SCAFFALE LECCHESE/29: è del 1893 la guida illustrata della città in 300 pagine

Siamo nel 1893. Già da anni si viene a Lecco alla ricerca dei luoghi manzoniani (la seconda edizione dei "Promessi sposi" è di mezzo secolo prima: 1840). Non solo. Anche se la sponda orientale del Lario non ha prodotto il movimento turistico di quella occidentale (da Bellagio alla Tremezzina fino a Como), tutto sommato il viaggiatore per diletto non è poi figura sconosciuta. Alberghi di una certa eleganza lo testimoniano. Inoltre, da un anno c'è anche la ferrovia fino a Bellano (da dove, in carrozza, si raggiungono le Terme di Tartavalle). Una linea di pregio. La villeggiatura dei milanesi facoltosi non è più solo in Brianza.
C'è già - in quel 1893 - una Società Pro Lecco, antesignana di quella fondata nel 1934 che sarebbe poi diventata a suo tempo Azienda di soggiorno (prima che la Regione avocasse tutto a sé - tempi recenti - lasciando che il turismo lecchese s'arrangiasse).

La prima e la quarta di copertina


E' appunto la Pro Lecco che, nel 1893, pubblica "Lecco e dintorni", una "Guida illustrata e descrittiva di Lecco e territorio" uscita dai torchi della Tipografia Fratelli Grassi. Esattamente un secolo dopo, la Casa Editrice Stefanoni ne produrrà una ristampa anastatica.
Non si tratta della prima guida turistica: nel 1881 era apparsa quella curata da Giuseppe Fumagalli con un paio di contributi anche di Antonio Ghislanzoni e di cui pure ci occuperemo.
Trecento pagine circa, "Lecco e dintorni" si articola in otto capitoli oltre a un'introduzione e a un'appendice.

L'introduzione (naturalistica) è affidata a Mario Cermenati, geologo e di lì a un decennio parlamentare del Regno. Apre con le scuse per il ridotto spazio che lo costringe a una sintesi eccessiva, salvo poi tirare in lungo scuse e sintesi. Ohi, Mario. In fondo, l'aveva premesso: «Bellezze naturali dei dintorni di Lecco Argomento inesauribile: titolo di un'opera che si dovrebbe pubblicare a dispense, a diventar grigi prima di vederla completa». Una chicca? Il celebre Lariosaurus «che trovossi nei marmi di Varenna. A quest'ora, ne furono scoperti quattro campioni. Il più bello fra tutti è quello rinvenuto nel 1887. L'originale passò al Museo di Monaco di Baviera, pagato lire mille. Il governo italiano si rifiutò d'acquistarlo per tale prezzo, mentre spende centinaja di migliaja di lire per un cavallo!».

Mario Cermenati

E invece, l'avvocato Giacomo Gilardi, lui sì, condensa tutta la storia lecchese che è «storia antica, e molto antica» in poche pagine fino all'Ottocento (ricordando pure come «nel 1817 vi fu una tremenda carestia, durante la quale la classe povera di Lecco e del suo territorio soffriva la fame per l'enorme carenza dei viveri e fu ridotta a cibarsi di ogni sorta di materie anche immonde; e che i nostri paesi diedero moltissime vittime al colera del 1837») per poi concentrarsi sui fatti del 1848 e i successivi moti per l'indipendenza dall'Austria con tanto di elenco dei volontari andati in battaglia. Per l'epoca, storia contemporanea. In conclusione, il monumento a Giuseppe Garibaldi inaugurato nel 1884.

Il medico Giuseppe Resinelli - oggi lo si ricorda come un luminare dell'epoca - discetta sul clima salutare di Lecco. Salutare? «E' un clima che vale a conservare e migliorare e rinvigorire la salute, abituando l'organismo a certe piccole variazioni e rendendolo così preparato a sopportare senza danno anche la grandi a cui invece avrebbe prima soggiaciuto». Ci par di capire: se sopravvivi al clima lecchese, sopravvivi poi a tutto. Come si dice: ciò che non uccide fortifica.
In quanto alla visita della città, spicca naturalmente quella Lecco manzoniana per cui il forestiero «giunto qui, crede di trovarsi in luoghi già noti», come scrive un misterioso "Renzo" che ci accompagna partendo dalla villa del Caleotto per arrivare al monumento al don Lisaander.

