Lecco perduta/215: le bombe sul ponte ferroviario

Sul fronte alleato della lotta di Liberazione 1945 la città di Lecco assumeva il ruolo di passaggio strategico stradale e ferroviario di possibile ritirata fascista verso il progettato Ridotto della Valtellina, l’ultima “trincea” di difesa della RSI, della repubblica di Mussolini. Questo spiega i nutriti bombardamenti che Lecco subì nell’ultimo quadrimestre di guerra, dal gennaio all’aprile 1945. La realtà industriale più colpita è stata quella della Fiocchi Munizioni di Belledo che, dopo l’incursione del 12 marzo 1945 lamentava gravissimi danni alla struttura produttiva e registrava, purtroppo, quattro morti ed otto feriti gravi tra i lavoratori dipendenti.



Il ponte ferroviario sull’Adda della Lecco-Como

Nonostante tutto questo, alla fine della guerra era possibile scrivere di complessivo salvataggio delle industrie lecchesi, dai grandi storici complessi (salvo la Fiocchi ed alcuni danni al Caleotto), alla geografia delle numerose “piccole” fabbriche nella vallata del Gerenzone.
Il bersaglio maggiore tra i ponti sull’Adda è stato il trecentesco di Azzone Visconti. Alcune bombe finirono sulle sponde vicine, in particolare quella lecchese, tra via Amendola e via Azzone Visconti. Ma le bombe miravano a colpire anche il ponte della ferrovia, con i binari della Lecco-Como, sempre sull’Adda, in quartiere Pescarenico. E’ stata zona bersaglio degli aerei britannici.
Come è noto, le bombe non colpirono i ponti, obiettivi estremamente difficili ed impegnativi, vista la posizione a ridosso del monte Barro, che non lasciava spazi di manovra; le bombe devastarono, invece, le sponde confinanti. Vi sono ancora in via dell’Isola, 24, appena oltre la massicciata dei binari ferroviari, la casa ed il prato Elli, dove caddero le bombe dirette al ponte ed ai binari.



La distruzione di casa Lepratti, bar Sport


In un’intervista del 2000 Vera Elli Cavalli dichiarò: “Le bombe caddero nel prato e l’esplosione mandò in frantumi tutti i vetri della casa, fece crollare un soffitto, segnò di crepe alcuni locali. Fummo costretti a sfollare in quartiere Bonacina, dove abitavano parenti. Quando tornammo a Pescarenico il prato in riva all’Adda era pieno di schegge di bombe e vi erano ancora le carcasse degli ordini sganciati dagli aerei.
Altre bombe, molto probabilmente mirate a colpire il viadotto ferroviario sopra l’attuale corso Martiri della Liberazione, tra via Como e via dell’Isola, caddero, invece, in quartiere Pescarenico, sull’angolo di via Corti con corso Martiri, distruggendo casa Lepratti e l’attuale bar Sport, storico ritrovo della vecchia Pescarenico, non solo di calciatori e di tifosi blucelesti, ma anche di appassionati di biliardo e boccette.. L’edificio, come può testimoniare Liliana Lepratti, venne completamente ricostruito e rinnovato e tuttora ospita il bar Sport, posizionato di fronte a quello che è stato per decenni il Bar delle Piante, oggi pizzeria.
A.B.
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