PAROLE CHE PARLANO/14

Illusione e delusione: non sempre sono un gioco

Il gioco è una cosa seria. Senza entrare in disquisizioni sociologiche, basti pensare che sono tanti i derivati della parola latina ludus, dal significato di gioco, burla, scherzo, inganno. Il discendente più diretto è l'aggettivo ludico, inerente al vero e proprio gioco e utilizzato per definire sia l'atto del giocare sia gli oggetti preposti allo scopo; le ludoteche sono conseguentemente quei luoghi organizzati dove gioco e divertimento sono garantiti da professionisti.
Ma i giochi possono essere anche sportivi ed ecco la necessità per gli atleti di allenarsi prima di una gara; è nato così nel passato il termine preludio (composto da prae- prima e ludĕre, esercitarsi, giocare). Oggi è utilizzato soprattutto per introdurre alcune composizioni musicali o opere letterarie. Ma quando il gioco si fa serio, purtroppo, non bisogna illudersi (con il significato di inganno, gioco ingannevole): qualche atleta, pur di vincere e ricevere gloria, potrebbe gareggiare in modo scorretto; potrebbe quindi deluderci, perché si è preso gioco di noi e delle regole. È proprio a questo punto che con una parola, forse un po' desueta, lo additiamo al pubblico ludibrio (farsi beffe), cioè lo esponiamo alla pubblica vergogna. Nessuna allusione (da ad-ludere, mettere in gioco, tirare in ballo, accennare in modo indiretto), ovviamente, a qualche sportivo in particolare.
Dal gioco alla psicologia il passo è breve: il termine illusione ci conduce infatti alle percezioni falsate dall'intervento di elementi psicologici soggettivi che si fondono così strettamente agli stimoli sensoriali da correre il rischio di non essere in grado di separarli. Possono coinvolgere tutti i sensi, anche se le illusioni visive sono le più frequenti e conosciute. Esistono anche le illusioni ottiche naturali, legate a fenomeni fisici come i miraggi.
Ma a volte illudersi non è così spiacevole, soprattutto quando l'illusione è praticata da professionisti dell'illusionismo, coloro che definiamo anche prestigiatori. E così torniamo al primitivo e più piacevole significato di gioco.



Rubrica a cura di Dino Ticli
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