In viaggio a tempo indeterminato/130: lista della spesa per una pozione magica
“Aguas en junio, infortunio“
Ah la confortante saggezza messicana...
Calcolando che qui giugno è iniziato con una tempesta chiamata Amanda che ha portato secchiate continue di acqua, direi che non abbiamo cominciato proprio con il piede giusto.
Il virus intestinale ce lo siamo già fatto e speriamo valga quello come “infortunio” anche se era ancora Maggio, contiamo sul fatto che questi detti non siano proprio così fiscali... giorno più giorno meno.
Vabbè a parte gli scherzi, questo detto faceva riferimento alle coltivazioni su cui avrebbe inciso negativamente la pioggia di giugno.
“Buen sol a primeros de junio, año de legumbres” recita infatti un altro detto.
Non sarà un anno di legumi insomma che tradotto per un messicano che mangia fagioli anche a colazione, si traduce in una vera e propria sfortuna!
Per rimanere in tema sfortune, noi da quando siamo qui fermi in questa quarantena non ce ne siamo fatte mancare. Noi non potevamo muoverci, ma loro sapevano bene dove trovarci.
Così dopo un furto, il telefono che si rompe per ben due volte, un virus intestinale, adesso anche questa.
Comunque in questo articolo non vogliamo tediarvi con le cose negative di questo periodo ma raccontarvi le scoperte culinarie che abbiamo fatto in questo Paese.
In Messico, infatti, abbiamo scoperto dei cibi che non sapevamo davvero esistessero sul pianeta terra.
Frutti e verdure che da noi non sono conosciuti ma che qui vengono apprezzati parecchio.
E dopo averli assaggiati confermiamo la nostra teoria secondo cui i messicani hanno parecchio gusto quando si parla di cibo.
Il primo, quello che ormai è entrato di diritto nella nostra dieta, soprattutto quando l’intestino sembrava aver deciso di entrare in sciopero, è il chayote.
In Italia è chiamato sechio ma è conosciuto anche con nomi decisamente più originali come zucca centenaria, zucchina spinosa o lingua di lupo.
Ha una consistenza molto dura che lo fa sembrare sempre acerbo.
Ne abbiamo assaggiato un pezzettino crudo e sa di pera o mela acerba.
Nei mercati messicani, le fette di chayote crudo vengono vendute infilzate su dei bastoncini di legno e “impanati” con degli zuccherini colorati. L’effetto è quello di un lecca lecca gigante.
Bollito, invece, il chayote non sa praticamente di nulla, assomiglia a una zucchina insapore.
Ed è per questo che piace ai messicani che, con la scusa della mancanza di sapore, lo possono riempire di peperoncino.
Il secondo frutto di cui non avevamo mai sentito parlare ma che ha cambiato per sempre la nostra esperienza messicana è lo zapote nero.
Da fuori sembra un grosso pomodoro verde, ma dentro nasconde un vero e proprio tesoro.
Affondi il coltello nella buccia dura e appena lo apri non è che il colore sia così invitante. La polpa dello zapote è di un colore marrone scuro quando è maturo e per mangiarla si usa un cucchiaino.
Ma la vera rivelazione è che sa di budino al cioccolato.
Davvero.
È impressionante quanto sia simile al dolce dessert. In Messico, infatti, viene spalmato sul pane o usato al posto del cioccolato per preparare le torte.
La differenza sta solo nelle calorie, lo zapote infatti ne ha pochissime ma in compenso è ricchissimo di vitamine,soprattutto vitamina C.
È un sogno che si avvera scoprire che i budini al cioccolato crescono sugli alberi e fanno pure bene!
Terzo frutto mai sentito nominare prima del Messico è il mamey sapote.
Viene chiamato anche albicocca dei Caraibi per il colore aranciato della polpa.
Le dimensioni del frutto sono variabili, da una mela fino a un pompelmo. La pelle esterna è marrone e il frutto contiene un seme di grandi dimensioni. Il sapore è un mix tra albicocca e pesca e la consistenza è quella di un caco acerbo.
Oltre ad essere molto dolce e buono, il mamey sapote viene utilizzato nella medicina tradizionale per curare problemi gastrointestinali.
In alcune zone viene impiegato anche contro il mal di testa, le malattie veneree e a volte come antisettico.
Non potevamo chiudere questo elenco con dei fagioli.
Questa volta però sono fagioli che non si possono mangiare perché saltano.
I frijoles salterinos sono dei semi marroncini che quando vengono tenuti sul palmo della mano, o esposti alla luce, cominciano a saltare.
Sembra una magia vederli muovere, in realtà la colpa è della larva della falena messicana.
Le farfalle depongono le uova sui semi e, una volta schiuse, le larve rosicchiano la buccia arrivando dentro al seme, ancora morbido. Il seme poi continua a crescere e richiude la minuscola apertura creata dalle larve che rimangono all’interno.
Zucche centenarie, budini al cioccolato, albicocche contro il mal di testa e fagioli che saltano... la spesa al mercato in Messico sembra quella per una pozione magica.
