In viaggio a tempo indeterminato/133: ed ora siamo ripartiti...
Abbiamo due notizie importantissime da darvi.
La prima è che, come avrete ormai notato, il mondo non è finito il 21 giugno 2020.
Quindi eccoci tutti ancora qui a sperare che stavolta non ci sia stato un altro errore di calcolo e che i Maya non intendessero nulla di catastrofico. A questo punto meglio che si avveri la seconda parte della profezia, quella che faceva riferimento a una nuova era di pace e serenità.
La seconda notizia è che finalmente la nostra quarantena a Bacalar dopo esattamente 3 mesi è finita.
Siamo arrivati in questo paesino il 21 Marzo e a pensarci adesso, da un lato mi sembra passata un’eternità, dall’altro però sembra ieri.
Perché questa quarantena, diventata novantena, è stata come una parentesi da tutto; dal nostro viaggio, dal nostro modo di vivere una vita sempre in movimento, dallo scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo.
La prima è che, come avrete ormai notato, il mondo non è finito il 21 giugno 2020.
Quindi eccoci tutti ancora qui a sperare che stavolta non ci sia stato un altro errore di calcolo e che i Maya non intendessero nulla di catastrofico. A questo punto meglio che si avveri la seconda parte della profezia, quella che faceva riferimento a una nuova era di pace e serenità.
La seconda notizia è che finalmente la nostra quarantena a Bacalar dopo esattamente 3 mesi è finita.
Siamo arrivati in questo paesino il 21 Marzo e a pensarci adesso, da un lato mi sembra passata un’eternità, dall’altro però sembra ieri.
Perché questa quarantena, diventata novantena, è stata come una parentesi da tutto; dal nostro viaggio, dal nostro modo di vivere una vita sempre in movimento, dallo scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo.
Siamo rimasti fermi in un bellissimo ostello che dopo un po’ abbiamo iniziato a chiamare casa e abbiamo convissuto, dentro quelle 4 mura, con altre persone che da sconosciuti sono diventati amici.
Lunedì mattina ci siamo rimessi lo zaino dopo tutto questo tempo e la sensazione è stata strana.
Ma è sempre stato così pesante o sarà colpa della mascherina che con 30 gradi non fa respirare?
Abbiamo ripercorso le stesse stradine del paesino tra i cani che ormai non ci abbaiavano più, le casette con il tetto di foglie di palma che ormai conoscevamo a memoria, il calesse dei mennoniti arrivati in paese per vendere le angurie.
E sembrava che la stessa gente di tutti questi giorni, ci osservasse più curiosa del solito. Sulle loro facce si leggeva un chiaro “stanno tornando i turisti?” che è un po’ come cercare un segno dall’alto che indichi che è tutto finito e la pandemia è un ricordo.
In realtà non è così. Qui in Messico la situazione è ancora piuttosto preoccupante ma hanno comunque deciso di iniziare gradualmente a riaprire. Alla fine ce lo aspettavamo. In un Paese dove la maggior parte della popolazione vive alla giornata, tenere chiuso troppo a lungo sarebbe stato impossibile e la fame avrebbe probabilmente fatto più vittime del virus.
La comunicazione è quindi cambiata e sulla pagine Facebook del governo del Quintana Roo, lo stato in cui ci troviamo, negli ultimi giorni è comparsa questa immagine.
“Non ti confondere” dice l’immagine “non usciamo dalla pandemia, usciamo di casa con la pandemia”.
Il messaggio è chiaro, nonostante la grafica con il nastro giallo e nero e quel “juntos saldremos adelante” (uniti andremo avanti) che è decisamente in contrasto con la “sana distancia” che si dovrebbe tenere.
La comunicazione qui in Messico è sempre stata piuttosto fantasiosa e in questi mesi ce ne siamo accorti più e più volte. Dalla macchinetta che passava per le strade e suggeriva di pitturare i muri e lavare il cane per passare il tempo durante il lockdown, ai cartelli sparsi per il paese dove si spiegava la distanza di 1,5 metri da tenere tra persone utilizzando strani riferimenti: un coccodrillo, un cannone del forte di Bacalar, 50 conchiglie… (da notare che come fonti ufficiali citano Facebook, Instagram e Twitter!)
Ma stavamo parlando della nostra “ripartenza”. Il 22 Giugno, dopo la scampata profezia e per festeggiare il solstizio d’estate, ci siamo messi in viaggio.
Ovviamente con tutte le precauzioni del caso, abbiamo pensato fosse il momento giusto per noi per provare a vedere come era il mondo fuori dal paesino.
Erano settimane che ci pensavamo poi sono arrivati alcuni “segni” che ci hanno fatto capire che poteva essere una buona scelta.
Questo viaggio ci ha insegnato più e più volte che è inutile forzare gli eventi, se una cosa non deve andare non andrà. Molto meglio avere pazienza e aspettare che si presentino le giuste condizioni.
E così è stato.
Forse il nostro bisogno di cambiare aria ci ha fatto dare un peso decisamente superiore ad alcuni eventi e a interpretarli come dei segni.
Tipo il computer che si riaccende come per magia dopo un mese che era morto, proprio qualche ora dopo aver pronunciato la frase “Ok, lunedì ce ne andiamo!”.
Finire sia lo shampoo, che il sapone, che il dentifricio lo stesso identico giorno.
