Lecco perduta/221: all'angolo di via Manara la Madonnina del mulino

Il Rosario serale del mese di maggio, promosso dalla comunità pastorale di Lecco centro, con fedeli sporgenti da ringhiere, balconi e terrazze verso il cortile, ha avuto anche il merito di riscoprire o far ricordare tradizioni e memorie che rischiavano di essere sepolte dal tempo inevitabilmente trascorso. E’ il caso del dipinto che la pietà mariana degli avi ha collocato all’angolo di via Luciano Manara (ex via Giardinetto) con via Nino Bixio. E’ nella zona che ancora diversi lecchesi indicano come il Belvedere, non lontano dalla basilica di San Nicolò. Era, quest’ultima, una zona che nel vecchio borgo di Lecco era già periferia e che ha conservato più di altri quartieri del centro le caratteristiche, i connotati ambientali di una stagione più tranquilla dell’attuale. Qualcuno ha già detto è stata per la celeste protezione della Madonna del Mulett (la Madonna del mulino o dei mulini) piccola edicola sacra che si colloca sull’angolo delle due vie lecchesi prima menzionate, Manara e Bixio. E’ una Madonna con il Bambin Gesù ed il Rosario in mano a ricordo, forse, della grande festa di Lecco della prima domenica di ottobre, solennità liturgica della Vergine del Rosario.


La Madonnina di via Manara


La Madonna prende tale denominazione dai mulini un tempo esistenti lungo il tratto terminale del Gerenzone, nella sua corsa verso il lago, dove sfocia presso la statua di San Nicolò. L’ultimo mulino, ed i lecchesi più anziani lo possono ricordare, era quello storico del Crippa, che ha chiuso i battenti dopo aver macinato per innumerevoli decenni. Si trovava in via Nino Bixio, all’altezza dell’attuale numero civico 7. I ragazzi dell’oratorio San Luigi, che sono stati impegnati nelle prime cavalcate dei Re Magi del 1954/1955, la sera di vigilia dell’Epifania, possono ricordare che la carovana del Re “nero” muoveva, con il suo seguito di artieri, armigeri e guide, dal mulino dei Crippa.
La vicenda storica dell’antica Madonna del Mulino, al Belvedere, è rintracciabile in un articolo del novembre 1978 sul quotidiano cattolico l’Ordine di Como (da tempo ha sospeso le pubblicazioni), dove era esordiente come giovane cronista l’attuale direttore del Giornale, Alessandro Sallusti.


Il corso del Gerenzone, nell’ultimo tratto verso il lago

Si riferisce che il dipinto risalga al 1600 e che la Madonna dei mulini aveva corso i primi pericoli quando la vecchia casa che accoglieva sulla facciata d’angolo il dipinto sacro doveva lasciare il posto ad un moderno palazzo che è l’attuale. Il vecchio edificio venne cancellato dalle ruspe ed dal piccone, ma non la Madonnina del mulino, che ritornò sul muro del nuovo edificio. Si adoperarono per il salvataggio la popolare nonna Gina, al secolo Virginia Favero Lanzetti, residente al Belvedere, impegnata da sempre a tramandare storie, proverbi, fiabe, canzoni della vecchia Lecco. E’ stata impegnata anche la famiglia di Paolo Vezzoli, che si incaricò di affidare il restauro della Madonna del mulino, al pittore Cesare Canali, di Valmadrera.
Una testimonianza orale del Belvedere attribuisce alla Madonnina una particolare devozione antica, cessata nella società contemporanea. Allora, dal Belvedere, si notava il lago essendovi meno edifici sul fronte litoraneo. Ebbene, quando il lago diventava brutto, sotto il pericolo di improvvisi e furiosi temporali estivi, e sulle acque si trovavano per la pesca, per il trasporto di materiali, per il lavoro di barcaioli, uomini della riva, i residenti nel territorio recitavano preghiere, portavano fiori e lumi alla Madonnina dei mulini. E’ una storia semplice, che apre il cuore alla speranza, si proietta nel futuro e che meriterebbe una “tappa” nel prossimo Rosario del mese di maggio.
A.B.
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