In viaggio a tempo indeterminato/128: pomodori e Mennoniti

Si riparte.
Per il momento noi no, ma l’Italia sta iniziando a fare i primi passi.
Ed è come se tirassimo un sospiro di sollievo, anche se qui in Messico resta tutto come la scorsa settimana.



Giovedì scorso siamo usciti a fare la spesa, l’evento più atteso della settimana.
Avevamo finito praticamente tutto, tranne la pasta e una scatoletta di tonno.
Non so perché ma quella resta sempre l’ultima ricetta gourmet prima della corsa agli approvvigionamenti.
Siamo usciti in bicicletta con due zaini enormi da riempire, le mascherine sul viso e quei 35 gradi delle due del pomeriggio.
Sembrerà da pazzi uscire a quell’ora, ma dopo settimane e settimane di attento studio ci siamo accorti che Giovedì alle 14 è l’orario perfetto perché c’è pochissima gente e perché hanno appena rifornito il fruttivendolo di cui ormai siamo clienti abituali.
Paolo si dirige al piccolo supermercato a comprare lo scatolame, tra cui il tonno che ci salverà anche la prossima settimana, la pasta, i prodotti confezionati.
Io, invece, mi dirigo alla “Fruteria”.
La raggiungo in meno di cinque minuti in bicicletta e quando arrivo c’è davvero pochissima gente.
I due cassieri, con tanto di ventilatore sparato in faccia che fa molto effetto Kate e Jack sulla prua del Titanic, sono piuttosto annoiati.
Gel sulle mani ed entro nel negozio.
Ci metto più o meno un quarto d’ora a comprare tutta la frutta e la verdura per la settimana. Ormai conosco a memoria dove si trovano le varie cose e mi muovo leggiadra tra le patate, i mango, le papaya, i peperoni.
Ma la cosa che mi diverte sempre è vedere come, ogni settimana, cambino i prezzi.
I pomodori una volta sono a 0,80€ al kg la volta dopo a 1,50€, per poi tornare a 0,90€.
Ormai sono convinta che i prezzi varino in base all’umore dei proprietari perché altra spiegazione non può esserci.
Ma torniamo a quello che vorrei raccontare con questo articolo, perché con la storia della spesa settimanale, sto un po’ divagando.
Beh, mentre ero dentro la “Fruteria” a scegliere le melanzane meno mollicce, vedo entrare una coppia di ragazzi.
Sono piuttosto alti, dalla pelle chiara e biondissimi.
Ma la cosa che più attrae la mia attenzione sono i loro abiti.
Lui indossa una salopette nera, una camicia a quadri blu e ha in testa un cappello di paglia.
La ragazza, invece, ha i capelli raccolti in due trecce arrotolate a formare degli chignon.
Indossa un abito nero con dei fiori blu, lungo fin sotto il ginocchio e con le maniche a sbuffo.
Mi fermo ad osservarli con una melanzana in mano.
Sembrano venuti da un’altra epoca. Anzi, a pensarci bene mi ricordano un telefilm che vedevo da bambina “La casa nella prateria”.



Immagine tratta da wikipedia, per rendere l'idea dell'incontro avuto dal fruttivendolo,
non essendoci stato il tempo per scattare una foto


Riempio lo zaino con tutta la frutta e la verdura comprata e mi metto ad aspettare Paolo fuori dal negozio.
Le vie di Bacalar sono quasi deserte a quest’ora.
Nel campo da calcio dall’altro lato della strada, però, noto alcuni cavalli e un calesse.
Sì, proprio come nel telefim.
Paolo sembra non arrivare mai e quel sole ho paura inizi a farmi brutti scherzi.
Ad un tratto vedo i due ragazzi biondi uscire dal fruttivendolo con un sacco pieno di patate, si dirigono a passo spedito verso il campo, sorridendo e parlottando tra loro.
Arrivano al calesse, sistemano il cavallo, salgono a bordo e partono, trotterellando come se fosse tutto “normale”.
Rimango piuttosto sbalordita dalla scena, così appena arriva Paolo inizio a raccontargli tutto.
Ovviamente mi prende in giro all’inizio poi, però, notando un secondo cavallo nel campo inizia a insospettirsi anche lui.



Torniamo a casa, disinfettiamo e sistemiamo la spesa e ci mettiamo a parlare con i ragazzi che abitano qui a Bacalar, dell’incontro appena fatto.
Subito mi rassicurano sul fatto che non sia un’allucinazione o un colpo di sole.
Si tratta, infatti, dei membri di una comunità Mennonita che vive nella zona.
I Mennoniti, per dirla in pochissime parole, sono “i cugini” dei più conosciuti Amish.
Di origine tedesca, fanno parte del ramo anabattista del cristianesimo e rinnegano la società basata sui consumi.
Sono stati per secoli perseguitati e per questo si sono dovuti più volte spostare in Paesi di volta in volta diversi che li proteggessero e gli consentissero di vivere secondo i loro canoni.
Alla base delle comunità Mennonite c’è l’intenzione di vivere in povertà e carità, senza ambizioni.
Le principali occupazioni sono l’allevamento e la coltivazione dei campi.
Le automobili sono vietate per uso personale, da qui il calesse che avevo visto nel campo.
I mezzi a motore sono consentiti solo per il trasporto delle merci.
Le comunità sono in genere molto chiuse e per questo hanno conservato ancora i tratti somatici più tipici dei Paesi del Nord Europa da cui sono originari.
I Mennoniti, inoltre, non parlano né spagnolo né inglese, ma un linguaggio che deriva proprio dal tedesco.
In Messico attualmente risiedono 100.000 Mennoniti e in un Paese tanto grande è molto difficile incontrarli.
Ma non qui a Bacalar, dove li si può vedere sfrecciare sui loro calessi.
La giornata della spesa si è trasformata, così, in una bella giornata di viaggio, di quelle in cui scopri un mondo nuovo, tradizioni che ti incuriosiscono e culture diverse dalla tua.
E per un po’ ho riprovato quelle stesse sensazioni che mi dà il viaggio ed è stato stupendo, ci voleva proprio in questa quarantena messicana senza fine.
Angela e Paolo
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