Bellano: al 'frantoio del Poppo' ogni anno macinati oltre tremila quintali di olive
All'interno del frantoio, da sinistra: Tiziano Coppo, Leonardo "poppo" Enicanti, Simone Dell'Oro e l'agronomo Giandomenico Borelli
Il Frantoio di Biosio è una passaggio obbligato per quanti coltivano ulivi con l'obiettivo di produrre olio. E a giudicare dal viavai di mezzi, sono in tanti. Sono infatti sempre più numerosi gli olivicoltori del Lario, ai quali si sono aggiunti negli anni coltivatori provenienti dalla Valtellina, dalla Brianza Meratese ma anche dalla Valle San Martino, in provincia di Bergamo.
Quest'anno l'impianto ha aperto il 20 ottobre e ha proseguito la sua attività per altre due settimane abbondanti, fino a quando sono state spremute tutte le olive provenienti dal Lario e non solo.
Per poter consegnare il proprio raccolto è necessario fissare un appuntamento che coincide con i giorni di raccolta delle olive. Per ottenere infatti una buona qualità, è fondamentale portare al frantoio le olive raccolte nel più breve tempo possibile...
I produttori giungono con il loro carico davanti al frantoio; le olive vengono scaricate, deposte in enormi ceste e consegnate agli addetti. Quindi si procede con la pesatura così da conoscere immediatamente il quantitativo dei frutti raccolti. Poi gli operatori provvedono a trasportare le olive all'interno del frantoio per dare inizio alla spremitura a freddo, che consente di esaltare ulteriormente le caratteristiche dell'olio. Intanto all'esterno stazionano coltivatori e hobbisti, in attesa di ricevere notizie relative al risultato della molitura.
Sembra di essere nella sala d'aspetto di un reparto maternità, dove ognuno attende con trepidazione, scambiando quattro chiacchiere di circostanza con i presenti per ingannare il tempo, con la speranza che il risultato soddisfi le attese. E infatti a turno ognuno viene poi chiamato e informato della quantità di olio prodotto. Un primo dato che consente di calcolare la resa, che varia di anno in anno, in base alla stagione e alla varietà delle olive spremute. E' la prima valutazione, perché saranno poi le analisi ad avere l'ultima parola.
Il "regista" delle frenetiche operazioni che si svolgono attorno al frantoio è Leonardo Enicanti, XX anni, nel cassetto un diploma di geometra, nel cuore una grande passione per la natura e un profondo amore per l'olio di oliva.
E' lui ad occuparsi del frantoio di Biosio, e non solo di quello, come vedremo più avanti.
Galeotto fu l'incontro con Barbara, la moglie, ma soprattutto con quello che sarebbe poi diventato il suocero, che anni prima aveva messo a dimora una decina di ulivi, senza molte pretese. Il giovane Leonardo, diventato poi per tutti "Poppo", ha così scoperto insieme all'amore per Barbara la passione per gli ulivi. Anche se mai avrebbe immaginato a quei tempi che sarebbe diventato il suo lavoro e la sua vita.
"Il vero salto - ci racconta "Poppo", che in questo periodo lavora spesso anche di notte per tenere dietro alle richieste che arrivano al frantoio - è arrivato nel 2004, quando è nata l'azienda agricola. Volevo dare seguito all'attività agricola intrapresa da Mauro Denti soprattutto nel settore olivicolo di recente impianto. Infatti la prima piantumazione di 120 ulivi è stata fatta nel 1992 in sostituzione della vite che diventava troppo laboriosa da seguire e che al contempo non dava risultati qualitativi all'altezza di quelli olivicoli. Dopo aver avuto già dal primo anno la certificazione D.O.P. Laghi Lombardi Lario e i primi riscontri da parte di una clientela che cercava un prodotto di elevata qualità anche se di quantità estremamente contenuta, abbiamo proseguito il lavoro arduo di piantumazione di nuovi piccoli impianti, viste le elevate difficoltà dovute al tipo di territorio montano, arrivando ad avere circa 400 alberi. Nel frattempo avevo cominciato a lavorare alla realizzazione di un frantoio per le olive che producevamo. Negli ambienti si sentiva infatti sempre più la necessità di realizzare un nuovo impianto al servizio dei produttori del Lario, sempre più numerosi. L'idea era di costruire un frantoio a Perledo, ma non c'era un'indicazione precisa. Quando la Comunità Montana Valsassina, Valvarrone, Val d'Esino e Riviera pubblicarono un bando per la realizzazione di un frantoio decisi di partecipare".
Poesie scritte dall'agronomo Giandomenico Borelli
Leonardo Enicanti si aggiudicò così il bando e parte dei finanziamenti necessari per la realizzazione del nuovo impianto oleario, anche se di piccole dimensioni, con una capacità oraria di circa 3,5 quintali ma con un sistema tecnologico della ditta Pieralisi all'avanguardia, "una chicca a detta dei tecnici del settore", che venne inaugurato nel 2006.
