Lecco perduta/241: Il “Fuori Sacco” di Giampiero Gerosa, GIGIPI

Tutti i lecchesi di nuova generazione dovrebbero leggere i due libri dal titolo “Quel borgo che si incammina” e “C’è città e città”, scritti da Giampiero Gerosa negli anni tra il 1946 ed il 1948. Peccato una sola cosa: che i libri siano introvabili e la possibile lettura è affidata a qualche anziano che ha conservato le pubblicazioni edite da Stefanoni, ben presente in città nella sede di via Col di Lana.
Giampiero Gerosa, allora non ancora trentenne, era reduce dalla guerra, ove aveva militato come ufficiale tra le truppe alpine. Si nota subito, tra le righe dei vari capitoli che, oltre alla descrizione bonaria e singolare della Lecco di allora, c’è il desiderio di una speranza, di un invito a rinascere, a riprendere, a progredire verso un migliore futuro. Gerosa, che è deceduto a noant'anni nel 2011, è stato un giornalista di fama nazionale, che ha avuto un ruolo storico nel giornalismo territoriale lecchese. Amava la sua professione, il mestiere che ha svolto per una vita intera, con esemplare dedizione.


Giampiero Gerosa premiato da Renato Corbetta, presidente ELMA

Firmava tanti suoi articoli con la sigla GIGIPI; ha scritto delle imprese straordinarie del sommergibile C3 dell’inventore Pietro Vassena, delle imbattibili ondine della Canottieri Lecco anni ’50, dei traguardi più famosi dei Ragni della Grignetta, del Lecco Calcio in serie A, dei pescatori lecchesi quattro volte vincitori dello scudetto nazionale e di quanto altro intorno alle maggiori vicende lecchesi entrate nella storia e nella cronaca.
Amava e praticava la montagna e lo sci ed ha scritto anche di Zeno Colò, il campionissimo dell’Abetone, che vinse una classica dello sci alpino lecchese degli anni ’50, il trofeo Vico Fiocchi.


La curva degli Alberi, sul lungolago cittadino, presso il monumento ai Caduti, anni 1945/1950

Entrambe le pubblicazioni del dopoguerra 1945 hanno la prefazione del prof. Aldo Pedrone, docente di lingua francese al Collegio Volta di Lecco; vi sono disegni dell’architetto Ugo Sacchi. Giampiero Gerosa, nell’anno 2006, si presentò a una riunione di colleghi con un tabellone sul quale aveva raccolte le buste “fuori sacco” della sua lunga ed intensa attività giornalistica. Cosa era il “fuori sacco”? Era una busta “volante” provvidenziale ai giornalisti per far pervenire alle redazioni, di quotidiani in particolare, il testo dattiloscritto di articoli vari; la busta portava in evidenza “Fuori Sacco” e veniva consegnata al vagone postale o al bus automobilistico perché venisse trasportata al deposito di arrivo del mezzo, dove un fattorino del giornale passava a ritirarla. Sono memorie che appartengono ad un giornalismo lontano, scomparso, cancellato dalle nuove tecnologie.
Lecchese di nascita del quartiere Caleotto, Gerosa aveva abitato poi in corso Martiri. E’ deceduto nella sua casetta sul lago di Vercurago dove conservava non poche memorie, ad iniziare da una rassegna fotografica dedicata alle interviste di personaggi e campioni.


Giampiero Gerosa con il tabellone “Fuori Sacco”

Nelle pagine delle due pubblicazioni ora introvabili emerge un’attenzione singolare, un calore particolare a tutto il territorio lecchese, dalle acque “gialle” della Fiumicella all’agreste Belledo, all’industriale vallata del Gerenzone, ai lampi notturni delle colate nei forni delle ferriere, al verde della scomparsa curva degli Alberi, sul lungolago di fronte al monumento ai Caduti.
 Nella cronaca di un quotidiano, nella triste notizia della sua scomparsa, si può leggere “Lo storico professionista è deceduto nella sua abitazione nella provincia lecchese. Lascia le due figlie (aveva perso da qualche anno la moglie) ed un vuoto tra i colleghi vicini e lontani che lo descrivono come un pezzo della storia del giornalismo, non solo lecchese”.
Peccato non poter far leggere ai cittadini di oggi le sue pagine dedicate ad una Lecco scomparsa.
A.B.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.