Ah la confortante saggezza messicana...
Calcolando che qui giugno è iniziato con una tempesta chiamata Amanda che ha portato secchiate continue di acqua, direi che non abbiamo cominciato proprio con il piede giusto.
Il virus intestinale ce lo siamo già fatto e speriamo valga quello come “infortunio” anche se era ancora Maggio, contiamo sul fatto che questi detti non siano proprio così fiscali... giorno più giorno meno.
Vabbè a parte gli scherzi, questo detto faceva riferimento alle coltivazioni su cui avrebbe inciso negativamente la pioggia di giugno.
“Buen sol a primeros de junio, año de legumbres” recita infatti un altro detto.
Non sarà un anno di legumi insomma che tradotto per un messicano che mangia fagioli anche a colazione, si traduce in una vera e propria sfortuna!
Per rimanere in tema sfortune, noi da quando siamo qui fermi in questa quarantena non ce ne siamo fatte mancare. Noi non potevamo muoverci, ma loro sapevano bene dove trovarci.
Così dopo un furto, il telefono che si rompe per ben due volte, un virus intestinale, adesso anche questa.
VIDEO:
Comunque in questo articolo non vogliamo tediarvi con le cose negative di questo periodo ma raccontarvi le scoperte culinarie che abbiamo fatto in questo Paese.
In Messico, infatti, abbiamo scoperto dei cibi che non sapevamo davvero esistessero sul pianeta terra.
Frutti e verdure che da noi non sono conosciuti ma che qui vengono apprezzati parecchio.
E dopo averli assaggiati confermiamo la nostra teoria secondo cui i messicani hanno parecchio gusto quando si parla di cibo.
Il primo, quello che ormai è entrato di diritto nella nostra dieta, soprattutto quando l’intestino sembrava aver deciso di entrare in sciopero, è il chayote.
In Italia è chiamato sechio ma è conosciuto anche con nomi decisamente più originali come zucca centenaria, zucchina spinosa o lingua di lupo.
Ha una consistenza molto dura che lo fa sembrare sempre acerbo.
Ne abbiamo assaggiato un pezzettino crudo e sa di pera o mela acerba.
Nei mercati messicani, le fette di chayote crudo vengono vendute infilzate su dei bastoncini di legno e “impanati” con degli zuccherini colorati. L’effetto è quello di un lecca lecca gigante.
Bollito, invece, il chayote non sa praticamente di nulla, assomiglia a una zucchina insapore.
Ed è per questo che piace ai messicani che, con la scusa della mancanza di sapore, lo possono riempire di peperoncino.
Il secondo frutto di cui non avevamo mai sentito parlare ma che ha cambiato per sempre la nostra esperienza messicana è lo zapote nero.
Da fuori sembra un grosso pomodoro verde, ma dentro nasconde un vero e proprio tesoro.
Affondi il coltello nella buccia dura e appena lo apri non è che il colore sia così invitante. La polpa dello zapote è di un colore marrone scuro quando è maturo e per mangiarla si usa un cucchiaino.
Ma la vera rivelazione è che sa di budino al cioccolato.
Davvero.
È impressionante quanto sia simile al dolce dessert. In Messico, infatti, viene spalmato sul pane o usato al posto del cioccolato per preparare le torte.
La differenza sta solo nelle calorie, lo zapote infatti ne ha pochissime ma in compenso è ricchissimo di vitamine,soprattutto vitamina C.
È un sogno che si avvera scoprire che i budini al cioccolato crescono sugli alberi e fanno pure bene!
Terzo frutto mai sentito nominare prima del Messico è il mamey sapote.
Viene chiamato anche albicocca dei Caraibi per il colore aranciato della polpa.
Le dimensioni del frutto sono variabili, da una mela fino a un pompelmo. La pelle esterna è marrone e il frutto contiene un seme di grandi dimensioni. Il sapore è un mix tra albicocca e pesca e la consistenza è quella di un caco acerbo.
Oltre ad essere molto dolce e buono, il mamey sapote viene utilizzato nella medicina tradizionale per curare problemi gastrointestinali.
In alcune zone viene impiegato anche contro il mal di testa, le malattie veneree e a volte come antisettico.
Non potevamo chiudere questo elenco con dei fagioli.
Questa volta però sono fagioli che non si possono mangiare perché saltano.
I frijoles salterinos sono dei semi marroncini che quando vengono tenuti sul palmo della mano, o esposti alla luce, cominciano a saltare.
Sembra una magia vederli muovere, in realtà la colpa è della larva della falena messicana.
Le farfalle depongono le uova sui semi e, una volta schiuse, le larve rosicchiano la buccia arrivando dentro al seme, ancora morbido. Il seme poi continua a crescere e richiude la minuscola apertura creata dalle larve che rimangono all’interno.
Zucche centenarie, budini al cioccolato, albicocche contro il mal di testa e fagioli che saltano... la spesa al mercato in Messico sembra quella per una pozione magica.
Angela&Paolo