Nel 2010 l'Azienda agricola Poppo decise di ampliare ulteriormente la superficie olivetata con circa 300 nuovi ulivi per un totale di 700 piante: allora si trattava di un numero quasi da record per i nostri territori al limite estremo dell'olivicoltura.
"Nel 2012 - come viene spiegato sul sito dell'impianto - arriva l'ampliamento del frantoio con una gramola bivasca in aggiunta a quella esistente e ad un nuovo separatore autopulente a completare un impianto già dalle elevate qualità ma con una quantità di lavoro oraria raddoppiata per far fronte alle esigenze di un'olivicoltura di qualità che ha bisogno di ridurre al massimo i tempi tra raccolta e lavorazione".
Con il passare degli anni Leonardo Enicanti accresce il suo impegno nell'olivicoltura e nel 2016 decide di rilevare interamente l'impianto dalla Comunità montana, la quale però "non ha mai fatto venir meno il suo aiuto e il suo sostegno che prosegue ancora oggi attraverso una importante collaborazione".
Tornando invece ai giorni nostri, cosa possiamo dire di questa annata che si avvia ormai alla conclusione?
"E' stata una buona annata - ha confermato Poppo - ma non certo eccezionale per quanto riguarda la quantità. Direi che rispetto al 2018, che è stato veramente un anno eccezionale, siamo sotto in media del 20-30%. Per quanto riguarda invece la qualità direi che c'è da essere molto soddisfatti, la stagione è stata ottima e tutti hanno ottenuto buone olive e questo ci ha permesso di ottenere un olio da record in fatto di qualità".
Sono quattordici i produttori di olio che fanno riferimento al frantoio di Biosio, di cui dodici hanno ottenuto la certificazione D.O.P. Laghi Lombardi Lario".
Tantissimi sono invece gli "hobbisti", coloro che coltivano ulivi per passione, producendo in molti casi anche quantitativi importanti. Mediamente ogni anno giungono a Biosio per essere macinate circa tremila quintali di olive.
"E' un trend in continua crescita - ha proseguito Poppo - e per questo motivo abbiamo deciso di avviare un ulteriore aggiornamento tecnologico dell'impianto. Si tratta di un'evoluzione destinata a migliorare le varie fasi di lavorazione senza nulla togliere ovviamente all'aspetto qualitativo. Il nostro "gioiellino" la prossima stagione sarà quindi all'avanguardia e tutto questo però avverrà senza dover rinunciare alla tradizionale qualità".
Nei circa due mesi di attività del frantoio c'è una squadra molto affiatata che segue le varie fasi di lavorazione, sotto l'occhio vigile e attento del Poppo, perché in questa fase non permesso sbagliare.
Nella "sala macchine" si muovono con perfetto sincronismo almeno tre operatori per volta, ognuno con compiti prestabiliti. Nulla è lasciato al caso.
Aleandro Bonanomi coltivatore di Santa Maria Hoè mentre consegna le olive raccolte nella sua tenuta di Paù, in una foto di repertorio
C'è Tiziano Coppo, ex bancario pensionato che ha scoperto un amore profondo anche se tardivo per l'olio, e con lui Giandomenico Borelli, esperto agronomo e poeta, oltre che grande intenditore di olio, coadiuvati da Simone Dell'Oro e Sabrina Nogara. Sono loro a garantire che durante le varie fasi della spremitura tutto fili liscio... come l'olio.
Attualmente l'Azienda agricola "Poppo" conta su circa un migliaio di piante, per lo più Frantoio, Leccino e Pendolino come impollinatore. Una quantità considerevole ma che trova le sue ragioni in una precisa filosofia aziendale, come ci ha spiegato Leonardo.
"Gli alberi sono situati in appezzamenti diversi, con diverse caratteristiche ambientali. Quindi l'anno in cui a causa della siccità alcune zone producono scarse quantità di prodotti, vengono compensati dagli ulivi che si trovano in zone più umide e viceversa. In questo modo abbiamo una produzione annuale costante che ci consente di soddisfare comunque le richieste".
Dell'azienda agricola, che produce oltre all'olio anche dell'ottimo miele, fa parte anche la "Fantastica Casa Poppo", agriturismo con piscina e possibilità di pernotto, dalle cui camere si può ammirare un panorama del Lago di Como da togliere il fiato.
La moglie Barbara non è certo rimasta con le mani in mano. E' infatti lei a dirigere il ristorante Crotto di Biosio. Cucina tipica locale, a cominciare dalla scelta dei prodotti a filiera corta di elevata qualità: dai salumi genuini ai formaggi degli alpeggi vicini, fino all'insalata dell'orto. Ed ancora carne selezionata e pesce di lago cucinati con passione compongono ottime grigliate e gustosi menù. Neanche a dirlo le pietanze sono condite con l'olio dell'Azienda agricola Poppo e si degustano nella sala ristorante che offre un panorama di rara bellezza sul lago...
