SCAFFALE LECCHESE/35: la storia dei blucelesti dagli albori alla gloria della ''A''

In principio fu la montagna. Per dire: nel 1874 fu fondata la sezione lecchese del Cai e nel 1883 la più proletaria Società alpina operaia Antonio Stoppani. Poi venne il lago: al 1895 risale la Società dei canottieri. E la ginnastica: la "Ghislanzoni" data 1896.

1915, Lecco-Atalanta sul campo di via Ponchielli oggi Leonardo da Vinci

Il calcio che, passata l'epica del ciclismo, nel Novecento diventerà lo sport più popolare, sembrava di là da venire. Secondo i registri, però, a Lecco nel 1907 esisteva già un Foot-ball Club (all'inglese, naturalmente). Quella del calcio è una storia che si intreccia con quella della città, l'uno e l'altra appaiati da qualche tempo in un indiscutibile declino. In quanto al calcio, va detto che l'animo, oggi ancora, è condizionato da quel periodo magico in cui i blucelesti - tali i colori sociali - salirono fino alla massima serie, facendo vivere alla città un autentico sogno. Come tale svanito. Lasciando una realtà di campi minori, di presenti precari e futuri incerti ai quali i lecchesi non vogliono rassegnarsi.
A raccontarci la storia del calcio lecchese c'è il libro di Federico Pistone e Alberto Ricci: "Blucelesti", uscito in una prima edizione per Periplo nel 1997 e in una successiva, opportunamente aggiornata, per "Correlazioni" nel 2007: una documentatissima ricognizione lunga un intero secolo.
Si prendono le mosse proprio da quei primi del Novecento per ripercorrere dettagliatamente, anno per anno, il destino degli "aquilotti" (c'è un'aquila nel simbolo della squadra), passando per le molte volte in cui la società viene data per spacciata per poi risorgere quasi miracolosamente.
Il 1907, dunque: il calcio si gioca nel campo vicino alla palestra di via Ghislanzoni e al "ricreatorio laico", ma anche in piazza Mazzini, al Bersaglio e al Bione.
I calciatori inizialmente chiedono ospitalità alle società ginniche: la Ghislanzoni, appunto, o l'Unione sportiva lecchese. Che, a quanto sembra, schiera la prima autentica formazione (nel ruolo di portiere, Arnaldo Ruggiero, oggi ricordato come il giornalista che ha percorso l'intero Novecento lecchese).
La febbre cresce. A novembre 1909, ai tavolini del Caffè Commercio viene costituita l'Associazione lecchese del calcio, mentre il 12 dicembre l'Unione sportiva lecchese è impegnata in una partita che col tempo diventerà una classica (spesso con "contorni" non propriamente amichevoli): il derby lariano con il Como. Si gioca sull'altro ramo: c'è in palio un titolo provinciale, «una medaglia d'argento grande», anche se i lecchesi ne sono all'oscuro: vince il Como (4-3).

Si pensa di unire le forze, di raggruppare tutte le varie squadre sotto un unico simbolo. Ruggiero è tra i promotori. Il 15 gennaio 1910 si tiene un'assemblea di tutte le squadre di calcio lecchesi e il 29 gennaio viene costituita la nuova Lecco Foot-ball Club, maglia a strisce verticali bianconere. Presidente è Achille Pozzi.
Nel 1913, già sorgono problemi finanziari e alcuni soci chiedono alla Canottieri di istituire la sezione calcio inglobando proprio il Foot-ball club Lecco: il 22 dicembre 1913 dall'assemblea arriva quel "sì" per ottenere il quale Vico Signorelli e Giuseppe Riccardo Badoni convincono i soci che il calcio mantiene in allenamento i vogatori durante l'inverno. A quel punto, basta maglia bianconera: i calciatori lecchesi prendono i colori sociali blu e celeste della Canottieri (erano le tinte di un secchio che gli operai della "Macao" utilizzavano per sciacquare le imbarcazioni al Lazzaretto - scrivono Pistone e Ricci -, anche se la versione più romantica vuole che l'abbinamento raffiguri l'incontro tra cielo e lago). La prima partita ufficiale è il 13 aprile 2014 a Bergamo, dove la Canottieri sconfigge l'Associazione Bergamasca 4-2.
E' nella stagione 1920-21 che il Lecco partecipa al primo campionato ufficiale nel girone C della promozione (allora, una specie serie B) con tre squadre milanesi: supera la prima fase e accede alle eliminatorie, classificandosi quarta su sei partecipanti.

