Lecco perduta/237: la fiera austriaca del bestiame divenne italiana

La “festa di Lecco”, nella prima settimana di ottobre, ha visto per oltre un secolo anche una fiera del bestiame. Era un appuntamento “diverso” nella città industriale e mercantile che provocava un’atmosfera particolare nelle piazze e nella strade del “vecchio borgo” La manifestazione era stata approvata dall’Imperial Luogotenenza di Lombardia, con provvedimento del 5 settembre 1853. SI rendeva noto che nel borgo di Lecco, fra fine settembre ed i primi giorni di ottobre, si sarebbe svolta una fiera di bestiame. L’avviso era firmato dai deputati Gerolamo Scola, Giuseppe Mauri e Giuseppe Erba, controfirmato dall’Imperial Commissario distrettuale, Castoldi. La prima fiera riscosse un successo superiore alle più ottimistiche previsioni, tanto che venne prorogata di alcuni giorni. Si fecero affari d’oro con la vendita di circa 600 bovini e 250 cavalli.



 Il Comitato organizzatore e la giuria dell'ultima edizione della fiera (anno 1955)

La soddisfazione della Deputazione comunale per l’ottima riuscita della rassegna venne manifestata con lettera all’Imperial Regio Delegato provinciale in Como, Giorgio Anelli. La lettera ricordava che “numerosi vi convennero i venditori di bestiame bovino e cavallino, specialmente dai cantoni svizzeri di Grigioni e di San Gallo, ma più numerosi ancora si presentarono acquirenti lombardi”.
La fiera poneva pure in evidenza che la posizione geografica di Lecco era la più vantaggiosa per venditori e compratori “potendo gli svizzeri accedervi per comode strade e per via lacuale e diramandosi come raggi da questo borgo tre strade per Milano, Como e Bergamo”. Vi furono elogi per l’Imperial Gendarmeria in quanto le strade vennero mantenute sicure con posti di controllo ed, altresì, per l’encomiabile operato dei veterinari Carlo Omboni e Lorenzo Mazzoleni.



La premiazione dei soggetti migliori presso il macello comunale di Lecco

Il bilancio positivo della prima edizione portò ad organizzare la stessa come un punto fisso di incontro nel calendario autunnale delle rassegne annuali del settore. Furono necessari provvedimenti organizzativi, come la disposizione che “il bestiame svizzero diretto a Lecco entrasse in territorio lombardo attraverso i valichi di Monte Spluga, Villa di Chiavenna e Tirano. Gli allevatori dovevano presentare all’ufficio doganale di frontiera i regolari attestati di sanità del bestiame accompagnato”.
Avviata con la presenza austriaca in Lombardia la fiera di bestiame di Lecco, proseguì anche con il Regno d’Italia. La prima rassegna italiana avvenne nell’autunno 1859. La fiera ha cessato di esistere a metà Novecento, praticamente un secolo dopo il suo avvio. Nel dopoguerra 1945 venne trasferita, per motivi di viabilità e di pubblica igiene, dal lato di piazza Mazzini verso il Caldone ancora scoperto, alla zona del macello pubblico comunale, in quartiere Pescarenico.



Un momento della fiera-mostra bestiame nei padiglioni del macello

Sono state nel decennio 1945/1955 le ultime edizioni di una fiera di bestiame che ha animato la città di Lecco con insolite presenze, oltre le barche del porto, i mercati delle piazze del centro storico, le fabbriche della città sempre più industriale che si presentava già sul lungo Adda, vicino al trecentesco ponte di Azzone Visconti.
Una relazione di fine Ottocento sulla fiera del bestiame a Lecco evidenziava che “con i tanti forestieri ne è derivato un sensibilissimo vantaggio ad albergatori, osti, proprietari di stallazzi”. E’ stato un turismo ante litteram.
A.B.
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