Lecco perduta/196: la lapide del Cantarelli e l’Azzeccagarbugli


La foto pubblicata è del Giugno 1997, scattata presso la rotonda di Via XI Febbraio con Via Cantarelli, dove si possono notare le imponenti trasformazioni edilizie della vasta zona occupata dall’Acciaieria e Ferriera del Caleotto, risalente ai primi anni del Novecento. La località “ai Cantarelli” è stata, probabilmente, zona di Lazzaretto durante la terribile peste “manzoniana” e, successivamente, luogo di sepoltura. Si deve, però, dire, per rispetto di cronaca, che scavi effettuati nel 1920 per lavori lungo Via Cantarelli non portarono al ritrovamento di sepolture. Queste ultime, forse, avvennero in un tratto inferiore, vicino alla storica Ca’ Alta di Via Balicco, sul bordo del perimetro della Ferriera del Caleotto, demolita nel 1990/’91. La Ca’ Alta, come ricorda anche Arnaldo Ruggiero, era indicata nella tradizione manzoniana come la residenza dell’avvocato Azzeccagarbugli. Il suo studio professionale sarebbe stato, invece, all’interno del borgo murato, con apertura sulla Piazzetta del Pozzo, vale a dire sul retro del locale trasformato in bar pasticceria da Giandomenico Frigerio e che era stato in precedenza il Ristorante Mercato, con aperture sui portici vecchi di Piazza XX Settembre. A proposito di Ristorante Mercato, che viene indicato in una pubblicità del 1923 come dotato di alloggio, lo stesso inserto sottolinea che il locale era denominato in precedenza “Codognino, di proprietà di Giuseppe Cogliati”. Frigerio, quando era al bar pasticceria di Piazza XX Settembre, si è chiesto più volte se lo studio professionale dell’Azzeccagarbugli fosse all’interno del borgo murato, come sicuramente è stata tutta la zona di Via del Pozzo, fonte d’acqua, quest’ultima, indispensabile per la resistenza in caso di assedio. Nel 1970, quando la zona “dei Cantarelli” ebbe le prime notevoli variazioni urbanistiche, con la costruzione nell’area ex-Bonaiti del nuovo complesso magistrale “Giovanni Bertacchi”, la benemerita guida manzoniana Ines Pozzi Riva chiese, con pubblico intervento, il mantenimento del cippo a memoria del tumulo dei Cantarelli. Cippo o lapide, che dir si voglia, erano collocati nel tratto di Via Balicco antistante la Ca’ Alta. Gli interventi radicali di cambiamento lungo il territorio hanno portato, come già detto, ad una trasformazione della zona, che era largamente campestre. Purtroppo, il suggerimento di Ines Pozzi Riva, guida manzoniana della prima generazione, deceduta nel 1990, non ha trovato pratica realizzazione. Questo fa sì che oggi dei richiami manzoniani del tumulo dell’Azzeccagarbugli ai Cantarelli non vi sia più traccia. Infatti, l’Azzeccagarbugli, colpito dalla terribile peste, sarebbe stato sepolto non lontano dall’abitazione. Sarebbe, quindi, opportuno ricollocare all’interno della rotonda una piccola lapide o stele che rammenti la pagina manzoniana dei Cantarelli, la cui denominazione rimane nel tratto di via che costeggia il lato Sud dello stadio. Il campo di calcio, inaugurato nel 1922 su terreni della famiglia Ceppi, prese la denominazione Cantarelli proprio in riferimento a quanto prima ricordato; rimarrà, però, solo sino al 1950, quando, un anno dopo la terribile tragedia aerea del grande Torino a Superga, il campo venne dedicato a Mario Rigamonti, giocatore della compagine granata pluriscudettata. La denominazione si deve alla presenza nel Lecco, durante il periodo bellico 1945, del forte difensore Mario Rigamonti, bresciano, al quale è dedicato anche lo stadio della sua città natale.
A.B.
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