Il 17 giugno 1922, spunta un nome: Eugenio Ceppi. E' lui il nuovo presidente ed è il padre di quel Mario che circa quarant'anni dopo regalerà il sogno ai lecchesi. Il 15 ottobre di quello stesso anno viene inaugurato il campo sportivo ai Cantarelli che diventerà poi stadio vero e proprio e che ancora oggi è teatro delle sfide blucelesti (nel 1949, intitolato a Mario Rigamonti, giocatore passato velocemente da Lecco prima di approdare al grande Torino perito nella tragedia aerea di Superga e nel 1993 cointitolato appunto a Mario Ceppi, il "presidentissimo" di tutti i tempi).
Nel 1922 c'è anche l'avvento del Fascismo che metterà le mani sul calcio e i cui gerarchi locali avranno un ruolo non secondario nelle fortune del Lecco. Come nel 1931: la squadra arriva al terzo posto nel campionato di Prima divisione, ma il passivo è gravoso, 12mila lire di deficit. Il Comune sospende il proprio sussidio annuale e, mentre muore Enrico Ceppi, l'assemblea della Canottieri decide di dare il benservito al calcio che risucchia troppi soldi. Sono allora i gerarchi a istituire una commissione che salvi la società: si arriva alla costituzione dell'Associazione Calcio Lecco: il presidente è Gennaro Pensa, nel direttivo entra Mario Ceppi.

Nel 1935, il Lecco viene nuovamente commissariato: la gestione passa a Giuseppe Bonaiti e nel mese di settembre la società viene riportata a galla con presidente Costantino Fiocchi. Dura poco, l'estate del 1936 fa registrare difficoltà di ogni genere e si paventa nuovamente il rischio di sbaraccare. Si assiste a un turn-over di presidenti e poi arriva il secondo conflitto mondiale.
Nel 1941, « il Lecco sembra proprio condannato a scomparire - leggiamo -.

SERIE A Lecco-Milan 2-2

 

Durante la seconda estate di guerra, i pochi giocatori rimasti si disperdono, il libro soci è vuoto, i tifosi scompaiono, il Cantarelli è in desolato abbandono. Non si sa nemmeno se il Lecco potrà rimanere in serie C. Deve intervenire il comitato provinciale del Coni che nomina Mario Ceppi commissario. La voragine finanziaria viene colmata con l'interessamento del segretario politico Arturo Gorla. Ceppi si mette al lavoro affiancato da Adolfo Rosa, Ezio Bertoletti e Spartaco Mauri» e il 6 giugno 1942 si insedia un nuovo direttivo.
Il primo campionato a guerra finita (1945-46) vede il lecco giocare in serie B e sfiorare la promozione in A. Ma il gioco ricomincia seriamente con il campionato 1946-47: il Lecco è in serie B, si classifica ventesimo su 22 partecipanti e viene retrocesso in serie C. Intanto Mario Ceppi prende le redini della società e ne1948 ne diventa presidente. Comincia l'era magica: dopo qualche anno a vivacchiare in serie C, nel giugno 1957 il Lecco conquista la promozione in serie B.
«E proprio sul più bello, Ceppi minaccia di mollare tutto», ma è una provocazione e nel campionato 1959-60, il Lecco ottiene la promozione in serie A, un traguardo che inebria la città. Intanto, Ceppi prepara lo squadrone: «arrivano Sergio Clerici, italo-brasiliano scoperto proprio dal Lecco e Giulio Cesare Abbadie uruguaiano proveniente dal Genoa». Il campionato è vinto dalla Juventus, il Lecco è 14°, salvandosi dopo gli spareggi e dimostrando di essere «una matricola onesta e gagliarda, a volte travolgente, sostenuta da alcuni fuoriclasse , come Abbadie e Clerici, ma soprattutto da quegli stessi piccoli grandi calciatori che l'hanno portata e mantenuta poi in A». Costringendo sempre al pareggio le "grandissime": Juventus, Milan e Inter.
Per il torneo 1961-62 arrivano lo svedese Bengt Lindskog (pagato 150 milioni all'Inter di Herrera: l'abbonamento in tribuna centrale costa 40mila lire, nei popolari 10mila) e Beniamino Di Giacomo dal Napoli. Stavolta va male: il Lecco è penultimo con 23 punti ed è retrocesso in B.

