Tremenico: taglio del nastro per il museo ''Cantar di pietra'' con il progetto 'Vocate'

Inaugurato oggi 5 febbraio - nel giorno di sant’Agata, patrona del paese - il museo “Cantar di pietra” di Tremenico in Valvarrone. Si tratta di un intervento realizzato nell’ambito del progetto “Vocate” (“la voce della terra: canti e riti della tradizione”) che ha coinvolto Provincia di Lecco e Basso Mendrisiotto in Svizzera in un piano comune di recupero delle antiche tradizioni, da un lato perché non scompaiano e dall’altro perché diventino volano di un turismo culturale. Ed è proprio in questo movimento turistico che si vuole inserire la Valvarrone, un territorio affascinante ma che va spopolandosi.



Luca Buzzella, Giorgio Canepari e Irene Alfaroli

Il museo “Cantar di pietre” è allestito, a Tremenico, nella sede del vecchio municipio. E’ un museo multimediale dedicato soprattutto alle miniere di feldspato per decenni (e ancora oggi) fonte di duro lavoro dei valvarronesi dopo i secoli passati a lavorare la terra. Sono sostanzialmente tre le sale con pochi oggetti esposti: «Scelta precisa – ha spiegato Giorgio Pagani della società canturina Sfelab che ha curato l’allestimento - Puntiamo molto sull’aspetto esperienziale. Si porta a casa di più che leggendo semplici messaggi didascalici».



Da sinistra: Teresa Paolicchio e Veronica Pandiani

L’esperienza, dunque. Prima di entrare si indossa un caschetto corredato di luce frontale e cuffie auricolari. La voce di Pedro - «personaggio di fantasia ma non proprio…» - ci accompagna raccontando la storia della valle, la fatica del sopravvivere in montagna, la vita da contadini e poi quella da minatori. Percorso un buio “labirinto” iniziale, si arriva nella sala delle tradizioni, con i momenti importanti della vita comunitaria: dalla festa di sant’Agata all’antichissimo Carnevale (l’ultimo rimasto nella nostra provincia).

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Si cammina sulla ghiaia e guide illuminate a terra riproducono le rotaie dei trenini da miniera, seguendo le quali si arriva all’ultima sala dove appunto viene appunto raccontata la storia mineraria valvarronese per cavare il feldspato (materiale utilizzato per impastare la ceramica ma anche realizzare il cemento armato), il misero pranzo del minatore d’un tempo (una fetta di polenta, un pezzo di formaggio, qualche castagna, solo chi aveva le bestie poteva permettersi magari una fetta di lardo). Per finire con lo scoppio della mina. Le trombe che annunciano l’accensione della miccia e poi il boato.



L’inaugurazione è avvenuta al termine delle celebrazioni per sant’Agata: la processione fino alla chiesa parrocchiale, l’incendio del pallone e la celebrazione della messa. Poi, appuntamento all’ingresso del museo con gli interventi del sindaco Luca Buzzella, del presidente della Comunità montana valsassinese Fabio Canepari, della consigliere provinciale con delega a turismo e cultura Irene Alfaroli, della commissaria prefettizia di Sueglio Marcella Nicoletti e del responsabile dei volontari dell’Ecomuseo valvarronese Flavio Cipelli.



Per l’occasione è stata anche presentata la Mappa di Comunità, un pieghevole che raccoglie riti e luoghi della memoria di Tremenico. «Si tratta di un percorso di partecipazione della comunità alla conoscenza e soprattutto al racconto della propria storia. Una riconquista dell’affezione alla propria terra»: così hanno spiegato Veronica Pandiani e Teresa Paolicchio della cooperativa “Liberi sogni” di Calolziocorte che ha realizzato la mappa.



Dopo la benedizione del parroco don Andrea Molteni, il taglio del nastro.
Il museo sarà aperto da oggi 6 febbraio fino a domenica 9 tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17 a ingresso libero. Possono accedervi otto persone per volta. Successivamente il museo sarà aperto a richiesta (e-mail: info@ecomuseodellavalvarrone.it; telefono: 0341.875040) in orari e giorni da concordare.
Dario Cercek
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