Coronavirus e lesioni cutanee: uno dei primi studi sulla correlazione è 'made in Lecco'. E la casistica sta aumentando

Nell’ottica di uno studio sempre più approfondito, la casistica raccolta sta cominciando a diventare importante: sono circa venti, infatti, i pazienti già esaminati dal dottor Sebastiano Recalcati, il primo in assoluto a pubblicare un articolo sul prestigioso Journal of European Academy of Dermatology and Venereology sulle manifestazioni cutanee legate a Covid-19, un tema sul quale nel prossimo futuro si potrebbero avere nuovi riscontri proprio a partire dal nostro territorio.
Nel mese di marzo i dermatologi dell’Ospedale Manzoni di Lecco si sono infatti trovati a visitare bambini e ragazzi con lesioni rosse e violacee sulla pelle, e in particolare sulle estremità delle dita di mani e piedi: i cosiddetti geloni, in sostanza, che tuttavia, oltre a essere di per sé abbastanza rari, tendono a manifestarsi soltanto in pieno inverno, in presenza di temperature basse. Inevitabile pensare a una correlazione con il Covid-19, tanto più nel periodo del “picco”.
“Abbiamo sottoposto alcuni di loro a tampone, che però è risultato negativo: si è quindi pensato che i geloni potessero essere un sintomo tardivo del contagio, non così improbabile nel caso dei bambini, il cui sistema immunitario potrebbe favorire questo tipo di manifestazione immuno-mediata” ha spiegato il dottor Sebastiano Recalcati, che dopo aver raccolto le prime impressioni ha lavorato con i colleghi del nosocomio (compresi pediatri e oncologi) per approfondire la questione e pubblicare poi il primo articolo sul tema a livello internazionale.
Un altro aspetto d’interesse è quello relativo alle reazioni cutanee rilevate nei pazienti in cui, invece, un contagio da Covid-19 era già stato accertato. “Una parte delle persone ricoverate con le classiche problematiche del Coronavirus (polmonite, febbre alta, tosse…) presentava rash eritematosi, a volte orticaria e lesioni vescicolari” ha proseguito il dottor Recalcati, specificando come la correlazione con la nuova infezione sia ancora tutta da dimostrare. “Per quanto riguarda il caso dei bambini, qualche risposta potrebbe emergere dalla sierologia: se c’è memoria immunologica si saprà” ha aggiunto ancora il dermatologo, il cui lavoro ha fatto in breve tempo il giro del mondo con un richiamo – tra gli altri – anche sul Time.
Nel frattempo, hanno iniziato a moltiplicarsi le segnalazioni al riguardo da ogni parte del globo, dagli Stati Uniti al Sud America fino alla Francia e alla Spagna, dove è stata condotta una ricerca ad hoc su 375 pazienti che ha portato alla pubblicazione di un nuovo studio sul British Journal of Medicine, in cui sono state descritte nel dettaglio le cinque principali patologie dermatologiche legate a Covid-19, pur con un limite importante: solo il 50-60% dei pazienti esaminati era risultato positivo al test, mentre gli altri avevano una diagnosi clinica di sospetto Coronavirus. E anche in Italia, le reazioni al lavoro del dottor Sebastiano Recalcati non si sono fatte attendere: non solo dall’ambito medico, ma anche dalla popolazione.
“Dopo aver letto l’articolo sul Corriere del Sera (che ne ha parlato per la prima volta il 20 aprile, per poi riportare un aggiornamento il 2 maggio, ndr.), molti pazienti mi hanno contattato per segnalarmi che avevano riscontrato personalmente problemi cutanei di questo tipo” ha dichiarato il medico lecchese. “Finora abbiamo avuto “sotto mano” una ventina di casi, già un buon numero per andare più in profondità con gli studi: in più, anche attraverso i social, ne sono emersi una sessantina in tutta Italia. Sono chiaramente da verificare, ma rappresentano un buon punto di partenza per comprendere meglio un’eventuale correlazione con Covid-19: sarebbe importante capire come si sviluppano questi sintomi e arrivare a una possibile terapia”.
B.P.
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