Lecco perduta/206: il discorso italo-spagnolo di Re Resegone e lo zabaione

Marco Cariboni e Silvia Vitali (1999)
Il Coronavirus ha fatto "saltare" anche la settimana grassa del Carnevalone lecchese 2020: niente "discorso della corona" di Re Resegone, niente consegna delle chiavi della città da parte del sindaco Virginio Brivio.
Quest'ultimo momento è stato particolarmente singolare nell’edizione 1999, quando Marco Cariboni, nel ruolo di sovrano, improvvisò, tra la generale sorpresa, un discorso in lingua italo-iberica, con flessioni di latino maccheronico e di dialetto montanaro: un idioma, insomma, mai risuonato tra le mura del civico palazzo. Cariboni giustificò la sorpresa richiamando le ricerche storiche da lui sollecitate ad esperti locali, che avevano portato a ritrovare le radici del “regno” nell’antica fortezza con solidi bastioni ancora evidenti in largo Montenero e risalenti ai tempi della presenza spagnola nel lecchese.
Il clima spagnolo era completato dalla carrozza classica Vittoria, giunta da Introbio e condotta da un cultore del settore, il valsassinese Adriano Airoldi. Anche il ciambellano di corte aveva “richiami” iberici: era Carmelo Panzeri, che divideva il tempo libero dal lavoro di tipografo tra le escursioni in montagna, con le domeniche sulla neve, nella stagione invernale, e le pedalate estive di ciclo amatore. Il suo costume era “spagnolo” confezionato dall’equipe delle donne volontarie del quartiere San Giovanni, tra le quali spiccava, per entusiasmo ed esperienza, la veterana Guerrina Crotta, che era giunta alla bella età di 88 anni. Più che mai spagnola di “bellezza” era, poi, la regina Grigna, interpretata da Silvia Vitali, ingegnere di Valmadrera, partecipante alla finalissima di Miss Italia.
Cariboni richiamò nel suo discorso reale anche il “mercadero della Piccola” perché le storiche bancarelle di piazza XX Settembre stavano per lasciare la centenaria collocazione del mercato per trasferirsi nell’area dell’ex Piccola Velocità ferroviaria in via Ghislanzoni. Il re Marcos menzionò che nella tradizione lecchese del Carnevalone c’era anche un eccezionale zabaione preparato da Felice Casartelli, di Como, cuoco figlio d’arte, che sapeva amalgamare con mano leggera il contenuto dell’uovo con il marsala o il vino bianco. Era uno zabaione che re Resegone consigliava ai partecipanti del corteo mascherato di sabato pomeriggio con la lunga “cavalcata” di carri e gruppi nelle vie del centro cittadino.
Re Resegone sottolineò che la sfilata avrebbe coinvolto 1600 maschere di varie realtà, anche con i ticinesi del Luganega, di Lugano. L'allora sindaco di Lecco Lorenzo Bodega dichiarò, invece, che avrebbe preso buona nota dell’eccezionale zabaione, sicuramente sostanza di nutrimento nel faticoso incarico di governare la città spagnola di un tempo, ma oggi più che mai lecchese nei progetti, programmi e traguardi. C’è ancora la ricetta dello zabaione? Verrà riscoperta nella prossima campagna elettorale municipale? Ma soprattutto, potrebbe aiutare a superare l'emergenza sanitaria che ha provocato la sospensione del Carnevalone 2020?
A.B.
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