sembrava non ci potesse essere incipit migliore.
Tutto è cominciato con un messaggio su Instagram.
"Ragazzi siamo anche noi in Baja California, se vi va possiamo incontrarci da qualche parte!"
Gino, 63 anni, una camicia senza maniche con qualche bottone aperto sul petto, un forte accento veneziano che fa subito sorridere, un'energia contagiosa.
Manu, 59 anni, i pantaloncini colorati, lo sguardo dolce ma deciso, la pelle abbronzata dal sole, un portamento elegante ma non vistoso.
Ci sediamo al tavolino che hanno allestito fuori dalla loro macchina.
Una birra fresca presa dal frigorifero portatile che si sono costruiti.
La sabbia nei piedi.
La mucche che pascolano tra i cactus a pochi metri dal mare.
Il rumore delle mante che saltano nell'acqua.
Iniziamo a parlare, senza convenevoli o frasi fatte.
Chiacchieriamo come se ci conoscessimo da sempre ma non ci fossimo mai incontrati prima.
Ridiamo per la furbizia innata dei vietnamiti, sospiriamo per l'India che tutti e quattro amiamo, ci divertiamo a raccontare aneddoti e situazioni improbabili.
Bastano davvero pochi minuti per farmi rendere conto che Gino e Manu sono dei viaggiatori selvaggi, intensi, coinvolgenti.
Nei loro 9 anni in viaggio hanno fatto esperienze folli, per noi estreme e così avventurose che non basterebbe un film per descriverle tutte, servirebbe una serie TV a più stagioni.
"Siamo partiti con un budget di 20€ in due al giorno." Ci dice Gino.
"No, come scusa?!?" risponde Paolo con lo sguardo stupito e un sorriso che non riesce a trattenere.
"Eh lo so, sono pochi, ma ai tempi quelli avevamo!"
"Pochi?!? È esattamente il nostro budget!!"
"Ascolta il Gino" risponde lui parlando di sé in terza persona "son più che sufficienti se vuoi viaggiare. Certo devi mettere in conto che ci vorrà un po' più di impegno ma è proprio quello il bello dell'avventura! Comunque poi noi abbiamo finito di pagare il mutuo, quindi siamo diventati ricchi e ci siamo potuti permettere di alzare il budget e spenderlo in buon cibo. Non viaggiamo più senza olio extravergine di oliva, formaggio buono e pasta. Ci portavamo tutto anche negli 8 anni che abbiamo girato in moto.
Pensa che nei bagagli della moto avevamo sempre l'occorrente per cucinare per 4 persone. Adesso che viviamo e viaggiamo in macchina possiamo cucinare addirittura per 8!
Ma a proposito, Manu che dici la facciamo una pasta con il pesto e la ricotta?"
Alle parole pesto e ricotta il nostro cervello smette di funzionare e ci troviamo con l'acquolina alla bocca e lo stomaco che urla a gran voce "ho fameeee!"
Interrompiamo i racconti di viaggio per concentrarci sulla preparazione del pranzo.
Nel loro minivan, Gino e Manu hanno davvero tutto.
Materasso che si piega e diventa un divano, spazio per i vestiti, spazio per le pentole, dispensa di cibo, sedie, tavolino, doccia...
insomma una vera e propria casa su ruote.
Per cucinare hanno lo stesso fornelletto che abbiamo noi, con una bombola del gas più grande.
Pochi minuti e siamo seduti di nuovo al tavolino con un piatto di pasta fumante davanti a noi.
Ma quando finiamo di addentare l'ultima pennetta, Gino e Manu ci raccontano la molla che ha fatto scattare tutto, quell'uragano che ha travolto la loro vita e gli ha dato la spinta per partire per questa avventura.
Stavano facendo un viaggio in India con una moto che avevano comprato lì.
Guidare per le strade indiane è una vera arte, si deve fare attenzione a mille ostacoli, mucche ad ogni angolo, bambini che corrono, clacson inarrestabili.
