16 settembre 2019. Entro questa data terreni e strutture di pertinenza dell'Azienda Agricola La Besonda di Cremeno dovranno essere messi nella piena disponibilità della società che li ha acquistati all'asta. Dopo aver già concesso due proroghe, l'ufficiale giudiziario quest'oggi è tornato infatti in località Soragna, accompagnato dal dr. Massimo Zucchi (delegato delle Procura) e dai Carabinieri, con l'intenzione di procedere allo sgombero coatto dell'area, "mollando la presa" solo in considerazione del meteo decisamente avverso nonché della presenza nell'abitazione da liberare di una donna anziana, per la quale si sarebbe dovuto preventivamente prevedere l'intervento di una ambulanza. Oltre ad alcuni terreni al signor Sergio Maurizio Garbagnati, l'avente diritto, è stata comunque già trasferita la piena proprietà di parte della stalla, all'interno della quale ancora sono presenti 37 delle 110 mucche ricondotte - durante l'accesso delle forze dell'ordine nel febbraio del 2017 - ai fratelli Franco e Giuseppe Frigerio, che, nonostante il fallimento dell'Azienda e la messa in vendita dell'intero compendio, hanno sempre continuato a lavorare e vivere alla Besonda.

Immagini scattate durante l'accesso della Guardia di Finanza nel 2017, per il sequestro del compendio

Lo sfratto a carico loro e dell'anziana madre, si innesta su due distinti filoni giudiziari. Da una parte la causa civile intentata da Garbagnati, chiusasi con l'ordinanza di messa in proprietà all'imprenditore di quanto a lui spettante, con restituzione immediata dei beni, a firma del giudice Stefano Boerci. Dall'altra la sentenza del collega Enrico Manzi che ha trattato invece il fascicolo penale originato dall'attività investigativa condotta tra il 2016 e l'inizio del 2017 dall'allora Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Lecco guidato da t.colonnello Mario Leone Piccinni che aveva portato all'accertamento di una serie di reati di natura ambientale legati alle modalità di smaltimento degli scarti organici nonché alla presenza, nei terreni dell'Azienda, di materiale potenzialmente inquinante e di lastre di eternit. All'esito del processo, lo scorso aprile, i fratelli Frigerio sono stati condannati ad un anno e sei mesi (pena sospesa e non menzione), venendo assolti invece in relazione alla supposta tenuta non propriamente idonea del bestiame. Sollevati poi da ogni addebito la madre dei due uomini e lo stesso Garbagnati, anch'egli finito a giudizio con la sua società al contempo costituita parte civile contro gli occupanti della Besonda che, quale pena accessoria, dovranno provvedere al suo risarcimento nonché appunto alla cessione di casa, stalle e terreni, fino ad oggi rimasti in sequestro, oltre alla bonifica dell'intero complesso.