Olginate: funerale 'blindato' per Salvatore De Fazio, tra urla, lacrime e tanti Carabinieri

Ad un cenno del Comandante del Nucleo Operativo e Radiomobile gli addetti alle pompe funebri hanno messo il carro in moto, alla volta del cimitero: ad un addio "particolare" come quello odierno anche il tempo per lo strazio è stato contingentato. Inconsolabile del resto una madre avanti con gli anni costretta a dire addio al proprio figliolo, in un'inversione innaturale delle parti. Ed inconsolabile anche una moglie che ha visto uscire di casa il proprio marito per poi trovarsi a piangerlo da un momento all'altro insieme a tre figli ancora da "tirare grandi".

Salvatore De Fazio

Urla e singhiozzi ma anche tanti Carabinieri in divisa ed in borghese questo pomeriggio fuori dalla chiesa di Olginate alle esequie di Salvatore De Fazio, il 47enne originario di Belcastro assassinato nel pomeriggio di domenica a sangue freddo da un "sicario" che ha ferito gravemente anche il fratello Alfredo, probabilmente l'unico assente alla cerimonia odierna, con tutti i posti interni alla parrocchiale occupati e centinaia di parenti, amici e semplici conoscenti assiepati anche all'esterno della chiesa, nonostante la pioggia che, a metà funzione, ha iniziato a cadere. "Anche il cielo lo piange" ha gridato qualcuno, accompagnando il feretro nell'ultimo viaggio.
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"Te ne sei andato lasciando un vuoto dentro di noi che nessuno mai riuscirà a colmare. Ma siamo certi che tu ci darai la forza perchè, come dicevi tu, noi eravamo il tuo sangue" ha scandito dall'altare una ragazza a nome di tutti i nipoti, pronti con la freschezza della giovane età a condividere un ricordo dell'amato zio. "Ci mancheranno i tuoi sorrisi calorosi e spontanei che colmavano il tuo viso mai arrabbiato e pieno di vita. Grazie per esserci sempre stato per noi e per averci sempre strappato un sorriso con le tue battute che rallegravano anche i giorni più bui. Resterai sempre vivo nei nostri cuori".

Le nipoti all'altare per ricordare lo zio. Sotto la benedizione della salma

Al parroco don Matteo Gignoli il compito di trovare le parole giuste per un'omelia non certamente facile (QUI l'articolo completo con il suo discorso) pronunciata alla presenza, discreta e in disparte, del sindaco di Olginate Marco Passoni che già nell'immediatezza dell'assassinio aveva invitato la comunità alla compattezza, dinnanzi ad un orrore tanto grande, ad un avvenimento che, come detto dal sacerdote, si crede da film e invece si è verificato proprio in paese.



Palpabile, insieme al dolore, anche la tensione. Scioltasi forse soltanto in quel caldo applauso che ha salutato l'uscita della bara, portata a spalla da amici e famigliari, a riprova di quell'abbraccio che don Matteo più volte ha invocato per la mamma di Salvatore, per la moglie Antonella e per i figli Davide, Matteo e Valentina.
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