In viaggio a tempo indeterminato/154: arrivati nella zona degli..hillbilly

É una tranquilla mattinata di Novembre, con la condensa sul vetro anteriore della macchina per colpa della notte fresca appena passata.
Siamo parcheggiati davanti al supermercato più diffuso degli Stati Uniti.
E’ diventato un po’ il nostro “porto sicuro”, perché se è vero che dormire in mezzo a un deserto o immersi in una fitta foresta sembra un sogno, anche un bagno con l’acqua corrente non è affatto da sottovalutare dopo più di quaranta giorni in macchina.
Apro la portiera e guardo fuori.
Nessuno si è parcheggiato nei posti accanto ai nostri, quindi abbiamo la privacy necessaria per uscire dalla macchina, sistemarci un po’ i vestiti e i capelli e nascondere quel look da “mi sono appena svegliata” che abbiamo stampato in faccia.
“Pa, vado a fare pipì” dico a Paolo che è rimasto sotto le coperte.
Mi infilo le scarpe, metto la mascherina e cammino a passo spedito verso l’entrata del supermercato.
Ieri sera siamo arrivati qui che era già buio e non mi ero accorta che il parcheggio fosse circondato da colline e alberi.
Sullo sfondo si vede persino il profilo delle cime montuose degli Appalachi.

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Mi guardo intorno e osservo gli altri clienti del supermercato.
E’ una cosa che faccio ogni volta che troviamo un negozio di questa catena.
Mi sono resa conto che la clientela varia moltissimo e che rappresenta sempre uno spaccato della popolazione del posto.
Quando eravamo in Texas, cappelli da cowboy e stivali di pelle erano l’abbigliamento più diffuso per fare la spesa.
In Utah, dove vive una grande comunità di mormoni, le famiglie con sei o sette figli, generalmente tutti biondi, creavano file chilometriche alle casse automatiche.
Poi ci sono stati i supermercati frequentati dalle etnie più diverse dove incontravamo una coppia giapponese in una corsia, una famiglia indiana in quella dopo, un gruppo di ragazzi messicani davanti allo scaffale dei fagioli.
Andare a fare la spesa il giorno di Halloween ci ha riservato parecchie sorprese permettendoci di incontrare Sailor Moon, Elvis, quattro zombie, un hotdog con braccia, gambe e mascherina.
Dove abbiamo dormito stanotte, invece, non serve nemmeno entrare nel supermercato per farsi già un’idea della clientela.
Basta guardare le macchine, o sarebbe meglio dire i pickup, dato che quasi tutti sembrano averne uno.
Ci sono quelli più vecchi e arrugginiti, quelli super moderni addirittura con 6 ruote, due davanti e quattro dietro, quelli sobri con le luci al neon.
Ma la mia attenzione è attirata da una vecchia macchina bianca parcheggiata a pochi metri dall’entrata.
Sul vetro posteriore ha una scritta rossa “Please don’t shoot through my window” (Per favore non sparate al mio vetro).



Una scritta molto rassicurante… credo che se l’avessi letta ieri sera, col cavolo che ci saremmo parcheggiati qui!
Le porte automatiche del supermercato si aprono. Sono solo le otto e non c’è molta gente, ma quei pochi avventori che camminano per le corsie sembrano apprezzare particolarmente le camicie a quadri e le salopette.
In questa zona vivono i cosiddetti “hillbilly”.
Un termine dispregiativo che indica gli abitanti di queste zone rurali e montuose, giudicati arretrati e violenti. In origine venivano chiamati così gli immigrati di origine scozzese e irlandese che occuparono i territori vicino ai monti Appalachi.
Nello stereotipo diffuso, l’hillbilly si riconosce perché ha barba lunga e incolta, indossa la salopette di jeans, non si preoccupa particolarmente della sua igiene e del suo aspetto e beve molto.
Insomma, un buon partito!
Mi aggiro nell’enorme supermercato alla ricerca del bagno che come sempre si trova dalla parte opposta rispetto all’entrata.
Attraverso veloce la corsia dei materassi, quella delle scarpe, quella delle stoffe vendute al metro e mi dirigo spedita verso la zona dedicata agli sport.
In genere i bagni sono lì, a metà strada tra le tende da campeggio e le TV 50 pollici.
Ormai conosco a memoria la disposizione di questi supermercati.
Questo però ha qualcosa di diverso ma all’inzio non capisco bene cosa sia, sono pur sempre le 8 di mattina e sono appena scesa dal letto/macchina.
Poi alzo lo sguardo e in alto a uno scaffale vedo un gigantesco cervo.



Guardo meglio e poco più in là noto un procione, poi un lupo.
Per un attimo penso che sia un incubo da cui non mi sono mai svegliata.
Che ci fanno degli animali impagliati dentro il supermercato?
E in quel momento mi rendo conto che mi trovo davanti a un’intera parete di munizioni, mensole e mensole con pallottole e in fondo, dentro una vetrina, dei fucili.
Sapevo che la caccia fosse uno sport molto diffuso, ma da qui a vendere tutto l’occorrente addirittura dentro il supermercato…Rimpiango le famiglie bionde con 18 figli!

Esistono moltissime “Americhe” diverse che convivono dentro lo stesso Paese.
L’America ricca e colta, quella povera e arretrata, quella bianca, quella di colore, quella delle minoranze, quella delle salopette, quella dei cowboy, quella delle pistole… e il supermercato sembra il posto perfetto per osservare tutta questa varietà.
Dovrebbero farci uno studio sociale!
Angela e Paolo
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