PAROLE CHE PARLANO/3


Cosa preferite per Natale: doni, presenti, regali, pensieri, omaggi o strenne?

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Verrebbe voglia di rispondere: tutto!
Natale è tempo di festa, ovviamente per la nascita di Gesù. Ma perché ci scambiamo regali? Pare che sia una tradizione risalente al Medioevo, quando in diversi paesi europei si facevano piccoli regali ai bambini, perché la venuta di Gesù fosse associata a un momento di gioia. Tuttavia la parola regalo è stata introdotta solo nel 1543 dalla Spagna (regalar= fare doni), quindi non era di certo questa a essere utilizzata all'inizio della tradizione.
Anche pacchetto (dal francese paquet) e pacco (dall'olandese pak) risalgono al Cinquecento.
Omaggio (dal francese antico omage, oggi hommage) ha assunto il significato di dono addirittura nel XVIII secolo. Però possiamo essere certi che nel medioevo si usasse il vocabolo dono che ha la stessa radice latina di dare. Quindi senza dubbio gli adulti davano e donavano ai loro bambini.
Ma il termine che ciascuno di noi associa immediatamente alle feste natalizie è strenna. Deriva dal latino strena e cioè presagio, augurio. Si racconta che il primo dell'anno i Sabini regalavano al loro re alcuni ramoscelli recisi nel bosco sacro dedicato a Strenua, dea della forza (da cui derivano anche strenuo e strenuamente). Questa parola passò direttamente ai Romani dove divenne il dono augurale dei giorni di festa, soprattutto rivolto alle persone importanti.
Quindi, anche per questo particolarissimo Natale, scambiamoci senza imbarazzo doni, regali, omaggi, pacchi, pacchetti e strenne: l'importante è... il pensiero.
Rubrica a cura di Dino Ticli
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