Lecco perduta/217: la Madonnina della Trave, ricordo di una tragica esplosione

Una minuscola statua della Madonna, ricavata dal legno di una trave dell’edificio devastato dallo scoppio ricorda, lungo corso Matteotti, nella strettoia di palazzo Belgioioso, la tragedia del civico 55, del 18 dicembre 1987. Erano da poco passate le 12.30 quando i muri degli edifici di Castello, nel cuore del vecchio nucleo, vennero scosse da un assordante boato: i vetri delle finestre andarono in frantumi, la gente scappò in strada terrorizzata. Il denso fumo sollevato dall’esplosione si diradò dopo alcuni minuti, ed allora si notò la tragedia in tutta la sua terrificante dimensione, in quanto l’edificio con il civico 55 non esisteva praticamente più.


La Madonnina della trave

Dalle macerie vennero estratti, durante le immediate operazioni di soccorso, eseguite in particolare dai vigili del fuoco, sei corpi senza vita. La tragedia maggiore era quella della famiglia di Giancarlo Pizzardo, 33 anni. Erano deceduti lo stesso papà Giancarlo e i due figli Fabio, di otto anni, e Andrea di due. Vennero estratti anche i cadaveri di Alda Sandionigi, 35 anni, Serenella Bolognesi, 24, e Rosy Testi Michetti, 35. Le vittime divennero poi sette, in quanto morì, per le gravi ferite riportate, anche Maria Bolis, 24 anni. Una fuga di gas lungo corso Matteotti, durante i lavori a una conduttura, aveva saturato il palazzo, provocando la terrificante esplosione.
Il funerale delle vittime venne celebrato in forma solenne, muovendo dalla parrocchiale di Castello per raggiungere la basilica di San Nicolò, scendendo lungo corso Matteotti. Venne calcolata la presenza di circa 10.000 persone. Il Comune di Lecco, con il sindaco Giulio Boscagli, aveva proclamato il lutto cittadino. La commovente cerimonia funebre venne presieduta dall’arcivescovo di Milano cardinale Carlo Maria Martini, affiancato dal prevosto di Lecco mons. Ferruccio Dugnani, dal parroco di Castello don Fernando Pozzoli e da altri sacerdoti.


Le operazioni di soccorso dei vigili del fuoco tra la macerie dell’edificio devastato

La Madonnina di corso Matteotti, posizionata tra palazzo Belgioioso e la farmacia, merita di essere ricordata nel mese di maggio particolarmente dedicato alla devozione mariana e in occasione della festa della mamma. Si deve a Carmelo Panzeri, classe 1928, residente in quartiere Castello, in via Fiumicella, dopo aver abitato in piazza Antonio Dell’Oro. Panzeri è deceduto nel febbraio 2008. Era molto conosciuto nel suo rione, in particolare tra i frequentatori del Circolo Farfallino.
In occasione della sua scomparsa Gianni Bartesaghi, coetaneo di Carmelo, già parrucchiere per mezzo secolo a Castello nel locale avviato dal cugino maggiore Romolo, ebbe modo di ricordare la storia della Madonnina della trave. Gianni Bartesaghi dichiarò: “A casa Bonacina, devastata dal terrificante scoppio, c’era per terra abbandonata una grossa trave di legno. Mi venne così l’idea, con altri, di suggerire a Carmelo Panzeri di realizzare una piccola statua della Madonna, a memoria delle sette vittime. E’ stato il generoso e pronto impegno di Carmelo a concludere in poco tempo il lavoro e questo merita un pensiero di riconoscenza, che si allunghi nel tempo”.
Lo scoppio di Castello è stato il terzo evento luttuoso del terribile 1987, che portò l’alta Lombardia alla ribalta della cronaca nazionale. Il primo era avvenuto in luglio, in Valtellina, con la devastante esondazione dell’Adda, in più punti del suo corso valligiano e poi con la colossale frana del monte Coppetto, nell’alta valle, poco prima di Bormio. Il secondo evento tragico fu il volo decollato da Linate e diretto a Colonia che precipitò sulla conca di Trezzo, tra Oliveto Lario e Barni, a breve distanza dal rifugio la Madonnina. Non vi furono superstiti, i morti furono 37, fra equipaggio e passeggeri, in larga parte di nazionalità tedesca.
A.B.
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