In viaggio a tempo indeterminato/120: la semplicità
Siamo bloccati a Bacalar, in Messico.
Che poi bloccati è un parolone in un Paese dove ad oggi ancora ci si può spostare tranquillamente.
E questa situazione rende ancora tutto più complicato per noi.
Perché sappiamo bene cosa sta succedendo in Italia e tutto quello che si sta facendo per contenere il contagio.
Quindi fa ancora più rabbia vedere che qui, al contrario, non si sta facendo praticamente ancora nulla.
Sì, hanno messo il gel per le mani alle casse del supermercato, con tutti i cartelli che dicono di stare ad almeno 1 metro di distanza.
Peccato che poi, quando ci siamo messi in fila in cassa stando a debita distanza, un signore ci abbia guardato e sorpassato per infilarsi tra noi e il cliente davanti...
Qualche cartello qua e là di locali e ristoranti che hanno deciso di chiudere temporaneamente c’è.
L’alcol e i disinfettanti sono quasi finiti ovunque.
Le mascherine però si trovano ancora.
10 mascherine a 1€ anche se sembrano essere fatte di carta, ma queste c’erano.
La farmacista, tra l’altro, alla domanda “come sta reagendo la gente? È preoccupata?” ci ha risposto: “Ma no, tanto dobbiamo morire tutti di qualcosa. Se sarà questo virus o altro nessuno può saperlo”.
Dopo questa osservazione, la nostra preoccupazione è salita ancora di più.
Noi abbiamo comunque deciso di fermarci e l’abbiamo fatto in un piccolo paesino al sud del Messico, a pochi km dal confine con il Belize.
A Bacalar non c’è molto, tranne una spettacolare laguna dall’acqua turchese.
Ed è l’unico luogo che in questo momento riesce a calmarci un po’ i pensieri.
Questo virus, comunque, sta cambiando ogni cosa. E lo sta facendo anche in quei Paesi, come il Messico, dove si cerca di nasconderlo “sotto il tappeto”.
Perché ci rendiamo conto che quello che sta cambiando è la mentalità delle persone.
Noi la quarantena italiana la stiamo vivendo a distanza ma ci sono alcuni segnali che arrivano forte e chiaro anche qui.
Lasciamo perdere la parte nera e negativa di tutta questa situazione assurda che speriamo passi in fretta.
Ci siamo accorti che molti dei comportamenti che noi usiamo da quando siamo in viaggio, sono diventati “normali” durante questo periodo di quarantena che normale non è.
Partiamo dal più semplice: le videochiamate.
Per noi, da più di due anni, sono l’unico modo per sentirci vicini alle persone che amiamo.
A volte il Wi-Fi non funziona bene. A volte l’audio è in ritardo. A volte il video è sgranato. A volte, proprio nel momento in cui inizi la videochiamata, passa un trattore, il vicino inizia a trapanare il muro, i cani si mettono ad abbaiare in coro e qualcuno si mette ad ascoltare una canzone di Eros Ramazzotti in spagnolo a tutto volume... Tutto questo in genere succede proprio nell’istante in cui tu hai finito la frase “Ciao mamma, come state tutti?”
Ma le videochiamate sono fondamentali quando si è lontani perché, a differenza delle semplici telefonate, puoi vedere in faccia la persona dall’altra parte e per quei minuti ti sembra quasi di essere lì con lei, nella sua casa. E se ti concentri bene, dopo un po’, ti sembra quasi di sentire anche il profumo del tè caldo che si sta bevendo.
Non sapete quante volte abbiamo pranzato con i nostri amici e le nostre famiglie da quando siamo viaggio. Appoggiavano il telefono e, tra un boccone e l’altro, chiacchieravano con noi come se fossimo lì, commensali alla stessa enorme tavola.
È lo stesso? Decisamente no. Ma vuoi mettere non dover lavare tutti quei piatti alla fine del pranzo?
Non è facile sentirsi vicini anche se fisicamente si è lontani.
Ma la tecnologia in questo aiuta molto. Pensate per un attimo se tutto questo fosse successo 15 anni fa quando non c’erano smartphone, videochiamate, Wi-Fi ovunque.
Avremmo tutti passato le giornate a giocare a Snake e a mandare sms e squillini.
La seconda cosa che ci siamo accorti che questa quarantena sta tirando fuori, è la passione per il cibo.
Stando a casa si è riscoperto quanto possa distrarre e dare gioia un piatto di pasta, una pizza fatta a mano, una torta di mele.
Noi, da quando siamo in viaggio, apprezziamo davvero il momento in cui si mangia.
Spesso, guardando le nostre storie su Instagram o i video su YouTube, le persone ci dicevano “ma state sempre mangiando? Fate vedere più il cibo dei paesaggi!”
È vero, in effetti.
E questo succede perché per noi il momento in cui addentiamo un panino, oppure ci mangiamo un piatto di noodles, o troviamo una pizza senza ketchup, o scopriamo una panetteria che fa dei biscotti burrosissimi... insomma quel momento lì, è talmente bello da diventare importantissimo, più di un monumento o di un’attrazione.
Piccole semplici cose che diventano importanti.
È questo che ci ha insegnato questo viaggio fin dal primo giorno. Ed è questo che questa quarantena sta insegnando a tutti. Perché davanti all’incertezza e alla lontananza, si sente la mancanza solo delle cose fondamentali: un abbraccio, un posto sicuro dove stare, la famiglia.
Vi lasciamo con un video che sembra non c’entrare nulla. Ma che in realtà parla proprio di tutto questo, del capire che cosa è davvero importante...come un letto comodo quando stai dormendo da giorni in tenda.