Gino e Manu, dopo settimane, erano ormai abituati a questo caos e viaggiavano attenti ma tranquilli.
Ad un tratto, però, un tuk tuk prende una strada in contromano e gli taglia la strada.
L'incidente all'inizio non sembra nulla di grave, tanto che Gino si alza, raggiunge Manu e mentre le chiede "tutto bene?" lei sviene.
Da lì inizia il loro incubo.
Una coppia indiana si ferma e li carica sulla macchina per portarli subito in ospedale.
Poi il responso dei medici, l'arteria femorale è stata recisa e a Manu restano solo tre giorni di vita.
Quell'istante sconvolge tutto.
La fortuna, il fato, il destino o una delle moltissime divinità indiane, ribaltano però la situazione.
Dopo tre giorni di ansia e insicurezze, Manu è fuori pericolo.
Ad un anno da quell'incidente, quando Manu si è completamente ripresa, decidono di lasciare tutto e iniziare la vita che avrebbero sempre voluto: insieme, in viaggio, in giro per il mondo, insieme.
"Quando sopravvivi anche se ti avevano detto che avevi solo tre giorni di vita, tutto il resto ti sembra semplicissimo da affrontare.
Ti rendi conto che le cose davvero importanti sono essere felici e liberi ogni giorno." ci dice Manu.
Quelle parole arrivano dritte al punto.
Vivere la vita facendo ciò che ci rende felici è sicuramente il modo migliore per onorarla e noi, nel nostro piccolo, ci proviamo ogni giorno.
Incontrare Gino e Manu ci ha ricordato il vero motivo della nostra scelta e in un istante ha rimesso in ordine tutte le priorità.
Ci stringiamo come si fa con gli amici con cui hai condiviso tanto, quelli che sai hanno lasciato il segno.
Come si fa quando saluti qualcuno che non sai dove o quando incontrerai di nuovo.
Come si fa con le persone che il destino ti ha fatto incrociare per caso.
Loro salgono sulla loro macchina, la Topolina, ci sorridono e se ne vanno.
Sì, lo so, cominciare dall'arrivederci finale non è un buon modo per iniziare una storia.
Ma dato che si tratta di un racconto in cui una tragica fine si trasforma in un nuovo magnifico inizio, mi sembrava non ci potesse essere incipit migliore.
Tutto è cominciato con un messaggio su Instagram.
"Ragazzi siamo anche noi in Baja California, se vi va possiamo incontrarci da qualche parte!"
Qualche settimana e strada sterrata dopo ci siamo trovati.
Gino, 63 anni, una camicia senza maniche con qualche bottone aperto sul petto, un forte accento veneziano che fa subito sorridere, un'energia contagiosa.
Manu, 59 anni, i pantaloncini colorati, lo sguardo dolce ma deciso, la pelle abbronzata dal sole, un portamento elegante ma non vistoso.
Ci sediamo al tavolino che hanno allestito fuori dalla loro macchina.
Una birra fresca presa dal frigorifero portatile che si sono costruiti.
La sabbia nei piedi.
La mucche che pascolano tra i cactus a pochi metri dal mare.
Il rumore delle mante che saltano nell'acqua.
Iniziamo a parlare, senza convenevoli o frasi fatte.
Chiacchieriamo come se ci conoscessimo da sempre ma non ci fossimo mai incontrati prima.
Ridiamo per la furbizia innata dei vietnamiti, sospiriamo per l'India che tutti e quattro amiamo, ci divertiamo a raccontare aneddoti e situazioni improbabili.
Bastano davvero pochi minuti per farmi rendere conto che Gino e Manu sono dei viaggiatori selvaggi, intensi, coinvolgenti.
Nei loro 9 anni in viaggio hanno fatto esperienze folli, per noi estreme e così avventurose che non basterebbe un film per descriverle tutte, servirebbe una serie TV a più stagioni.
"Siamo partiti con un budget di 20€ in due al giorno." Ci dice Gino.
