Galbiate: 30 congressisti internazionali alla scoperta dei luoghi simbolo del Monte Barro

Grande successo per l’appendice galbiatese del "IALE World Congress" che, giunto alla decima edizione, ha visto una trentina di partecipanti provenienti da tutto il mondo lanciarsi in una visita-escursione tra le bellezze naturali del Parco Monte Barro. “Sono arrivati veramente entusiasti di vedere quante cose ci siano nel Parco e quante attività si facciano” ha commentato il Presidente dell’Ente Federico Bonifacio, soddisfatto del ricco itinerario pensato per gli ospiti d’eccezione.

Prima tappa galbiatese del tour internazionale, inserito nell'appuntamento dell'International Association for Landscape Ecology ospitato dall'Università Bicocca, è stata l'area dei Piani di Barra, abbracciata da un fitto bosco di faggi in cui è possibile passeggiare attorno al nucleo fortificato Gotico che conserva le rovine degli antichi edifici scavati dagli archeologi. Il fulcro dell'abitato fondato dai Romani nel V secolo e successivamente conquistato dai Goti fu scoperto ai Piani di Barra ad un'altitudine di 600 metri, sulle pendici occidentali del Monte Barro: gli scavi archeologici condotti in questa zona tra il 1984 e il 1997 hanno così portato alla scoperta di ben undici edifici che ospitavano una guarnigione di soldati e le loro famiglie, mentre per altre rovine rinvenute dagli archeologi gli scavi non sono ancora iniziati.

L'area archeologica

Seguendo il percorso circolare attraverso campi e boschi, i visitatori hanno così potuto immergersi nell'atmosfera antica di 1500 anni fa, facendosi aiutare dai pannelli con descrizioni e dai disegni raffiguranti le abitudini e la vita quotidiana dei loro antichi abitanti. Una delle costruzioni più importanti raccontate dagli operatori del Parco è stato, infatti, il cosiddetto Grande Edificio, posto al centro del villaggio dove si trovava il capo militare della guarnigione o il governatore. Molti dei reperti preziosi rinvenuti all'interno del sito di scavo - tra cui una corona pendente, capolavoro unico noto come Corona Pensile del Monte Barro - sono tutt’ora esposti in una collezione nel museo archeologico.

Il Roccolo di Costa Perla

Altrettanto entusiasmante e ricco di scoperte è stato poi il Roccolo di Costa Perla, in origine luogo di caccia e successivamente acquistato nel 1988 e trasformato dal Parco Regionale del Monte Barro in un avamposto scientifico ornitologico per registrare le rotte migratorie degli uccelli, utilizzando il cosiddetto “bird-ringing”.
Come spiegato ai congressisti, la caccia e la cattura di uccelli erano molto importanti in passato, quando gli animali selvatici erano la principale fonte di carne, tanto che bovini e ovini venivano allevati quasi esclusivamente come fonte di latte, lana, uova e letame. A costruire e gestire i Roccoli o le Bresciane - complesse strutture artificiali composte da alberi e prati artificialmente posizionati e modellati, nonché potati, tagliati e ripuliti costantemente – erano invece generalmente i ricchi proprietari e le comunità religiose, come quelle dei monasteri. In particolare, tale Roccolo era situato su una collina o lungo le rotte migratorie degli uccelli per massimizzare il pescato: ogni anno, da agosto a dicembre, le reti si mimetizzavano all'interno della vegetazione lungo la traiettoria di volo, i volatili bersaglio cadevano “in trappola” attirati dal canto di uccelli esotici tenuti in gabbia e la disposizione degli alberi da frutto e dei cespugli di bacche incanalava le prede verso le reti.
I dettagli di questa tecnica di “trapping” quasi dimenticata sono ancora oggi raccontati nell'edificio annesso al Roccolo, nonché su una serie di cartelli nel Roccolo stesso.

Prati magri

Dopo il breve itinerario tra i cosiddetti "prati magri" caratterizzati dal colore giallastro e dalla presenza di un suolo poggiante direttamente sulla roccia calcarea, e il passaggio oltre i cancelli del Centro Flora Autoctona (stazione sperimentale regionale che promuove la conservazione e la disponibilità di piante autoctone originarie della Lombardia e delle regioni circostanti) che ha esposto i propri progetti di ri-vegetazione, arricchimento, ingegneria ambientale e conservazione ex situ, per gli ospiti internazionali dell’Ente Parco è così arrivato il momento di visitare i siti minerari del Monte Barro.

Il recupero della cava Valle Oscura

Nello specifico, i più antichi sono rappresentati dalle cave di argilla al di sopra del lago di Garlate, seguite poi da alcune cave di ghiaia e di calcare, più grandi e collocate sui fianchi occidentali. In tempi recenti, le tecniche di estrazione e recupero minerario sono fortemente cambiati, incentrandosi su una maggiore attenzione all'aspetto finale del paesaggio e alla qualità ecologica dell'ambiente ricostruito: nel corso degli anni, i tratti superiori della montagna sono stati gradualmente recuperati e oggi possono essere considerati completamente integrati con la vegetazione circostante.
A concludere, una “toccata e fuga” alla suggestiva Villa Bertarelli ed il pranzo in condivisione presso il ristorante dell’Eremo, come unico momento di “riposo” e di scambio di idee tra persone che – lingua diversa a parte – condividono la stessa passione per il “pollice verde”.
F.A.
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