Oppure ascoltare una conversazione tra due cassiere del supermercato che parlano della ripresa dei collegamenti con minivan tra le varie città dello Stato.
Le nuvole di zanzare che dopo aver reso impossibile per giorni e giorni la vita all’aperto, improvvisamente spariscono.
Il semaforo per indicare le restrizioni (altra grande trovata messicana) che da rosso diventa arancione.
Un commento sotto un video uscito sul canale Youtube in cui una coppia ci dice che ha la soluzione per noi.
Ok, magari alcuni non erano proprio “segni” e diciamo che la differenza l’ha fatta soprattutto la mia pazienza che si è esaurita dopo mesi a sopportare un Paolo scalpitante che non riesce a stare fermo.
Fatto sta che abbiamo salutato Bacalar e siamo partiti per andare a vedere come sia cambiata la concezione di viaggio in questa situazione che, volenti o nolenti, ha modificato tutto.
Dove siamo andati? Ve lo raccontiamo nel prossimo video.
Nel frattempo vi salutiamo con una foto scattata l’ultima mattina a Bacalar mentre il sole sorgeva sulla laguna.
Ma è sempre stato così pesante o sarà colpa della mascherina che con 30 gradi non fa respirare?
Abbiamo ripercorso le stesse stradine del paesino tra i cani che ormai non ci abbaiavano più, le casette con il tetto di foglie di palma che ormai conoscevamo a memoria, il calesse dei mennoniti arrivati in paese per vendere le angurie.
E sembrava che la stessa gente di tutti questi giorni, ci osservasse più curiosa del solito. Sulle loro facce si leggeva un chiaro “stanno tornando i turisti?” che è un po’ come cercare un segno dall’alto che indichi che è tutto finito e la pandemia è un ricordo.
In realtà non è così. Qui in Messico la situazione è ancora piuttosto preoccupante ma hanno comunque deciso di iniziare gradualmente a riaprire. Alla fine ce lo aspettavamo. In un Paese dove la maggior parte della popolazione vive alla giornata, tenere chiuso troppo a lungo sarebbe stato impossibile e la fame avrebbe probabilmente fatto più vittime del virus.
La comunicazione è quindi cambiata e sulla pagine Facebook del governo del Quintana Roo, lo stato in cui ci troviamo, negli ultimi giorni è comparsa questa immagine.
“Non ti confondere” dice l’immagine “non usciamo dalla pandemia, usciamo di casa con la pandemia”.
Il messaggio è chiaro, nonostante la grafica con il nastro giallo e nero e quel “juntos saldremos adelante” (uniti andremo avanti) che è decisamente in contrasto con la “sana distancia” che si dovrebbe tenere.
La comunicazione qui in Messico è sempre stata piuttosto fantasiosa e in questi mesi ce ne siamo accorti più e più volte. Dalla macchinetta che passava per le strade e suggeriva di pitturare i muri e lavare il cane per passare il tempo durante il lockdown, ai cartelli sparsi per il paese dove si spiegava la distanza di 1,5 metri da tenere tra persone utilizzando strani riferimenti: un coccodrillo, un cannone del forte di Bacalar, 50 conchiglie… (da notare che come fonti ufficiali citano Facebook, Instagram e Twitter!)
Ovviamente con tutte le precauzioni del caso, abbiamo pensato fosse il momento giusto per noi per provare a vedere come era il mondo fuori dal paesino.
Erano settimane che ci pensavamo poi sono arrivati alcuni “segni” che ci hanno fatto capire che poteva essere una buona scelta.
Questo viaggio ci ha insegnato più e più volte che è inutile forzare gli eventi, se una cosa non deve andare non andrà. Molto meglio avere pazienza e aspettare che si presentino le giuste condizioni.
E così è stato.
Forse il nostro bisogno di cambiare aria ci ha fatto dare un peso decisamente superiore ad alcuni eventi e a interpretarli come dei segni.
Tipo il computer che si riaccende come per magia dopo un mese che era morto, proprio qualche ora dopo aver pronunciato la frase “Ok, lunedì ce ne andiamo!”.
Finire sia lo shampoo, che il sapone, che il dentifricio lo stesso identico giorno.
Oppure ascoltare una conversazione tra due cassiere del supermercato che parlano della ripresa dei collegamenti con minivan tra le varie città dello Stato.
Le nuvole di zanzare che dopo aver reso impossibile per giorni e giorni la vita all’aperto, improvvisamente spariscono.
Il semaforo per indicare le restrizioni (altra grande trovata messicana) che da rosso diventa arancione.
Un commento sotto un video uscito sul canale Youtube in cui una coppia ci dice che ha la soluzione per noi.
Ok, magari alcuni non erano proprio “segni” e diciamo che la differenza l’ha fatta soprattutto la mia pazienza che si è esaurita dopo mesi a sopportare un Paolo scalpitante che non riesce a stare fermo.
Fatto sta che abbiamo salutato Bacalar e siamo partiti per andare a vedere come sia cambiata la concezione di viaggio in questa situazione che, volenti o nolenti, ha modificato tutto.
Dove siamo andati? Ve lo raccontiamo nel prossimo video.
Nel frattempo vi salutiamo con una foto scattata l’ultima mattina a Bacalar mentre il sole sorgeva sulla laguna.
Angela e Paolo