In viaggio a tempo indeterminato/138: la pandemia e... le spiagge

"Vamos a la playa"
"Vento d'estate, io vado al mare voi che fate?"
"Mare, mare, mare ma che voglia di arrivare lì da te..."
Ok, ci siamo lasciati un po' prendere la mano.
L'estate è ormai nel vivo anche qui in Messico, anche se dobbiamo ammettere che, dove ci troviamo ora, non è semplice distinguere le stagioni. Le temperature sono sempre piuttosto alte, l'unica differenza è che adesso è "temporada de huracanes" cioè il periodo delle tempeste tropicali.
Agosto è alle porte ed è il mese dell'estate per eccellenza. Basta nominarlo per pensare alla crema solare, alla salsedine, al gelato.
Quest'anno però, l'estate sarà un po' diversa per tutti.
C'è chi doveva partire per andare lontano ma rimarrà in Italia.
C'è chi si trova dall'altra parte del mondo e non può tornare a casa.
C'è chi era pronta a lasciarsi alle spalle un anno intenso e partire per un lungo viaggio, ma dovrà rimandare.
C'è chi è in Messico da talmente tanto tempo da trovare normale mangiare fagioli e tacos a colazione (ogni riferimento ai sottoscritti in questo punto, è assolutamente non casuale!).
Insomma, la primavera 2020 ha cambiato tutto e ha tolto un po' quel sapore dolce/salato di Agosto.

VIDEO



https://youtu.be/qZeXJlfbuW0

Qui in Messico, Luglio sta finendo con ancora più incertezza di come era cominciato.
I riflettori, per quanto riguarda la situazione pandemia, si sono spostati dall'Europa verso l'America e in particolare verso l'America latina.
I numeri del Messico sono piuttosto preoccupanti dato che il Paese si classifica al quarto posto mondiale per numero di decessi dopo Stati Uniti, Brasile e Inghilterra.
Ad oggi, i casi confermati sono 403.000 circa e i decessi 44.900.
Il maggior numero resta concentrato nella zona di Città del Messico, mentre nel resto del Paese i dati sono decisamente meno allarmanti.

Tutta la situazione qui, però, è stata gestita in modo completamente diverso rispetto all'Europa.
Come vi abbiamo raccontato in questi ultimi mesi, non c'è mai stato un vero e proprio lockdown totale. L'approccio che si è cercato di usare è quello di informare la popolazione e cercare di evitare la diffusione del virus con misure preventive come l'uso obbligatorio delle mascherine, le distanze di sicurezza, provare la febbre quando si entra in qualunque luogo pubblico.
Noi, essendo qui da prima della diffusione del virus, abbiamo visto un po' tutte le diverse fasi.
Prima la "negazione", quando si pensava che il problema riguardasse l'Europa. Ci ricorderemo sempre la signora della farmacia di Bacalar, quando a fine Marzo ci disse "è Dio che deciderà quando moriremo, è inutile aver paura di un virus".
Poi sono iniziati ad essere registrati i primi casi e man mano che i numeri crescevano, aumentava la paura, non tanto del virus in sé, quanto delle conseguenze che potesse avere sulla vita delle persone dal punto di vista economico.
In un Paese dove moltissimi vivono alla giornata e non hanno da parte risparmi, chiudere le attività voleva dire condannare alla fame tanta gente.
Ci trovavamo in un piccolo paesino in quel momento e quando abbiamo visto le serrande dei negozi abbassarsi, abbiamo anche visto accendersi l'ingegno di molti. Tantissimi hanno iniziato a vendere porta a porta e per le strade ogni ora si sentiva qualcuno urlare per richiamare l'attenzione: il calzolaio sul motorino, l'idraulico in bicicletta, i venditori di frutta di ogni genere, i panettieri... ma anche chi si è attrezzato a vendere mascherine di ogni forma e colore da consegnare a casa.
Ma i giorni passavano e piano piano il Messico ha deciso di iniziare un piano di "nueva normalidad" segnato da semafori di colori diversi ad indicare il grado di riapertura delle attività: rosso, arancione, giallo e verde.
Il Paese ad oggi è diviso tra Stati in semaforo rosso e Stati in semaforo arancione.
Dove ci troviamo noi ora siamo nel secondo caso il che vuol dire che molte attività hanno riaperto.

Ma la vera incognita in questa parte del Paese sono le spiagge.
Può sembrare una cosa di poco conto, ma siamo ai Caraibi, ci sono 30 gradi e un'umidità dell'80%.
Farsi un bagno in mare o una passeggiata in spiaggia, può rappresentare un bello sfogo che aiuta a staccare un po' da questa situazione in cui tutti ci troviamo.
Il problema, però, è che le chilometriche spiagge bianche sono chiuse.
In realtà sarebbe meglio dire che sono "chiuse". Perché in teoria non si può entrare, ma poi chiedendo in giro tutti conoscono gli accessi che sono aperti dove ci sono addirittura persone che vendono tour in barca.
Se si va in uno dei ristoranti, hotel o bar sulla spiaggia allora si può fare anche il bagno in mare.
La polizia a volte passa con i quad per allontanare chi temerariamente si sta facendo una passeggiata, come se camminare sulla sabbia fosse più pericoloso che farlo in una strada con negozi e bar aperti.
Nel mese che siamo stati qui a Playa del Carmen, abbiamo vissuto tutte le diverse fasi. Dalla spiaggia chiusa, alla spiaggia "non ufficialmente aperta", alla spiaggia "ok andate ma non ammassatevi", alla spiaggia "chiudiamo perché nessuno ci capisce più niente".
Insomma, un approccio piuttosto variopinto, originale, mai scontato quello dei messicani.
La situazione non sarà delle migliori, ma di certo non si può dire che ci si annoi.

Angela&Paolo
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