In viaggio a tempo indeterminato/110: l'incontro con le balene

È quel momento lì, proprio quell'istante, che dà un senso a tutto il viaggio.
Quell'attimo in cui quasi trattieni il respiro per la gioia, in cui non capisci se stai sognando o se sta succedendo davvero.
Quei pochi minuti in cui è come se ti guardassi da fuori e l'unica cosa che ti viene da pensare è "sono davvero io a vivere tutto questo?!?"
Questo viaggio ce ne ha regalati tanti di momenti che tolgono il fiato e di ricordi indelebili... l'ultimo è stato qui, in Messico, quando abbiamo incontrato le balene.

VIDEO


Siamo partiti dal nostro ostello alle 7 con il cielo ancora buio.
Meno di un'ora e stavamo salpando, su una barca azzurra e con la musica reggae in sottofondo.
I primi deboli raggi del sole iniziavano a spuntare tra le nuvole.
Il mare, un'immensa distesa blu notte, faceva dondolare la barca a destra e sinistra.
I pellicani intorno a noi si lanciavano nell'acqua a caccia di pesci.
Tutto perfetto, magari lasciando perdere la musica reggae.
Seduti sui cuscini bianchi, scrutavamo l'orizzonte, in attesa che succedesse qualcosa.
Quando fai un tour per vedere degli animali selvaggi nel loro habitat naturale, lo sai che c'è la possibilità che si riveli un viaggio a vuoto.
A Sumatra, quando a piedi ci eravamo avventurati nella giungla, la nostra guida ci aveva avvertito che avremmo anche potuto non incontrarli gli orango tango.
E invece, la fortuna o il caso o la frutta che "Snake man" portava nel suo zaino, hanno fatto sì che quel trekking si trasformasse in uno degli incontri più belli della nostra vita.
Su quella barca dondolante, davanti alla baia di Puerto Vallarta, avevamo la stessa speranza.
Certo i fischi e i richiami di Snake Man questa volta non ci sarebbero stati, ma speravamo che per qualche strano motivo alle balene piacesse Bob Marley.

Ma passavano i minuti e le ore e niente, delle balene neanche l'ombra.
Poi ad un tratto il capitano urla "Ballenas a las tres" (balene a ore tre).
La musica si spegne.
Il motore si spegne.
La barca dondola.
Ci giriamo tutti in quella direzione con lo sguardo fisso sul mare.
Solo gabbiani, onde e nient'altro.
Poi ad un tratto un rumore.
Non faccio nemmeno in tempo a dire ooh che un gigantesco spruzzo appare dall'acqua.

Quelle sagome nere sono le balene "acrobate", le chiamano così perché si divertono a saltare fuori dall'acqua.
Sono lunghe tra i 14 e i 16 metri e sono arrivate fino in Messico dal Canada.
Vengono in questa baia da Dicembre a Marzo, perché è un posto sicuro dove dare alla luce i propri cuccioli, al riparo da predatori come orche e squali.
Le guardo nuotare e sembrano così eleganti e sinuose.
Pochi istanti e con un colpo di coda spariscono.
Rimaniamo tutti fermi ad aspettare, in attesa che succeda ancora, che quell'incontro fugace possa ripetersi.
Ma niente.
Passa mezz'ora e le balene sembrano essere sparite.
Il capitano rimette in moto e ripartiamo verso il mare aperto.
"Vabbè dai, è durato poco ma almeno le abbiamo viste!"
Iniziamo a consolarci così, mentre il tempo passa e delle balene non c'è più nemmeno l'ombra.
Nel frattempo sulla barca riparte la musica reggae, che il capitano la usi davvero come richiamo?
Probabilmente sì, perché alle parole "Rastafarian army" sentiamo un tonfo fortissimo che fa oscillare la barca.
Ci giriamo e...

Un salto e poi un altro.
Vediamo la pinna nera e la pancia a righe. Sbucano fuori dall'acqua, imponenti, maestose ma allo stesso tempo eleganti nonostante la stazza.
Proprio come quelle che guardavamo nei documentari, ma questa volta siamo lì a pochi metri da quella meraviglia.
Possiamo persino sentire gli spruzzi d'acqua sul viso.
In quell'istante il tempo si ferma.
I pensieri si fermano.
La barca sembra non dondolare più e l'unica cosa che riesco a pensare è "No, non posso crederci! Sono davvero io a vivere tutto questo?"

Angela e Paolo
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