SCAFFALE LECCHESE/8: 'Abrakadabra', un libro dal 'futuro' di Antonio Ghislanzoni

«A quell’epoca – parlo del 1977  - l’Unione europea era un fatto compiuto». Così scriveva il nostro Antonio Ghislanzoni nell’Ottocento, quando per arrivare a quell’Unione – che oggi, almeno sulla carta, esiste e proprio con quel nome lì - si sarebbero dovuti attraversare due macelli mondiali e un’altra serie di guerre e guerricciole. Ma anche l’Unione europea preconizzata da Ghislanzoni ha avuto bisogno del suo bel tributo di macerie: la Gran Bretagna sprofondata negli abissi del mare (a suo modo, una Brexit cataclismatica: già a quei tempi, gli inglesi erano inglesi, perbacco!); Roma interamente bruciata dalla collera popolare, con il papa in fuga a a Carpentràs (essendogli stato impedito il ritorno all’agognata Avignone) e la capitale italiana trasferita a Napoli. E ancora: le truppe dei Paesi latini che invadono Berlino, la religione riformata, un gran dibattito di esperti sulla nuova lingua “cosmica” e un nuovo alfabeto da durare anni…

Questa è la cornice del romanzo “Abrakadabra – Storia dell’avvenire” che Ghislanzoni diede alle stampe nel 1883, anche se alcuni episodi erano già stati pubblicati su giornali fin dagli anni Sessanta. Lo stesso autore parlava di questa come di un’opera accarezzata a lungo, presa e ripresa più volte. Ed è un’occasione per riscoprire un grande lecchese, molto nominato ma poco conosciuto, stante anche un oblìo editoriale. L’ultima edizione cartacea di “Abrakadabra” è quella di “Lampi di stampa” del 2003 che propone la copia anastatica dell’edizione Sonzogno del 1924 con prefazione di Ulisse Cermenati. Sovvengono però le pubblicazioni elettroniche: sorprendentemente, tra gli e-book si ritrova quasi l’intera produzione del nostro eclettico Ghislanzoni che fu cantante d’opera prima di diventare librettista con un’ottantina di componimenti (il più celebre, l’Aida per Giuseppe Verdi), scrittore e giornalista caustico.

Antonio Ghislanzoni

Il romanzo che ha fatto collocare Ghislanzoni anche tra gli autori di fantascienza, si apre con un prologo che vede protagonista un misterioso personaggio, un “eccentrico” lo definisce l’autore, quasi un profeta,  che «nell’aprile dell’anno 1860 «venne ad abitare l’alpestre paesello di C….». A  noi viene naturalmente da pensare  a quel Caprino dove lo scrittore lecchese-milanese decise di ritirarsi a trascorrere gli ultimi anni lontano dalla città e dove morì nel 1893 all’età di 69 anni, dopo una vita intensa e “scapigliata” non soltanto come frequentazioni culturali. E chissà, magari, in quel profeta, Ghislanzoni immaginava se stesso ad ascoltare le argomentazioni del prete cattolico, del farmacista innamorato del progresso e della scienza, del moderato teso al “giusto mezzo”. Dimostrando il proprio scetticismo, si chiedeva se tutti non avessero ragione. O, meglio, se non avessero tutti torto. Per arrivare una notte, proprio con la formula dell’“Abrakadabra” a prevedere il futuro che è la storia che andrà a raccontare ambientandola negli anni Ottanta del Novecento.
La rivoluzione dell’Unione europea è appunto già avvenuta, superando i mali dei nazionalismi che Ghislanzoni vedeva negli stessi anni in cui si “facevano” l’Italia e gli italiani; la società sembra qualcosa tra Sparta e il comunismo con i cittadini garantiti dalla culla alla tomba (come diremo noi, decenni dopo); non esistono più la pena capitale ma nemmeno il carcere sostituito da “multe criminali”, la più severa delle quali è una sorta di messa al bando del condannato per un certo numero di anni. Nel frattempo, il progresso ha fatto i suoi passi: ci sono case di guttaperca, ci si può alimentare con pastiglie di midollo concentrato di leone, si viaggia su aerostati o gondole volanti, gli animali feroci sono tutti addomesticati. E altre mirabilia. Ci sono anche i concorsi di bellezza istituiti appunto nel Ventesimo secolo (guarda un po’) con il fine del miglioramento della specie . E che «hanno raddoppiato nelle giovani donne la cura della propria bellezza assai meno osservata nei secoli addietro nel sotterfugio troppo comodo delle lunghe gonnelle e del crinolino». Tra le invenzioni più spassose che ci piace raccontarvi c’è l’organetto acustico, ideato nel 1959, «per risvegliare i brumisti e i conduttori di gondole volanti. Per legge, a ciascun conduttore fu imposto di portare nel cappello l’ingegnoso meccanismo onde evitare gli inconvenienti della sonnolenza briaca».
E’ in questo contesto che si svolge la consueta vicenda d’amore contrastato. Da una parte c’è tale Secondo Albani, al rientro in società dopo cinque anni di bando per parricidio, e dall’altra Fidelia Berretta, bellissima diciannovenne figlia del sindaco (che ora si chiama Gran Proposto). Padre deciso a impedire le nozze tra i due e per farlo si rivolge al questore (ora commissario di vigilanza) affinché scopra qualche magagna nella vita dell’aspirante sposo, visto che al precedente del parricidio la legge impedisce di appellarsi essendo l’uomo già stato dichiarato “redento” per quel delitto. Ma il padre, in quanto sindaco, è potente.Può anche ricorrere a fondi segreti…
Vedete un po’. La Storia, insomma, non cambia. Ghislanzoni aveva lo sguardo lungo. Per il resto, di “Abrakadabra” non vi raccontiamo altro. Godetevelo.

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Dario Cercek
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