SERIE A tutto esaurito, anzi un po' di più

I successivi anni di serie B vedono il Lecco sempre nella parte alta della classifica. Nel 1964, Mario Ceppi s'infuria e «minaccia di mollare tutto, ma non gli crede nessuno». Nel campionato 1965-66, il Lecco si classifica secondo e torna in A. Il presidente si fa prendere la mano: «Non sono venuto in serie A per fare da comparsa, voglio vincere lo scudetto». Ma questa volta, la fortuna non gira: il Lecco arriva ultimo e viene retrocesso. Ci sono lo scoramento e la sensazione che sia finita un'epoca. Gli anni seguenti lo confermeranno.
Nel campionato 1967-68, il Lecco si salva a malapena dopo spareggi da infarto. C'è anche un episodio drammatico: a Verona, durante un'invasione di campo dei supporter scaligeri, un tifoso colpisce con una bottiglietta il bluceleste Vinicio Facca, 29 anni, che perde un occhio.
Nel campionato successivo, il Lecco finisce penultimo e torna in serie C, dove resterà fino al 1972, anno del ritorno in B ma vi resterà una sola stagione: «alcuni errori nella fase di calciomercato, le tensioni dirigenziali e tecniche costringeranno la squadra a tornare presto in C e a cominciare un lento e mesto declino che lo porterà fino alla quinta serie».
Tra i momenti magici c'è anche la stagione 1976-77: un campionato (in serie C1) che delude nonostante il quinto posto (l'obiettivo dichiarato era la promozione). Ma un paio di soddisfazioni per i tifosi ci sono: nel mese di giugno 1977, il Lecco vince la Coppa Italia di categoria ma anche il torneo anglo-italiano.

Copertina Blucelesti edizione 1997


A quest'ultima avventura è dedicato un altro libro, "Lecco 1977. Volti di una storia anglo-italiana", scritto da Emmanuele Michela ed edito da Leccosportweb.it nel 2012. L'autore spiega il curioso spunto: nel 2011-12, in Champions League, il Milan surclassò l'Arsenal 4-0 e si parlò di record, della vittoria più netta di una squadra italiana su una inglese, «ma mio fratello disse: "Macché, il Lecco ne diede 8 al Northwich Victoria nel 1977" e mi venne voglia di approfondire». Tanto più che di mezzo c'è pure un giallo: «Il trofeo del 1977 è sparito, non esiste più. In sede non c'è, non sanno dove sia. Qualcuno giura di averlo visto fino al 2002, anno del fallimento della Calcio Lecco, conservato alla bell'e meglio in uno stanzino polveroso insieme ad atri trofei; dopodiché se ne sarebbero perse le tracce. Tante voci, poche certezze, se non una: la Coppa è andata persa».
Ma il grande sogno sembra davvero svanito per sempre. Lo stesso Mario Ceppi è invecchiato: ha 78 anni quando muore, il 15 giugno 1983. Due mesi prima aveva preso a bastonate l'allenatore Angelo Ciccio Longoni, un beniamino del pubblico, per l'ennesima sconfitta in un campionato che vede la retrocessione in Interregionale. E ancora una volta la società arriva sull'orlo del fallimento e viene commissariata prima di essere presa in mano da un nuovo gruppo di imprenditori.

