In viaggio a tempo indeterminato/88: 5 cose curiose a Taiwan
Siamo a Taiwan da ormai quasi un mese e ci sono molti aspetti di questo Paese che ancora non conosciamo.
Altri invece non abbiamo potuto fare a meno di notarli per la loro particolarità e stranezza.
Ecco le 5 cose più strane che ci hanno colpito di questa piccola grande isola.
1. Come si chiama realmente?
Questo Paese ha 3 nomi diversi e tutti e tre validi.
Quello ufficiale è Republic of China, da non confondere con People’s Republic of China (PRC) che invece è la Cina.
Il nome più antico, invece, è Formosa e risale al 1542 quando dei marinai portoghesi, avvistando un’isola incontaminata, la annotarono sulle loro mappe come “Ilha Formosa” (l’isola stupenda).
Nel diciassettesimo secolo, la Compagnia Olandese delle Indie orientali, stabilì una sua base in un luogo chiamato Fort Zilandia, su un tratto sabbioso dell’isola denominato "Tayouan", per le tribù che abitavano quella zona. Da questo deriva l’attuale nome del Paese, quello più utilizzato: Taiwan.
Dato che Formosa in italiano significa altro e che Republic of China non sembra piacere molto ai taiwanesi, vista la presenza ingombrante della Cina, noi la chiamiamo semplicemente Taiwan ma abbiamo imparato a pronunciare la parola con l’accento giusto (forse) e la a allungata che suona un po’ cinese: taìwaaaan.2. Non solo l’isola ha tanti nomi, anche le persone che ci abitano.
Quasi tutti i taiwanesi, infatti, hanno sia un nome cinese che uno inglese e la cosa strana è che non c’entrano niente l’uno con l’altro. Il nome inglese non è un tentativo di tradurre il proprio nome altrimenti impronunciabile per chi non parla il mandarino, è proprio un nome diverso.
Così quando abbiamo chiesto a un ragazzo che lavorava all’ostello con noi, perché il suo nome inglese fosse Russel, la sua risposta è stata: “perché a mia mamma piaceva l’attore Russel Crowe.”
3. E ora una delle scoperte che più ci hanno scioccato perché ha spezzato i nostri sogni di bambini mai cresciuti. Eravamo appena arrivati a Taiwan ed era pomeriggio. Le finestre della stanza erano semi aperte. Ad un tratto sentiamo una musichetta simpatica provenire dalla strada. “Ti va un gelato?”chiedo a Paolo, convinta di trovare un carretto che li vende in strada. Prendo i soldi, mi infilo le infradito, scendo i cinque piani di scale dell’ostello, esco in strada e... e faccio una triste scoperta.
A Taiwan non è il gelataio a suonare quella musichetta ma il camion dell’immondizia!
Serve per avvertire del suo passaggio.
Appena sentono quella musica, infatti, i taiwanesi abbandonano quello che stanno facendo, raccolgono i sacchi che hanno in casa e si precipitano per strada per lanciare l’immondizia direttamente sul camion che non si ferma mai, ma continua a procedere lentamente.
Abbiamo visto gente prepararsi come fosse a una maratona in attesa del camion.
Abbiamo sentito persone urlare in allarme “muoviamoci arriva il camion” (o almeno questo è quello che abbiamo intuito noi dal loro cinese).
Altri che, siccome non erano pronti quando hanno sentito quella musichetta infernale, si sono ritrovati a inseguire il camion in motorino per le vie della città pur di sbarazzarsi del sacco dell’indifferenziata. Insomma, basta stare un paio di giorni a Taiwan per iniziare ad odiarla profondamente quella musichetta da camion dei gelati.4. Nonostante i taiwanesi siano un popolo molto istruito e con un’educazione molto alta, le superstizioni influenzano moltissimo la loro vita.
Tra le più strane che ci sono capitate di notare c’è sicuramente l’ascensore senza il quarto piano perché il numero 4 è un numero sfortunato, un po’ come il 17 per noi.
