Il voto di ieri/12: con 'Boscagli bis' finiscono i sindaci della D.C.

    Il voto popolare per il quinquennio amministrativo al Comune di Lecco 1988-1993 apre una parentesi di tre differenti periodi della vita comunale. L’arco dei cinque anni può essere benissimo sintetizzato in tre fasi distinte: la prima vede la Giunta D.C.-P.L.I, con sindaco Boscagli e vice Marco Cariboni. La seconda, la più lunga, con la Giunta D.C.-P.S.I con la stessa guida affiancata però da Angelo Valsecchi. La terza è quella del primo semestre 1993, con il commissario Salvatore Cino, della prefettura di Como.

Il vice sindaco Marco Cariboni con il consigliere comunale Anacleto Magni

Il vice sindaco Angelo Valsecchi con l'on. Pierluigi Polverari

    Novità rilevante del voto 1988 è l’ingresso in Consiglio Comunale, con tre rappresentanti, della Lega Lombarda, guidata da Stefano Galli, che nel 1990 sarà eletto consigliere regionale. Vi sono alcuni ritorni dopo una non breve assenza, nelle file dei consiglieri: fra questi Salvatore Bonalumi, già assessore con i sindaci Bonaiti e Rusconi, poi assessore provinciale a Como e, prima, sindaco di Ballabio. Torna sui banchi del consiglio Roberto Rusconi, sarà assessore del P.L.I. C’è Pierfranco Mastalli, di D.P.; alla sua terza nomina.

1990: il sindaco Boscagli, con altre autorità cittadine, accoglie
presso il palazzo municipale il nuovo prevosto mons. Roberto Busti

    Le comunali del 1988 sono da ricordare perché sono state le ultime con il sistema proporzionale di lista, prima della novità radicale del 1993, con l’elezione diretta del sindaco, il doppio turno, il premio di maggioranza. Cambierà anche la composizione dell’assemblea municipale con il borgomastro, sei assessori, quaranta consiglieri. Il salone del municipio dovrà essere ritoccato nei posti, in quanto la sistemazione vigente risaliva al 1968. Era il 120° anniversario di Lecco città, da quel 22 giugno 1848 di risorgimentale memoria, e venne deliberato, con il sindaco Alessandro Rusconi, il totale rinnovo dell’arredamento dell’aula consiliare e la dotazione di un impianto microfonico sino allora mancante. A quel periodo risale anche la tabella con l’elenco dei sindaci, preparata per la prima volta dopo ricerche nell’archivio comunale e, successivamente, aggiornata. La tabella si trova nell’anticamera dell’ufficio del sindaco e tutti possono consultare che la città di Lecco ha avuto sino all’attuale, Virginio Brivio, 35 sindaci.

Dibattito sul futuro di Lecco: interviene Vico Valassi

L'assessore Gianni Micheli ad una serata sportiva con due "firme del calcio nazionale: Arrigo Sacchi e Sergio Brighenti

    Il quinquennio amministrativo avviato nel 1988 ha conclusione anticipata in quanto la vicenda Badoni, il futuro della storica azienda lecchese di corso Matteotti, la destinazione urbanistica ed edilizia della vasta area in quartiere Castello, aprono profonde “crepe” fra D.C. e P.S.I. E’ una crisi che emerge all’inizio dell’estate 1992, assume una piega irreversibile in autunno e giunge al finale nel dicembre. E’ il congedo per Boscagli, sindaco dal marzo 1986; è addio per diversi altri.
    C’è da sottolineare che nelle elezioni regionali del maggio 1990 la Lega Lombarda era diventato il secondo partito in città, raggiungendo il 20,84%. Un successo cui avevano contribuito tutte le forze politiche, con lo scotto maggiore pagato dalla D.C., che registrava una flessione del 7,46% rispetto alle regionali precedenti. Ad Abbadia, addirittura, la Lega esce dalle urne delle regionali come primo partito con 533 voti, contro i 493 della D.C. Anche a Merate marcia trionfale del Carroccio: ottiene 2083 consensi, registrando un aumento di 9,94% rispetto alle europee. A Calolzio alle regionali diventa nettamente il secondo partito, tallonando la D.C. e prima di P.C.I. e P.S.I. La stampa commenta “sarebbe un risultato letteralmente da terremoto se trasposto sul nuovo consiglio comunale”. Insomma il voto popolare ha “punito” i partiti storici ed ha premiato autonomisti (Lega) ed anche ecologisti (Verdi).

1988: incontro dei cinque sindaci per le nuove province

    Nell’attività del primo cittadino Giulio Boscagli c’è da segnalare, nel 1988, l’importante incontro svoltosi nel salone di villa Guzzi, sullo Zucco di Olate, fra i sindaci di Lecco, Lodi, Biella, Rimini e Prato. Sono primi cittadini che desiderano che le rispettive città, al più presto, diventino capoluogo di provincia. A Lecco si ripetono anche dibattiti sul futuro economico e turistico; sono incontri che pongono in evidenza la crescente scomparsa di storiche aree industriali, dalla sponda tra i due ponti stradali sull’Adda, alla vallata del Gerenzone, dalle “cattedrali” del Caleotto a quelle, anche se minori, di altri quartieri cittadini. Il decreto di istituzione della nuova provincia sarà promulgato il 1° marzo 1992; le prime elezioni provinciali saranno nella primavera 1995. La sede della nuova provincia viene subito indicata nella villa Locatelli di piazza della Stazione, dove già nel 1960 era divenuto operativo un ufficio staccato della provincia di Como, voluto dall’allora presidente, il lecchese Aldo Rossi.

Il sindaco Boscagli con il commissario prefettizio Salvatore Cino (gennaio 1993)

All’inizio del 1993 il sindaco Boscagli, dimissionario, consegna le “chiavi” del municipio al commissario Salvatore Cino della prefettura di Como. In quel momento nessuno immagina che siamo di fronte ad una cerimonia che sigilla una fase storica iniziata nel periodo della rinascita e della ricostruzione post bellica. Il sindaco Boscagli sarà l’ultimo sindaco democristiano di una serie iniziata con Ugo Bartesaghi nel 1948, quindi quasi 45 anni prima. Le prossime elezioni comunali del giugno 1993 vedranno, infatti, eletto il candidato della Lega, Giuseppe Pogliani. La “balena bianca” non è stata, come alcuni dicevano, immortale, ma ha navigato in acque tutt’altro che tranquille, anzi in alcuni momenti tumultuose, come negli anni della cosiddetta “notte della Repubblica”.
A.B.
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