Non molto di più: la basilica di San Nicolò, la chiesa di Santa Marta, il Teatro della Società. Anche se Luigi Stoppani (di Luigi, per la precisione anagrafica) consiglia anche un piccolo Duomo di Milano (ridotto «alla quarantottesima radice cubica»), opera dell'allora celebre intagliatore Giacomo Mattarelli che vi si dedicò quasi per l'intera vita: «Chiunque venga a Lecco, forastiero, villeggiante, touriste, non manchi di visitare questa pregevole opera lecchese. Cerchi dei signori Giuseppe e Giacomo Mattarelli, presso i quali è lodevolmente ben custodita, e questi buoni e bravi signori gentilmente si presteranno a lasciarlo visitare a chiunque ne farà loro domanda». Il piccolo duomo non c'è più ormai da oltre cent'anni: distrutto nell'incendio dell'Expo di Milano nel 1906.
Più variegata è la proposta escursionistica.
Ulisse Cermenati (fratello di Mario) consiglia passeggiate alla portata di (quasi) tutti: la cappelletta del San Martino, la Torraccia verso Abbadia, Malgrate e Preguda, l'Arlenico (che allora stava ancora al Seminario) e Castello, Acquate e lo Zucco di Olate, le Torrette di Pescate, San Girolamo.

Giuseppe Ongania (ingegnere che sarà anche sindaco) volge invece lo sguardo ai monti: Barro, Corni di Canzo, San Primo, San Martino, Pizzo d'Erna, Magnodeno, Albenza, Resegone, Grigne, Monte Croce, Campelli, Tre Signori, Legnone. Con tanto di tempi di percorrenza. Mete tra le più frequentate ancora oggidì. Nel 1893, però, è meglio farsi accompagnare da guide esperte: segue perciò l'elenco degli accompagnatori patentati dal Cai. «Bando dunque alle chiacchiere e mostriamoci più uomini di azione che di parole. Ai monti. Excelsior».
Il volume raccoglie anche scritti di Antonio Stoppani: scritti di archivio, visto che l'abate e geologo nel 1893 non è più da un paio d'anni ormai, già gli è stata intitolata un via in città, lo stesso Mario Cermenati non manca di celebrarlo e un capitoletto della guida gli è espressamente dedicato ( a firma "Leucensis").

La sagra di San Michele sul monte Barro (Casimiro Radice)

A Stoppani si debbono le descrizioni del convento di Pescarenico, del santuario della Madonna della Rovinata, del laghetto di Neguccio (oggi cancellato dalle gallerie della nuova Lecco-Ballabio) e della sagra di San Michele sul Monte Barro, un tempo frequentatissima, appuntamento irrinunciabile per tutti lecchesi: «S'immagini una folla d'ogni età, d'ogni sesso d'ogni condizione, imbrancata, incanalata in quel doccione, , che serpeggia su pel monte, coi rispettivi fagotti, gerle, cavagne, cavagnoli e canestri».

"Zasco" (al secolo Francesco Zamperini, a lungo ragioniere capo del Comune, ma soprattutto grande animatore culturale) elenca le stazioni balnearie e climatiche: dal Monte Barro a Tartavalle, da Malgrate alla frequentatissima Maggianico con il mitico albergo del "Davide". C'è la Fonte della Salute, colà, con acqua sulfurea: «Eureka! Acqua che puzza, acqua salubre» avrebbe esclamato l'ignoto contadino che la scoprì, stando alle parole dell'Antonio Ghioslanzoni sulla Guida del 1881.
Naturalmente, non mancano le indicazioni pratiche: il municipio, la Beneficenza pubblica (ospedale, asili, società di assistenza, orfanotrofio), scuole, uffici e società commerciali, circoli sportivi e culturali, uffici, alberghi, trattorie, servizio barche, vetture pubbliche, pompieri, il Distretto militare, financo il cimitero e il servizio di Pompe funebri.
Infine, l'ingegner Giuseppe Giorgetti illustra l'industria e il commercio lecchesi che per «intensità di sviluppo» occupano «nell'operosa Lombardia i primi posti».
Ultime pagine riservate alla pubblicità. Allora come oggi, le spese si coprivano con le sponsorizzazioni. Ed è interessante (e a tratti struggente) andare a leggere quelle inserzioni. Gran parte delle attività oggi è ormai scomparsa. Qualcuna è in qualche modo sopravvissuta in un nome che si tramanda (lo stabilimento fotografico Lariana, per esempio, o la privativa Gattinoni fu Ubaldo, il "Baldo" tabaccaio per intenderci).
A corredo, molte foto d'epoca che ci presentano un paesaggio straordinario e così malinconicamente diverso da quello che abbiamo sotto gli occhi oggi, quando molto (troppo) di quell'aspetto è stato alterato, a volte per eccessiva distrazione (chiamiamola così).

 


 

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Dario Cercek
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