Altra cosa curiosa sono i vestiti. Il bianco si indossa ai funerali e per questo ai matrimoni le spose hanno vestiti rossi. Il rosso, infatti, è il colore della prosperità ed è ben augurante.
Ma attenzione, perché se si scrive il nome di una persona con una penna rossa a questa potrebbero accadere delle disgrazie.
E non c’è tregua neanche mentre si mangia. Se, infatti, si infilano le bacchette (la forchetta taiwanese) nella ciotola di riso facendole stare in posizione verticale, queste ricorderanno i bastoncini di incenso che si offrono ai morti, quindi non solo male auguranti ma anche un gesto di mancanza di rispetto! E noi che eravamo rimasti al versare il sale...
5. Chiudiamo questo breve elenco con un oggetto che a Taiwan è indispensabile sempre, in qualunque situazione è con qualunque clima: l’ombrello! Sì, ovvio, l’ombrello è importante quando piove, ma su questa isola lo è ancora di più quando c’è il sole. Le donne a Taiwan non apprezzano particolarmente la tintarella, anzi, sembrano essere terrorizzate dall’idea di abbronzarsi.
E così i negozi sono pieni di prodotti sbiancanti, non solo creme corpo e spray, ma anche saponi e persino deodoranti per rendere la pelle più chiara.
Ecco quindi che, insieme al cappello, gli occhiali da sole e le maniche lunghe, anche l’ombrello diventa un utile alleato quando si passeggia al mare o in città. Dobbiamo dire che all’inizio ci faceva un po’ ridere vedere tutti quegli ombrelli aperti anche con 30 gradi e un cielo limpido.
Poi un giorno abbiamo provato anche noi e niente, abbiamo cambiato in un attimo tutte le nostre convinzioni. Visitare una città con l’ombrello ti permette di avere l’ombra sempre con te! Un mini ombrellone da passeggio a cui non riusciamo più a rinunciare, dei prodotti sbiancanti, invece, facciamo ancora volentieri a meno!
Le nostre avventure continuano ogni giorno sulla pagina Facebook- Beyond The Trip , su Instagram e ogni settimana qui su LeccoOnline
Altri invece non abbiamo potuto fare a meno di notarli per la loro particolarità e stranezza.
Ecco le 5 cose più strane che ci hanno colpito di questa piccola grande isola.
1. Come si chiama realmente?
Questo Paese ha 3 nomi diversi e tutti e tre validi.
Quello ufficiale è Republic of China, da non confondere con People’s Republic of China (PRC) che invece è la Cina.
Il nome più antico, invece, è Formosa e risale al 1542 quando dei marinai portoghesi, avvistando un’isola incontaminata, la annotarono sulle loro mappe come “Ilha Formosa” (l’isola stupenda).
Nel diciassettesimo secolo, la Compagnia Olandese delle Indie orientali, stabilì una sua base in un luogo chiamato Fort Zilandia, su un tratto sabbioso dell’isola denominato "Tayouan", per le tribù che abitavano quella zona. Da questo deriva l’attuale nome del Paese, quello più utilizzato: Taiwan.
Dato che Formosa in italiano significa altro e che Republic of China non sembra piacere molto ai taiwanesi, vista la presenza ingombrante della Cina, noi la chiamiamo semplicemente Taiwan ma abbiamo imparato a pronunciare la parola con l’accento giusto (forse) e la a allungata che suona un po’ cinese: taìwaaaan.2. Non solo l’isola ha tanti nomi, anche le persone che ci abitano.
Quasi tutti i taiwanesi, infatti, hanno sia un nome cinese che uno inglese e la cosa strana è che non c’entrano niente l’uno con l’altro. Il nome inglese non è un tentativo di tradurre il proprio nome altrimenti impronunciabile per chi non parla il mandarino, è proprio un nome diverso.
Così quando abbiamo chiesto a un ragazzo che lavorava all’ostello con noi, perché il suo nome inglese fosse Russel, la sua risposta è stata: “perché a mia mamma piaceva l’attore Russel Crowe.”