Un abbraccio forte a tutti e forza che passerà!
Che poi bloccati è un parolone in un Paese dove ad oggi ancora ci si può spostare tranquillamente.
E questa situazione rende ancora tutto più complicato per noi.
Perché sappiamo bene cosa sta succedendo in Italia e tutto quello che si sta facendo per contenere il contagio.
Quindi fa ancora più rabbia vedere che qui, al contrario, non si sta facendo praticamente ancora nulla.
Sì, hanno messo il gel per le mani alle casse del supermercato, con tutti i cartelli che dicono di stare ad almeno 1 metro di distanza.
Peccato che poi, quando ci siamo messi in fila in cassa stando a debita distanza, un signore ci abbia guardato e sorpassato per infilarsi tra noi e il cliente davanti...
Qualche cartello qua e là di locali e ristoranti che hanno deciso di chiudere temporaneamente c’è.
L’alcol e i disinfettanti sono quasi finiti ovunque.
Le mascherine però si trovano ancora.
10 mascherine a 1€ anche se sembrano essere fatte di carta, ma queste c’erano.
La farmacista, tra l’altro, alla domanda “come sta reagendo la gente? È preoccupata?” ci ha risposto: “Ma no, tanto dobbiamo morire tutti di qualcosa. Se sarà questo virus o altro nessuno può saperlo”.
Dopo questa osservazione, la nostra preoccupazione è salita ancora di più.
Noi abbiamo comunque deciso di fermarci e l’abbiamo fatto in un piccolo paesino al sud del Messico, a pochi km dal confine con il Belize.
A Bacalar non c’è molto, tranne una spettacolare laguna dall’acqua turchese.
Ed è l’unico luogo che in questo momento riesce a calmarci un po’ i pensieri.
Questo virus, comunque, sta cambiando ogni cosa. E lo sta facendo anche in quei Paesi, come il Messico, dove si cerca di nasconderlo “sotto il tappeto”.
Perché ci rendiamo conto che quello che sta cambiando è la mentalità delle persone.
Noi la quarantena italiana la stiamo vivendo a distanza ma ci sono alcuni segnali che arrivano forte e chiaro anche qui.
Lasciamo perdere la parte nera e negativa di tutta questa situazione assurda che speriamo passi in fretta.
Ci siamo accorti che molti dei comportamenti che noi usiamo da quando siamo in viaggio, sono diventati “normali” durante questo periodo di quarantena che normale non è.
Partiamo dal più semplice: le videochiamate.
Per noi, da più di due anni, sono l’unico modo per sentirci vicini alle persone che amiamo.
A volte il Wi-Fi non funziona bene. A volte l’audio è in ritardo. A volte il video è sgranato. A volte, proprio nel momento in cui inizi la videochiamata, passa un trattore, il vicino inizia a trapanare il muro, i cani si mettono ad abbaiare in coro e qualcuno si mette ad ascoltare una canzone di Eros Ramazzotti in spagnolo a tutto volume... Tutto questo in genere succede proprio nell’istante in cui tu hai finito la frase “Ciao mamma, come state tutti?”
Ma le videochiamate sono fondamentali quando si è lontani perché, a differenza delle semplici telefonate, puoi vedere in faccia la persona dall’altra parte e per quei minuti ti sembra quasi di essere lì con lei, nella sua casa. E se ti concentri bene, dopo un po’, ti sembra quasi di sentire anche il profumo del tè caldo che si sta bevendo.
Non sapete quante volte abbiamo pranzato con i nostri amici e le nostre famiglie da quando siamo viaggio. Appoggiavano il telefono e, tra un boccone e l’altro, chiacchieravano con noi come se fossimo lì, commensali alla stessa enorme tavola.
È lo stesso? Decisamente no. Ma vuoi mettere non dover lavare tutti quei piatti alla fine del pranzo?
Non è facile sentirsi vicini anche se fisicamente si è lontani.
Ma la tecnologia in questo aiuta molto. Pensate per un attimo se tutto questo fosse successo 15 anni fa quando non c’erano smartphone, videochiamate, Wi-Fi ovunque.
Avremmo tutti passato le giornate a giocare a Snake e a mandare sms e squillini.
La seconda cosa che ci siamo accorti che questa quarantena sta tirando fuori, è la passione per il cibo.
Stando a casa si è riscoperto quanto possa distrarre e dare gioia un piatto di pasta, una pizza fatta a mano, una torta di mele.
Noi, da quando siamo in viaggio, apprezziamo davvero il momento in cui si mangia.
Spesso, guardando le nostre storie su Instagram o i video su YouTube, le persone ci dicevano “ma state sempre mangiando? Fate vedere più il cibo dei paesaggi!”
È vero, in effetti.
E questo succede perché per noi il momento in cui addentiamo un panino, oppure ci mangiamo un piatto di noodles, o troviamo una pizza senza ketchup, o scopriamo una panetteria che fa dei biscotti burrosissimi... insomma quel momento lì, è talmente bello da diventare importantissimo, più di un monumento o di un’attrazione.
Piccole semplici cose che diventano importanti.
È questo che ci ha insegnato questo viaggio fin dal primo giorno. Ed è questo che questa quarantena sta insegnando a tutti. Perché davanti all’incertezza e alla lontananza, si sente la mancanza solo delle cose fondamentali: un abbraccio, un posto sicuro dove stare, la famiglia.
VIDEO
Un abbraccio forte a tutti e forza che passerà!
Angela&Paolo