Lecco perduta/222: c'era una volta il Caldone, fiume scomparso

Solo la generazione dei lecchesi oltre i 50 anni può ricordare il Caldone ancora scoperto, nell’ultimo tratto del corso d’acqua, da piazza Manzoni alla foce nel lago, presso la Canottieri Lecco. Infatti, i lavori di copertura del tratto menzionato furono completati nel 1970 ed è l’attuale viale della Costituzione. Il corso superiore del Caldone rispetto a piazza Manzoni, verso via Ghislanzoni e verso via Carlo Porta, era già stato coperto negli anni ’60.



Il “punt picul” di piazza Manzoni

C’è, quindi, una storia del fiume scomparso sotto nuovi tracciati di viabilità cittadina. Come ogni corso d‘acqua che si rispetti, il Caldone ha avuto le sue “piene” storiche. Memorabile quella del 1829, quando recò notevoli danni ai terreni limitrofi dell’attuale viale Dante, che allora si chiamava via del Caleotto. Nel 1882, durante le alluvioni autunnali che provocarono rovine in tutto il territorio lecchese, trascinò a valle carogne di animali, tronchi d’albero, detriti, macigni di grosse dimensioni, uscendo in più punti dall’alveo. Durante l’eccezionale nubifragio del 20 agosto 1913, il Caldone, paurosamente ingrossato, travolse il minuscolo ponte di via Porta, poco sopra lo scalo ferroviario, provocando seri allagamenti al complesso industriale delle Ferriere del Caleotto, dove un reparto di 400 operai fu costretto alla sospensione dei turni per le riparazioni dei danni avvenuti.


Il Caldone visto dal ponte di via Leonardo da Vinci, presso la caserma Sirtori


Il punt picul di piazza Manzoni, così denominato per distinguerlo dal punt grand di Azzone Visconti, venne praticamente assorbito e reso non più visibile dai lavori di copertura del 1970. Era già stato notevolmente ampliato in precedenza il “piccolo ponte” esistente, divenuto insufficiente per un traffico crescente, che confluiva in quella che è l’attuale piazza Manzoni, dalle direttrici di Milano e di Bergamo, e dall’uscita dal vecchio borgo, lungo via Roma. I lavori, iniziati nel giugno 1866, furono conclusi nell’autunno 1868, affidati all’Impresa Giovanni Battista Vassena, fu Francesco, sotto la direzione dell’ing. Tommaso Torri Tarelli, uno dei cinque fratelli garibaldini lecchesi.
Nella sua storia il Caldone ha anche rischiato di mutare corso: nel 1875 il dott. Graziano Tubi, nel predisporre uno studio per l’edilizia e la viabilità in Lecco, propose la deviabilità del fiume. I motivi erano validi: si intendeva rimuovere un notevole ostacolo allo sviluppo edilizio nella zona centrale di Lecco e di evitare il continuo e pericoloso deposito di materiale alluvionale allo sbocco nel Lario. Il progetto non venne realizzato, cadde nell’oblio e qualcuno scrisse nel 1970 che sarebbe stato meglio per il Caldone essere deviato cento anni prima, anziché finire ingloriosamente sepolto.



La copertura, quasi ultimata, nel 1970, con il viale della Costituzione

Il “punt picul” aveva dato il nome anche all’albergo del Ponte, che si trovava in contrada dei Riva, il tratto terminale di via Carlo Cattaneo su piazza Mazzini, contrada che aveva preso tale denominazione perchè la famiglia Riva aveva aperto una filanda.
Certo che oggi, si scrisse nel 1970, a lavori ultimati in viale della Costituzione, è difficile, e lo sarà maggiormente negli anni futuri, percorrere il rettilineo coperto, denso di traffico tra il lampeggiare dei semafori e degli indicatori direzionali, ricordare e descrivere l’ambiente lontano e totalmente diverso del fiume.
E’ proprio il caso di scrivere “C’era una volta il Caldone”.
A.B.
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