Lecco perduta/242: lo stadio doveva essere al Bersaglio

Nell’autunno 1947 un periodico cittadino scriveva “Da fonte bene informata, ci viene assicurato che il progetto dell’attesissimo stadio nella zona di Santo Stefano è stato felicemente varato. Le dimensioni dello stadio saranno in un primo tempo di metri 60 x 100. Alla fine esse raggiungeranno i metri 65 x 115, con relativa pista podistica, ecc. ecc. … I lavori sono già in corso”. L’articolo concludeva scrivendo “Ecco le primizie, amici corrispondenti, ecco le primizie che noi preferiamo!”.
La primizia sarà stata veramente tale … ma il fatto è che lo stadio in zona Santo Stefano-Bersaglio non è stato realizzato nemmeno dopo l’auspicato smantellamento del vecchio “tiro a segno”.


Una panoramica del vecchio Bersaglio, quando già c’erano le prime costruzioni residenziali

Il Calcio Lecco giocava, nel 1947, ancora sul “prato” del Cantarelli, terreno di gioco ricavato nella proprietà terriera della famiglia Ceppi. Era l’anno di una vigorosa ripresa post bellica e la squadra bluceleste si presentava all’insegna del motto “Valorizziamo l’elemento indigeno!”. Per tale motivo la società rendeva noto che il “pallone nostrano” era ben rappresentato nella formazione ‘47/’48, guidata dall’allenatore Guido Ara. Vi erano, infatti, nella rosa dei blucelesti di prima squadra, Luigi Ripamonti, Gianni Corti, Piero Riva, del quartiere Pescarenico; Eros Marini di Lecco centro; Angelo Ratti, di Olate; Franco Alberti e Renato Spada, di Lecco Malpensata e veniva anche menzionato Alfonso Gherardini, di Vercurago”. A tale proposito si rammentava, per conoscenza dei tifosi e dei “catoni” del calcio nostrano, che nella formazione lecchese c’era un portiere che durante il periodo della sua prigionia bellica aveva vinto, con la rappresentativa italiana, la coppa internazionale di calcio in Cina. Era Angelo Ratti, classe 1921.


Una visione dell’ultimo tratto del superstite tiro a segno

Lo stadio non venne realizzato per motivi vari di urbanizzazione residenziale della zona. Nella mostra quinquennale del 1953, allestita presso l’Istituto Badoni, al Caleotto e nella vicina aerea dell’allora campo sportivo Elip, dove oggi sorge la Petrolcarbo, venne presentato il progetto di un nuovo mega centro sportivo in zona Bione. Il progetto era stato redatto dall’ing. Nino Cugnasca, lecchese residente in via Cavour, per anni sindaco di Introbio. La nuova area al Bione prevedeva anche un settore da destinare a sede della Quinquennale, importante iniziativa dedicata alla rassegna dell’industria e del lavoro lecchese, che si teneva ogni cinque anni. Purtroppo quella del 1953 fu l’ultima edizione.


La Virtus Stella, guidata del mistero Duilio Senzani (primo in piedi a sinistra),
sul rettangolo di gioco che si può notare sotto la zona di via Stelvio,
cancellata dalla tragica frana del 1969 dal sovrastante San Martino


Il progetto Cugnasca prevedeva la costruzione del nuovo stadio, con piste di atletica, la piscina coperta e pure una scoperta con lido balneare, nonché campi di basket, tennis, giochi delle bocce, club motonautico, ed altro ancora. La Quinquennale non più organizzata nella scadenza prevista del ’58 portò ad un blocco di tutto il progetto, mentre il Calcio Lecco, con la formazione partita dalla serie C nel 1953/1954 arrivava alla promozione in A nel campionato 1959/1960. La partecipazione alla massima serie calcistica nazionale rendeva indispensabile l’ampliamento e la sistemazione del vecchio Cantarelli, che nel frattempo era stato dedicato alla memoria di Mario Rigamonti, giocatore del grande Torino, scomparso nella tragedia aerea di Superga. E così lo stadio è rimasto dove si trova tuttora.
Nell’autunno 2022, quindi fra due anni, l’attuale Rigamonti Ceppi raggiungerà il traguardo del secolo. E’ stato infatti inaugurato nel 1922, quando il Calcio Lecco era ancora una sezione della Canottieri Lecco.
A.B.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.