Lecco perduta/257: c’era la casa a ringhiera

Correva l’anno 1981 quando sulle pagine di un settimanale locale l’avvocato Arnaldo Ruggiero (che è stato, tra l’altro, docente di diritto dal 1925 al 1960 presso l’istituto tecnico per ragionieri “Giuseppe Parini”, ancora nella vecchia sede del palazzo scolastico di via Ghislanzoni) scriveva un ampio servizio sulla “casa di ringhiera” di via Appiani, con fronte di uscita anche nel palazzo antistante di corso Martiri.



Il titolo dell'articolo del 1981

L’edificio in questione era al centro di un intervento di ristrutturazione e di restauro ed apparteneva al “terzetto” degli edifici a ringhiera presenti nella zona: il cortile delle botti e dei sassi di via Ghislanzoni, la curt d’Africa di via Pizzi-via Appiani ed il menzionato palazzo, detto anche del “Frigerio”, che si allungava su via Appiani, sul fronte opposto sino all’incrocio con via Pizzi.
Ruggiero scriveva: “’L’impresa Guglielmo Colombo che sta operando col demolire il vecchio e costruire il nuovo, con vantaggi di chi cerca case dove ci si possa stare comodi. Il fondatore di questa impresa, che mi pare molto attiva, fu un mio amico, appunto Guglielmo Colombo bersagliere di leva, bersagliere della guerra 1915/1918, bersagliere anche dopo, come presidente, appunto, di quelli che avevano fatto il soldato con il caratteristico cappello piumato. Lo ricordo ancora, come fosse ieri, sempre presente alle adunate, caratterizzate da una fanfara che faceva correre anche gli anziani, tanto le sue marce erano vivaci, scoppiettanti, addirittura elettrizzanti”.



Via Appiani nel 1965

L’articolo era occasione per Ruggiero di esprimere alcune considerazioni sulla nuova edilizia residenziale ed a tale proposito sottolineava “Ritengo che il problema della crisi di abitazioni possa essere risolto, almeno in parte (ben inteso), con la ristrutturazione delle vecchie case e, dove è possibile, consentendosi anche il sopralzo. Al quale proposito, non capisco (e me ne scuso con la competente autorità comunale) perché il sopralzo non sia stato consentito, almeno nella parte confinante di via Appiani, con la proprietà Gerosa Crotta. Chiudo ricordando che l’ultima casa con ringhiera è quella già confinante con la parte posteriore con quella demolita, ma che ha l’ingresso dalla via Antonio Ghislanzoni, di proprietà del mio tanto caro amico Antonio Gerosa Crotta”.



Il cortile delle ringhiere di un tempo visto oggi dai due "cannocchiali" di ingresso su via Appiani


Oggi, comunque, chi transita lungo via Appiani può osservare dai due “cannocchiali” di ingresso al vecchio cortile rinnovato e ristrutturato, che i balconi a ringhiera, anche se dimezzati e trasformati, esistono ancora e mantengono il richiamo di una vecchia cornice ambientale carica di ricordi e di memorie di personaggi singolari e curiosi. Sono, purtroppo, scomparsi i giochi dei ragazzi, vivaci e rumorisi nelle ore di metà pomeriggio, negli anni della ricostruzione post bellica ’45, del boom economico ’60, delle famiglie ancora numerose. I precoci tramonti di autunno avanzato e della stagione invernale sono accompagnati da malinconici silenzi, rotti solo dall’echeggiare a distanza di qualche trasmissione televisiva. E’ stato, purtroppo, anche recentemente ribadito, dati anagrafici alla mano, che la città di Lecco è tra le più vecchie d’Italia.
A.B.
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