"No, come scusa?!?" risponde Paolo con lo sguardo stupito e un sorriso che non riesce a trattenere.
"Eh lo so, sono pochi, ma ai tempi quelli avevamo!"
"Pochi?!? È esattamente il nostro budget!!"
"Ascolta il Gino" risponde lui parlando di sé in terza persona "son più che sufficienti se vuoi viaggiare. Certo devi mettere in conto che ci vorrà un po' più di impegno ma è proprio quello il bello dell'avventura! Comunque poi noi abbiamo finito di pagare il mutuo, quindi siamo diventati ricchi e ci siamo potuti permettere di alzare il budget e spenderlo in buon cibo. Non viaggiamo più senza olio extravergine di oliva, formaggio buono e pasta. Ci portavamo tutto anche negli 8 anni che abbiamo girato in moto.
Pensa che nei bagagli della moto avevamo sempre l'occorrente per cucinare per 4 persone. Adesso che viviamo e viaggiamo in macchina possiamo cucinare addirittura per 8!
Ma a proposito, Manu che dici la facciamo una pasta con il pesto e la ricotta?"
Alle parole pesto e ricotta il nostro cervello smette di funzionare e ci troviamo con l'acquolina alla bocca e lo stomaco che urla a gran voce "ho fameeee!"
Interrompiamo i racconti di viaggio per concentrarci sulla preparazione del pranzo.
Nel loro minivan, Gino e Manu hanno davvero tutto.
Materasso che si piega e diventa un divano, spazio per i vestiti, spazio per le pentole, dispensa di cibo, sedie, tavolino, doccia...
insomma una vera e propria casa su ruote.
Per cucinare hanno lo stesso fornelletto che abbiamo noi, con una bombola del gas più grande.
Pochi minuti e siamo seduti di nuovo al tavolino con un piatto di pasta fumante davanti a noi.
Ma quando finiamo di addentare l'ultima pennetta, Gino e Manu ci raccontano la molla che ha fatto scattare tutto, quell'uragano che ha travolto la loro vita e gli ha dato la spinta per partire per questa avventura.
VIDEO
Stavano facendo un viaggio in India con una moto che avevano comprato lì.
Guidare per le strade indiane è una vera arte, si deve fare attenzione a mille ostacoli, mucche ad ogni angolo, bambini che corrono, clacson inarrestabili.
Gino e Manu, dopo settimane, erano ormai abituati a questo caos e viaggiavano attenti ma tranquilli.
Ad un tratto, però, un tuk tuk prende una strada in contromano e gli taglia la strada.
L'incidente all'inizio non sembra nulla di grave, tanto che Gino si alza, raggiunge Manu e mentre le chiede "tutto bene?" lei sviene.
Da lì inizia il loro incubo.
Una coppia indiana si ferma e li carica sulla macchina per portarli subito in ospedale.
Poi il responso dei medici, l'arteria femorale è stata recisa e a Manu restano solo tre giorni di vita.
Quell'istante sconvolge tutto.
La fortuna, il fato, il destino o una delle moltissime divinità indiane, ribaltano però la situazione.
Dopo tre giorni di ansia e insicurezze, Manu è fuori pericolo.
Ad un anno da quell'incidente, quando Manu si è completamente ripresa, decidono di lasciare tutto e iniziare la vita che avrebbero sempre voluto: insieme, in viaggio, in giro per il mondo, insieme.
"Quando sopravvivi anche se ti avevano detto che avevi solo tre giorni di vita, tutto il resto ti sembra semplicissimo da affrontare.
Ti rendi conto che le cose davvero importanti sono essere felici e liberi ogni giorno." ci dice Manu.
Quelle parole arrivano dritte al punto.
Vivere la vita facendo ciò che ci rende felici è sicuramente il modo migliore per onorarla e noi, nel nostro piccolo, ci proviamo ogni giorno.
Incontrare Gino e Manu ci ha ricordato il vero motivo della nostra scelta e in un istante ha rimesso in ordine tutte le priorità.
Angela e Paolo