Lecco perduta/174: il Gerenzone è stato il paradiso delle trote

Il Gerenzone in località Campovai di Laorca
Gerenzone pescoso … non sembrerebbe, ma è così. Almeno tale era il corso d’acqua quando si organizzavano le gare di pesca in occasione della festa compatronale di Laorca, nella settimana della terza domenica di Luglio. Ottanta erano i pescatori che solitamente si allungavano sulla riva del Gerenzone, da Campovai al ponte di Malavedo. L’organizzatore era Walter Pellegatta, coadiuvato dal gruppo di appassionati di pesca sportiva che si trovava al Bar Bellavista, in quartiere Laorca, lungo Corso Monte Ortigara. Il bar era familiarmente chiamato “del Due e Venti”, dal prezzo di un popolare “calice” in uso nelle ristrettezze del tempo bellico. Il bar era anche denominato “della Luciana”, che era la proprietaria; ha chiuso ormai da vent’anni. Si trovava in un segmento della vecchia Laorca animato dalla presenza della merceria edicola della Bianca, dal nome della titolare, e dal coiffeur Ivan Piazza, Penna Nera dell’ANA e del Coro Grigna, poeta dialettale con i crapuni della sua Laorca. Sono tutte attività non più presenti nella zona.
    Nel sabato di vigilia della gara di pesca sportiva venivano gettati nelle acque del Gerenzone due quintali di trote, pari a circa ottocento esemplari. Così il fiume dei magli, delle fucine, delle mura annerite dal lavoro del ferro diveniva un “paradiso” di pescatori di trote. Il “Due e Venti” aveva un saloncino con vetrata panoramica sulla vallata del Gerenzone, in un tratto fra i più profondi rispetto alla strada che sale lungo il pendio del monte, in particolare lungo Corso Monte San Gabriele. Il “Due e Venti” era un’ottima posizione per osservare la minuscola contrada sul greto del fiume detta “Svizzera”, perché uno di Laorca, andato a lavorare all’inizio del Novecento nei cantoni elvetici, aveva sposato una ragazza del luogo, venendo, poi, ad abitare nella vallata. E, allora, si diceva: “Andiamo dalla Svizzera”, alludendo alle casette sul fondovalle. Sono ricordi che Franca Meles, residente alla Svizzera, rammenta alle “ragazze” colleghe della ginnastica dolce per seniores durante i convivi che talvolta punteggiano i bisettimanali appuntamenti di educazione fisica presso il salone dell’Oratorio “San Giuseppe”.
    La Svizzera doveva essere la stazione ferroviaria di Laorca nel progetto di strada ferrata diretta in Valsassina, sino a Taceno, in un progetto di inizio Novecento. Negli anni Sessanta dello stesso secolo, quando si parlò di un monumento al tirabagia, dedicato ai lavoratori instancabili delle fucine lungo il Gerenzone, si progettò di collocarlo nei pressi della Svizzera, nell’area verde di un parco che si sarebbe spalancato sotto la Selva Grande. Tutti i progetti rimasti incompiuti, ma che la “nicchia” sul fiume della Svizzera tramanda nelle sue memorie come la gara della pesca alle trote a metà Luglio per la festa compatronale di Laorca.
A.B.
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