Con il covid anche la magia passa sul web. L'esperienza di Mario, giocoliere galbiatese

Mario Origgi
«Nella vita tutto è possibile, basta crederci e metterci il cuore: i sogni sono fatti per essere realizzati». Parola di «Mario Flower» al secolo Mario Origgi, trentottenne galbiatese, magazziniere di professione e giocoliere per amore. Protagonista di una delle recenti performance promosse dall’associazione salese «Vivisala» in occasione del Carnevale (e andate in onda solo online tramite diretta facebook), Mario si innamora della giocoleria circa quindici anni fa, alla convention annuale di Imbersago. «Ho cominciato a prendere in mano la materia e confidenza con gli strumenti – racconta - Insieme a qualche amico avevo anche formato un piccolo gruppo che si chiamava “Lune al Tempio” e con il quale ho lavorato cinque o sei anni, prima che si sciogliesse. Ci trovavamo per allenarci al Tempio Voltiano di Como e poi andavamo dove ci chiamavano, in genere a feste o sagre». Dopo qualche anno di pausa, Mario (che quando sveste i costumi di scena lavora per la «Trafileria Mauri» di Cesana Brianza) sente nuovamente il richiamo della vocazione e ricomincia, questa volta da solo. «Ho iniziato a giocolare per strada a Lecco andando “a cappello”, come si dice. Poi pian piano ho cominciato a ricevere ingaggi per feste di compleanno ed eventi di vario genere. Non ho frequentato scuole, che pure esistono: per imparare l’arte ho frequentato diversi workshop un po’ qua un po’ là: per il resto sono autodidatta».
Mario Flower studia davanti ai video di youtube e impara nuovi numeri e «trick» (in gergo, sono i trucchi del giocoliere) allenandosi in casa: «Fortunatamente ho un’ottima memoria visiva – che è un grande dono per me – e mi basta vedere un movimento una sola volta per impararlo. I primi anni di carriera, quando abitavo ancora con i miei e mi esercitavo da loro, ogni tanto spaccavo qualche lampadina provando i miei numeri. Poi pian piano si impara: io guardo i video, studio e poi faccio le prove davanti allo specchio. Più tardi è arrivata la pratica yoga, che da un lato mi è di grande aiuto per restare centrato in me stesso e per vivere il presente, e nello stesso tempo rilassa i muscoli facilitando l’espressione corporea e rendendo più fluidi i movimenti. Un po’ di musica e via, lascio che il mio corpo si esprima liberamente nella giocoleria».

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La musica che accompagna gli spettacoli viene selezionata in base al sentire del momento e al gioco proposto: di solito la scelta ricade sul genere del dubstep melodico, a far da sottofondo ai trick con le bolle di sapone o con i «poi» (detti anche «bolas»: sono una sorta di lunghe calze con una sfera in fondo che vengono fatti roteare).




«I numeri con le bolle di sapone – aggiunge Mario – sono abbastanza una novità, nel senso che li ho inseriti recentemente. Ultimamente, oltre agli strumenti ho imparato a farle anche con le mani: l’effetto è davvero magico. La giocoleria è sempre stata una passione grandissima per me sin da bambino quando guardavo tutte le puntate di “sabato al circo” sulla rai e rimanevo incantato dai trapezisti».


Mario attraverso il gioco si rivela, si racconta, sperimenta la vera libertà personale ed espressiva: «Quando ci esibiamo per gli eventi naturalmente ­­­­­­­siamo pagati, mentre se lo facciamo in strada la gente dona quello che vuole o può, tante volte anche un abbraccio o un sorriso che son le cose più belle. Vorrei fare della giocoleria un secondo lavoro, ma quest’anno con il Covid abbiamo avuto moltissime limitazioni. Feste non se ne fanno più e anche in strada non ci si può esibire per non creare assembramenti: per il momento non ci resta che il web, come è successo con gli spettacoli di “Vivisala”. Finché la situazione non si sblocca intendo promuovere i miei numeri tramite i mezzi telematici, attraverso la mia pagina facebook o il mio canale youtube».





Ma quanto lavoro c’è dietro uno spettacolo di giocoleria? «Io vado sempre a intuito – sorride Mario – anche se ho più o meno uno schema fisso: parto con le bolas e chiudo con le bolle di sapone per il finale. In mezzo, la fantasia». Tanti i bambini, ma anche gli adulti che dopo le esibizioni si fermano incuriositi. E se qualcuno volesse seguire questa strada? Come si fa a diventare giocolieri? «La scuola più vicina è lo “Spazio Bizzarro” di Casatenovo, ma ce ne sono tante altre dovunque. Si può anche contattare un giocoliere e seguirlo, oppure partecipare alle convention e ai workshop come ho fatto io».



Se si vuole cominciare a cimentarsi, intanto, è possibile costruirsi da sé le bolas: basta una calza lunga, riempita in punta con un po’ di riso o legumi e legata con un paio di nodi - et voilà - si è pronti per sperimentare qualche trick casalingo (possibilmente restando lontani dai lampadari o dai preziosissimi vasi Ming ereditati dal bisnonno). Se invece preferite affidarvi a un esperto, Mario «Flower» (che ha «rubato» il nome d’arte alle figure floreali che disegna con il fuoco o i led durante gli spettacoli) è disponibile a tutto tondo: naturalmente per il momento solo per via telematica.
Per contattarlo o vedere le sue esibizioni ci si può collegare al suo profilo facebook cercando il nome d’arte, o al suo canale youtube (CLICCA QUI).
A.I.
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