In viaggio a tempo indeterminato/141: sull'isola delle donne

Pane tostato e marmellata, ormai è questa la nostra colazione quando dobbiamo uscire in fretta.
Mentre le fette si cuociono nel tostapane, noi ci vestiamo e prepariamo lo zaino: crema solare, due maschere, teli mare e una bottiglia d'acqua. C'è tutto! Ah no, mancano le mascherine che ormai sono l'oggetto indispensabile, il "mai-più-senza". Le teniamo appese al posto delle chiavi, vicino alla porta d'entrata, così è l'ultima cosa che vediamo prima di uscire.
Percorriamo le strade di una Playa del Carmen piuttosto tranquilla e ancora addormentata e ci infiliamo in un collectivos o combi. Sono dei minivan condivisi che partono per tutte le direzioni a qualunque ora del giorno, fanno varie soste a richiesta durante il tragitto ma noi andiamo fino al capolinea quindi riusciamo anche a schiacciare un pisolino.
Arriviamo a Cancun, prendiamo un bus per il porto e alle 9 ci imbarchiamo, destinazione Isla Mujeres, l'isola delle donne.

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Isla Mujeres è esattamente quello che uno si immagina quando pensa a un'isola dei Caraibi. Mare cristallino di cento tonalità diverse di blu, spiaggia di un bianco accecante, palme, scogliere, tartarughe. Insomma, c'è tutto il pacchetto completo in una striscia di terra lunga 7 km e larga 400 metri.
Inclusi, però, ci sono anche degli assurdi cart da golf che sfrecciano sulle due strade principali, decine e decine di resort, ristoranti, beach club, negozi di souvenirs... bene ma non benissimo.
Certo adesso sono tutti praticamente vuoti e questo un po' aiuta ad immaginare come deve essere stato prima che tutto questo fosse costruito.
E' un gioco che ultimamente facciamo molto molto spesso. Cerchiamo di visualizzare un luogo senza costruzioni invasive, nella sua naturalezza, andando con la mente indietro nel tempo, a quando era un vero paradiso inesplorato.
In alcuni casi il gioco è semplice, in altri decisamente più complesso.
A Isla Mujeres, però, la costa ovest dell'isola che guarda verso il mare aperto, è ancora piuttosto selvaggia e le costruzioni sono pochissime quindi non è così difficile immaginarsela come devono averla vista i Maya o i pirati che qui sono vissuti.

 

Una dea della fertilità, i conquistatori spagnoli, un pirata romantico che cerca di tenerla tutta per sé...questa isola ha una storia davvero molto antica e affascinante..
Isla Mujeres è consacrata a Ixchel, la dea maya della luna, dell'amore e della fertilità. Per renderle omaggio, prima della colonizzazione spagnola quando ancora era disabitata, statue con forme femminili venivano lasciate sulla spiaggia dell'isola dai credenti, come doni per la dea. Un pellegrinaggio al santuario, costruito nella punta più a sud, era obbligatorio per tutte le donne e segnava il passaggio dall'età infantile a quella adulta.
L'isola era stata scelta per questo culto perché rappresenta il punto più ad est dell'intero Messico e quindi il primo a ricevere i raggi del sole la mattina.
Gli spagnoli scoprirono l'isola nel 1517 durante una spedizione capitanata da Francisco Fernández de Córdoba. Furono loro a dare il nome all'isola, Isla Mujeres, cioè l'isola delle donne, per tutte le statue di figure femminili rinvenute sulla spiaggia.

Negli anni successivi, Isla Mujeres divenne rifugio per molti pirati della zona, tra i più famosi Fermín Mundaca, un mercante di schiavi, ma anche un architetto, uno scultore, un pittore, un poeta, un agricoltore... insomma un tuttofare. Mundaca arrivò sull'isola all'inizio del diciannovesimo secolo e decise di stabilirsi in questo piccolo paradiso. Perché nessun altro potesse trovarla, bruciò la sua nave e uccise l'equipaggio che era con lui.
Nella parte meridionale dell'isola, costruì una enorme e bellissima hacienda per impressionare una ragazza del posto e convincerla a sposarlo... romantico per un pirata!
Nonostante il posto magnifico, la ragazza però decise di fuggire nella città di Mérida. Il pirata la seguì per convincerla a tornare a vivere in quel paradiso, ma non ce la fece mai e lì mori.
Si dice che il famoso pirata si sia scavato la fossa da solo e abbia inciso sulla lapide la scritta "Come sei, io ero" su un lato, e "Come sono, tu sarai" sull'altro. Romantico e angosciante allo stesso tempo, come solo un vero pirata dei Caraibi può essere.

Siamo stati davvero fortunati a passare una giornata in un piccolo paradiso come questo, anche se forse, in fondo in fondo, avremmo preferito che si realizzasse il desiderio del pirata Mundeca: che nessuno scoprisse mai Isla Mujeres e che restasse bella e incontaminata per sempre.

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