Il nostro Paese – spiega la Coldiretti – può contare su 533 varietà di olive contro le appena 70 degli spagnoli che hanno una produzione di massa quasi sei volte superiore.
“Tra le province di Como e di Lecco la coltivazione degli olivi e la produzione di olio è distribuita in modo equivalente: per quanto riguarda l’area comasca, gli areali di produzione sono prevalentemente collocati nella zona della Tremezzina e a Bellagio, mentre per quanto concerne il lecchese la produzione è distribuita su tutta la sponda orientale, con particolare concentrazione nella zona di Varenna e Perledo e nella zona di Mandello del Lario” precisa il presidente della Coldiretti interprovinciale Fortunato Trezzi.
Circa 1000 gli olivicoltori che coltivano il prodotto, con una quindicina di imprese agricole specializzate che producono tra i 2000 e i 3500 quintali di oliva all’anno. La resa media è, ogni anno, tra i 200 e i 300 quintali di olio (non solo Dop). Oltre 55 mila gli ulivi in produzione.
Dalle olive raccolte nell’areale del lago di Como si origina una Dop olearia tra le più apprezzate, quella dei “Laghi Lombardi” nella tipologia “Lario”: il suo areale comprende 33 comuni in provincia di Como e 12 in provincia di Lecco. La “Dop Laghi Lombardi – Lario” è senza dubbio una denominazione sempre più apprezzata e di successo: questo olio deve essere ottenuto dalle varietà Frantoio, Casaliva e Leccino (in misura non inferiore all’80% rispetto alle altre varietà presenti negli oliveti). Come da disciplinare, rileva un’acidità massima dello 0,55%: il colore è dal verde al giallo e il caratteristico odore è fruttato medio o leggero. Al sapore è delicato, può rivelare note leggermente amarognole e piccanti. Va ricordato che l’olio extravergine d’oliva teme la luce e le basse temperature, che possono provocarne un parziale congelamento.
A pesare quest’anno è anche la chiusura dei ristoranti che, in Italia e nel mondo, rappresentano un importante mercato di sbocco soprattutto per le produzioni di qualità Made in Italy anche se con la svolta salutista degli italiani a tavola spinta dall’emergenza Covid sono cresciuti in Italia del 9,5% i consumi familiari di extravergine di oliva, anche per effetto del maggior tempo trascorso in casa a cucinare, sulla base delle elaborazioni Coldiretti su dati Ismea del primo semestre. A livello nazionale 9 famiglie su 10 consumano olio extravergine d’oliva tutti i giorni – sottolinea Coldiretti – con una crescente attenzione verso il prodotto di qualità che ha favorito la nascita di corsi e iniziative.
Sul fronte del mercato, la minor produzione 2020 e la domanda delle famiglie sta spingendo in alto i listini con aumenti che riguardano anche gli oli Dop/Igp italiani. L’andamento dei prossimi mesi dipenderà come di consueto dalla situazione internazionale con la produzione mondiale stimata in linea a quella dello scorso anno ed i prezzi in Spagna, Grecia e Tunisi che mostrano tendenze al rialzo. La Spagna è di gran lunga il principale produttore mondiale seguito dall’Italia mentre sul podio al terzo posto si trova la Grecia.
L’Italia – precisa la Coldiretti - è il primo consumatore mondiale di olio di oliva con una media negli ultimi 5 anni di 504 milioni di chili, seguita dalla Spagna con 483 milioni di chili e dagli Stati Uniti con ben 320 milioni di chili. A sostenere la domanda mondiale – continua la Coldiretti - sono certamente gli effetti positivi sulla salute associati al consumo di olio di oliva provati da numerosi studi scientifici che hanno fatto impennare le richieste di quel segmento di popolazione che nel mondo è attento alla qualità della propria alimentazione.
Per le feste l’aumento record del 29,2% del commercio elettronico nel 2020 in prossimità del Natale spinge anche gli acquisti on line di extravergine ma è allarme per il rischio truffe secondo il rapporto dell’Istituto per la tutela della qualità e repressione frodi (Icrqf) che da febbraio a maggio 2020 nel periodo della prima ondata dell’emergenza Covid ha effettuato ben 558 interventi per la rimozione di inserzioni irregolari di prodotti alimentari sui principali siti di e-commerce.
Con l’82% dei consumatori che con l’emergenza coronavirus sugli scaffali cerca prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio, il consiglio della Coldiretti è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, dove è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive.
Mentre on line è meglio verificare anche l’identità del venditore privilegiando chi ha un legame diretto con la terra o appartiene ad una rete strutturata di agricoltori come Campagna Amica ma è importante anche – conclude Coldiretti Como Lecco - assicurarsi che il prodotto in vendita sia realmente tipico della zona da cui proviene, magari stando attenti che il nome del prodotto non sia “storpiato” come spesso accade quando ci si trova davanti delle imitazioni delle più note specialità Made in Italy.