3. E ora una delle scoperte che più ci hanno scioccato perché ha spezzato i nostri sogni di bambini mai cresciuti. Eravamo appena arrivati a Taiwan ed era pomeriggio. Le finestre della stanza erano semi aperte. Ad un tratto sentiamo una musichetta simpatica provenire dalla strada. “Ti va un gelato?”chiedo a Paolo, convinta di trovare un carretto che li vende in strada. Prendo i soldi, mi infilo le infradito, scendo i cinque piani di scale dell’ostello, esco in strada e... e faccio una triste scoperta.
A Taiwan non è il gelataio a suonare quella musichetta ma il camion dell’immondizia!
Serve per avvertire del suo passaggio.
Appena sentono quella musica, infatti, i taiwanesi abbandonano quello che stanno facendo, raccolgono i sacchi che hanno in casa e si precipitano per strada per lanciare l’immondizia direttamente sul camion che non si ferma mai, ma continua a procedere lentamente.
Abbiamo visto gente prepararsi come fosse a una maratona in attesa del camion.
Abbiamo sentito persone urlare in allarme “muoviamoci arriva il camion” (o almeno questo è quello che abbiamo intuito noi dal loro cinese).
Altri che, siccome non erano pronti quando hanno sentito quella musichetta infernale, si sono ritrovati a inseguire il camion in motorino per le vie della città pur di sbarazzarsi del sacco dell’indifferenziata. Insomma, basta stare un paio di giorni a Taiwan per iniziare ad odiarla profondamente quella musichetta da camion dei gelati.4. Nonostante i taiwanesi siano un popolo molto istruito e con un’educazione molto alta, le superstizioni influenzano moltissimo la loro vita.
Tra le più strane che ci sono capitate di notare c’è sicuramente l’ascensore senza il quarto piano perché il numero 4 è un numero sfortunato, un po’ come il 17 per noi.
Altra cosa curiosa sono i vestiti. Il bianco si indossa ai funerali e per questo ai matrimoni le spose hanno vestiti rossi. Il rosso, infatti, è il colore della prosperità ed è ben augurante.
Ma attenzione, perché se si scrive il nome di una persona con una penna rossa a questa potrebbero accadere delle disgrazie.
E non c’è tregua neanche mentre si mangia. Se, infatti, si infilano le bacchette (la forchetta taiwanese) nella ciotola di riso facendole stare in posizione verticale, queste ricorderanno i bastoncini di incenso che si offrono ai morti, quindi non solo male auguranti ma anche un gesto di mancanza di rispetto! E noi che eravamo rimasti al versare il sale...
5. Chiudiamo questo breve elenco con un oggetto che a Taiwan è indispensabile sempre, in qualunque situazione è con qualunque clima: l’ombrello! Sì, ovvio, l’ombrello è importante quando piove, ma su questa isola lo è ancora di più quando c’è il sole. Le donne a Taiwan non apprezzano particolarmente la tintarella, anzi, sembrano essere terrorizzate dall’idea di abbronzarsi.
E così i negozi sono pieni di prodotti sbiancanti, non solo creme corpo e spray, ma anche saponi e persino deodoranti per rendere la pelle più chiara.
Ecco quindi che, insieme al cappello, gli occhiali da sole e le maniche lunghe, anche l’ombrello diventa un utile alleato quando si passeggia al mare o in città. Dobbiamo dire che all’inizio ci faceva un po’ ridere vedere tutti quegli ombrelli aperti anche con 30 gradi e un cielo limpido.
Poi un giorno abbiamo provato anche noi e niente, abbiamo cambiato in un attimo tutte le nostre convinzioni. Visitare una città con l’ombrello ti permette di avere l’ombra sempre con te! Un mini ombrellone da passeggio a cui non riusciamo più a rinunciare, dei prodotti sbiancanti, invece, facciamo ancora volentieri a meno!
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Angela e Paolo