Gli anni successivi sono un barcamenarsi tra Interregionale e serie C2. Nel 1997, il ritorno in serie C1 (dopo uno spareggio con la Pro Sesto vinto 1-0 che i tifosi hanno già posto nella mitologia). In serie C1 resta per qualche anno. Nel 2000, la squadra passa a una società guidata da Francesco Cimminelli (patron del Torino). Con lui anche Sandro Mazzola. Nomi da grandi speranze, ma ormai il calcio è solo un business. Nell'estate del 2002, il buco è di 3 milioni di euro, il 7 giugno Ciminelli vende tutto a Pietro Belardelli, esponente del sottobosco calcistico: il 23 luglio, la squadra non viene iscritta al campionato di C1 per gravi inadempienze finanziarie. Millantando credito, Belardelli aveva affascinato molti, stampa compresa, ma l'uscita di scena è ingloriosa: mentre è nello studio televisivo di Unica Tv, viene assediato dai tifosi ed è costretto a fuggire scavalcando un muro «con la Digos che gli consiglia di lasciare Lecco».
Il 1° agosto 2002 La Calcio Lecco è davvero finita, l'Olginatese si offre di inglobarla, ma interviene l'allora sindaco Lorenzo Bodega che ottiene di ripartire con il nuovo nome di Città di Lecco Si dovrebbe iniziare dalla Terza categoria, ma un lavoro diplomatico consente di ricominciare dal campionato di Eccellenza. Non più blucelesti ma celestiblù. Il 4 marzo 2003 Bodega si dimette, lasciando il posto a una cordata di imprenditori.
Nel 2012 un altro giro di valzer: arriva Joseph Cala che si rivela un bluff e per salvare la società, interviene ancora la politica: il senatore Antonio Rusconi costituisce con alcuni imprendtori la "Cento bluceleste" e si resta a galla.

Copertina Blucelesti edizione 2007

Le ambasce non finiranno qui. Perché nel 2016, dopo un campionato entusiasmante (in serie D), si riapriranno i problemi economici, la società verrà messa in vendita senza trovare acquirenti e in dicembre l tribunale ne decreterà il fallimento. Messa all'asta, la società verrà acquistata da Paolo Di Nunno, ancora oggi alla guida e in linea con la tradizione: periodicamente, infatti, minaccia di mollare baracca e burattini. Ma ormai è già cronaca.
Il racconto di Pistone e Ricci si chiudeva sul 2007 e ad aprici una finestra sulla crisi del 2016 è un corposo volume uscito nel 2018 e realizzato dai lecchesi Michele Invernizzi e Gianni Menicatti con il toscano Carlo Fontanelli della Geo Edizioni (ancora in commercio, 29 euro). Un vero e proprio almanacco che raccoglie i tabellini di tutte le partite del Lecco dal 1920, vale a dire tutti i campionati (e le coppe) ufficiali: un lavoro di ricerca e ricostruzione più che certosino Con qualche statistica e curiosità, oltre a brevi introduzioni a ogni campionato. La prima partita ufficiale: il 5 dicembre 1920 a Milano contro l'Olona. I lecchesi vincono 4-2. La formazione del Lecco: Preda, Olivares, Saverio III; Bonaiti, Stroppeni, Achilli; Valsecchi, Moretti, Lazzotti, Boni, Wilhelm. Da quel 1920 al 2018, quasi un secolo, il Lecco ha disputato in campionato 3197 partite, vincendone 1233, pareggiandone 976 e perdendone 988; segnando 4019 gol e subendone 3469.
Tre libri che costituiscono un indiscutibile patrimonio di dati e notizie. A disposizione di chi, ora, vorrà, scrivere una storia un po' più sociale e meno sportiva di una squadra di calcio e del sogno di una stagione magica.

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Dario Cercek
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