In viaggio a tempo indeterminato/131: il bello della diversità

“Mi toccano il naso. Lo accarezzano, lo osservano. Sorridono. Lo confrontano con il loro, più arrotondato e schiacciato. Sembra che queste donne su quest’isola dispersa nel mare a sud del Vietnam non abbiano mai visto un’europea”.
“Mi prende  la mano e guarda il colore chiaro della mia pelle. La mette accanto alla sua, più scura, color caffè latte ma con dei bellissimi disegni fatti con l’henna. La studia per un po’, poi appoggia il palmo della sua mano sulla mia. È molto più ruvida e forte, nonostante sia molto più giovane di me. ‘Chocolate and milk’ mi dice ridendo”.
“‘Anghela I love the color of your skin. It’s sooo daaaark.’ (Anghela, amo il colore della tua pelle. È così scura). Sono le prime parole che mi dice Becky appena arriviamo a Taiwan. In effetti, ora che ci faccio caso, qui tutte le ragazze hanno la pelle bianchissima, sembra quasi ricoperta di borotalco”.
“Ci guarda in faccia, ci studia un attimo prima di dirci il prezzo di quella fetta di torta che vende al suo banchetto. Spara una cifra assurda, quasi 7€. Non riusciamo a trattenere un ‘Così tanto?!?!’, dopotutto al banchetto accanto la signora vende un chilo di banane a 0,30€. ‘Siete bianchi potete spendere di più. Se volete pagare meno, tornatevene al vostro Paese’ ci urla offeso”.
“‘Gringo’ ieri un signore seduto su una panchina, ce l’ha urlato da sotto il suo sombrero. Deve aver pensato venissimo dagli Stati Uniti visto che qui in Messico chiamano così chi viene da quelle zone. Il tono di certo non era dei più amichevoli”.



In questi giorni, in cui ricominciare a viaggiare sembra ancora una possibilità remota, mi sono messa a rileggere il nostro diario di viaggio.
E questi piccoli episodi mi sono saltati subito all’occhio.
Quello che è successo negli Stati Uniti, l’uccisione del ragazzo di colore da parte di un poliziotto, e tutte le proteste e le manifestazioni che stanno avendo luogo in tutto il mondo hanno sicuramente influenzato la mia lettura.
Prima di partire lo sapevo, ma questo viaggio me lo ha ricordato ogni giorno di più che il razzismo è una grandissima ca...volata.
Siamo tutti diversi, ognuno con le sue tradizioni e religioni, con i suoi modi di intendere la vita, con il suo colore unico della pelle, degli occhi, dei capelli.
È proprio questo il motivo per cui noi viaggiamo, per scoprire queste diversità, per sbirciare culture così lontane dalla nostra da essere quasi incomprensibili.
Ci sembrava scontato, banale, quasi fuori moda dirlo, ma ultimamente ci siamo resi conto che non è così.
E il razzismo tocca tutti, non solo gli Stati Uniti, non solo le persone di colore, non solo “gli altri”.
“Siamo sempre lo straniero di qualcun altro” diceva qualcuno.
Ed è proprio così.
Nel nostro viaggio gli stranieri siamo sempre stati noi.
Ma, è inutile nasconderlo, noi siamo degli stranieri privilegiati che vengono quasi sempre accolti a braccia aperte, senza timori, senza muri che si alzano.
Tutto questo perché abbiamo avuto la fortuna di nascere dalla “parte giusta” del mondo, con un colore della pelle che qualcuno per qualche motivo ha deciso fosse “quello giusto”.
Ma, appunto, è solo fortuna.
Sulla nostra strada, ogni giorno, abbiamo incontrato persone che non hanno avuto questa fortuna, che hanno dovuto affrontare difficoltà che noi mai riusciremo nemmeno a immaginare.
Persone che lottano ogni giorno per diritti che noi diamo per scontato.



Forse non lo abbiamo mai scritto o raccontato, ma in questi anni in viaggio spesso ci siamo arrabbiati, intristiti, abbiamo pianto e urlato rendendoci conto che alla vita delle persone veniva dato un valore diverso a seconda di dove fossero nate.
Che cavolata!
Siamo tutti esseri umani, tutti sulla stessa barca, tutti con lo stesso identico diritto a una vita felice.
Guardando bene e andando a fondo di quelle diversità che a noi affascinano moltissimo, ci siamo infatti accorti che le cose che abbiamo in comune sono più di quelle che possiamo pensare.
Dalle più semplici e divertenti, come il fatto che ad ogni latitudine del mondo ogni bambino sorride davanti a una palla per giocare.
Alle più profonde, come l’evidenza che ogni madre cerca sempre il meglio per il suo bambino, che viva in una capanna o in un grattacielo.

Questo articolo è diverso dai soliti scritti qui su Leccoonline. Non racconta di curiosità, di piatti strani, di posti incredibili... ma parla della cosa più preziosa di tutto questo viaggio: la bellezza della diversità.

“Imparare a vivere insieme è lottare contro il razzismo” (Tahar Ben Jelloun)
Angela e Paolo
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