In viaggio a tempo indeterminato/112: vivere alla velocità dell'ahorita

Il nostro viaggio l’abbiamo chiamato “a tempo indeterminato” proprio perché non volevamo darci una scadenza, un limite temporale.
Ci sembravano le parole giuste per descrivere qualcosa che sarebbe potuto durare mesi, forse anni o forse per sempre.
Poi siamo arrivati in Messico e ci siamo accorti che qui avevano una parola migliore per descrivere questa “incertezza temporale”.
La parola è corta, semplice e suona anche molto bene: AHORITA.
“Il bus parte ahorita”.
“Arrivo ahorita”.
“A che ora chiude il negozio? Ahorita!”


Ahorita, una delle poche parole che abbiamo mai sentito, che non significa nulla.
Perché quando un messicano la pronuncia si riferisce ad un lasso di tempo che va da adesso ai prossimi mille anni.
Qui la usano davvero tutti, spessissimo.
Simpatica vero?!?
Noooo.
Le prime volte che la sentivamo ci faceva innervosire.
Quando qualcuno diceva “ahorita”, io e Paolo ci guardavamo con lo sguardo perso di due che non sapevano se avrebbero fatto in tempo ad andare in bagno a fare pipì prima che il bus partisse.
Così cercavamo di capire meglio.
“Ahorita quando? Tra 5 minuti? Tra mezzora? Domani? Mai?”.
Ah, quanto sbagliavamo.
Dall’altra parte, però, ricevevamo come risposta solo grandi sorrisi e occhiolini d’intesa.
Perché se c’è una cosa che non si può dire dei messicani è che non sorridano sempre.
Certo, in questa situazione, quella calma e serenità forse un po’ di frustrazione la creava.
Anche perché, come ti abitui a non avere un’indicazione temporale precisa?
Noi poi che, prima di partire, sapevamo perfettamente quanti minuti avevamo a disposizione tra il suono della sveglia e il tempo limite per uscire di casa e non perdere il treno.
Noi che ancora oggi, arriviamo alla stazione degli autobus con almeno mezz’ora di anticipo perché non si sa mai.
Noi che stiamo a contare i giorni da quando abbiamo cambiato vita e ci siamo messi a viaggiare.
Che poi non siamo “maniaci del tempo”, o almeno prima del Messico non pensavamo di esserlo.


Insomma, questo “ahorita” all’inizio ci innervosiva parecchio.
Poi un giorno, abbiamo capito il vero senso di questa parola.
No, non abbiamo avuto una qualche illuminazione e no, non siamo nemmeno rimasti senza orologi o con telefoni completamente scarichi.
Eravamo seduti su una panchina, con vista su una delle cittadine più belle che abbiamo visto finora in Messico, Guanajato.
Acconto a noi, due signori con il sombrero bianco in testa.
Di quelli che sembrano usciti da un film, finché non arrivi in Messico e scopri che esistono veramente.
I due stavano chiacchierando del più e del meno, o almeno questo è quello che stavamo capendo noi che con lo spagnolo non siamo ancora ferratissimi.
Uno dei due ad un certo punto si alza e prima di andarsene dice “ci vediamo ahorita!”
Ci sembra il momento buono per chiedere finalmente cosa significa questa parola.
“Scusi signore, che vuol dire ahorita?”
Lui alza il sombrero, ci guarda e sorridendo ci risponde.
“Vuol dire che il tempo non possiamo controllarlo, non è in mano a noi.
Non sappiamo cosa può succedere tra adesso e ahorita, quindi è inutile programmare.
Alla fine nella vita non puoi mai sapere, puoi solo vivere il presente.
E poi così uno non è mai in ritardo.”


Ci mettiamo a ridere con lui.
Il suo ragionamento non fa una piega in effetti.
Il tempo è davvero la cosa più preziosa che abbiamo e lo è, proprio perché non sappiamo quanto ne abbiamo a disposizione.
I messicani questa cosa l’hanno capita perfettamente e così vivono una vita che va a una velocità diversa da quella a cui siamo abituati, alla velocità dell’ahorita.

Le nostre avventure continuano ogni settimana su LeccoOnline e ogni giorno sulle pagine Facebook e Instagram “Beyond The Trip”.
Angela&Paolo
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